Il sogno di 50 anni rapito in una notte Tutta l’amarezza di Mauro e della famiglia Biasuzzi per la vicenda Equinox Bl: annunciato un progressivo disimpegno
MARCO TRENTINI La voce dell’ingegnere arriva chiara e forte. Poco più di ventiquattro ore dopo il rapimento di Equinox Bi Mauro Biasuzzi è negli Stati Uniti e da lì segue costantemente tutta la vicenda del rapimento del suo campione. Ma non solo, «Non ci sono novità. Purtroppo. Noi e gli inquirenti siamo convinti che si sia trattato di un furto su commissione, oltretutto probabilmente progettato da qualcuno dell’ambiente. Sono troppi gli indizi in questo senso e su questa linea si stanno sviluppando le indagini. Ma naturalmente, vista la situazione, non posso entrare nei dettagli. Sono negli Stati Uniti per parlare anche con i soci americani e sciogliere il contratto, ma anche per approfondire maggiormente l’aspetto organizzativo della parte americana della scuderia, Che a breve sarà la più importante. Parole ragionate, che non a caso arrivano dopo un giorno dal rapimento. Biasuzzi attacca duro e punta l’indice su sistema Italia. Su un’ippica che è sempre più lontana dal suo modo di pensare e di agire. «Tanto ormai cosa possono farmi di più. Mi hanno portato via il cavallo, il sogno di una vita. Allora non ho più niente da perdere e ancora meno da spartire con il trotto italiano e con un ambente che continua a far di tutto per portarci a dire basta. Mancava solo il rapimento di Equinox, un atto clamoroso che non è altro che la punta dell'iceberg, perché in realtà quello che succede sott’acqua lo conosciamo tutti, anche se nessuno ha il coraggio di parlarne e soprattutto di combatterlo. Sopraffatti dalla paura, dalla convinzione che nulla comunque può cambare». Fine di un amore, di una passione, di un legame che ha caratterizzato almeno tutto l’ultimo mezzo secolo di storia dal trotto. Biasuzzi, spinto da quanto è accaduto, sceglie di dire basta. «Il settore ha voluto questo. Lo ha fatto cominciando tanti anni fa ad aprire le porte a tutti, decidendo che contano solo i numeri. La parabola discendente è cominciata quando qualcuno si era inventato il contributo a prodotto nato, primo atto di una serie di decisioni assistenzlalistiche che hanno portato personaggi deleteri ad entrare nel nostro sport. Si è proseguito poi su quella strada, garantendo tutto a tutti, abbassando sempre più il livello globale, tanto che oggi questi personaggi che un tempo erano ai margini dell'ippica, ne sono diventati quasi padroni. O almeno vorrebbero esserlo. Parlo apertamente di persone colluse con ambienti discutibili, che oggi pretendono di dettare legge e che il settore operi secondo le loro regole. Un tempo la situazione era diversa, c’erano i grossi gruppi e i piccoli appassioriati. Ora non è più così, perché i piccoli appassionati, che sono la spina dorsale di un settore come il nostro, sono stati spazzati via da queste nuove realtà». Biasuzzi picchia duro. Le parole sono quelle dell’uomo distrutto dal rapimento di Equinox, ma anche quelle di un proprietario storico che ha vissuto e vive quotidianamente quello che accade nel nostro trotto. «Che poi è esattamente lo specchio di quanto accade in italia. Per tutelare poche mele marce si rischia di mandare tutto a rotoli. Così sta accadendo e la situazione all’interno del trotto italiano ne è lo specchio. Ho guardato con disgusto a quanto accade all’interno degli allevatori, alle polemiche strumentali usate solo per meschini giochi di potere, per ritrovare una poltrona. E il bello è che ancora oggi ci sono ben in vista gli stessi che hanno provocato il disastro, che hanno portato il trotto a un degrado tale da rendere pericoloso farvi parte. Per fortuna fino a oggi non avevo mai subìto minacce o tentativi di estorsione e dico per fortuna, per chi non crediate che non accada. Voglio prendermi tutta la responsabilità di denunciare apertamente quella che è la situazione attuale. Lo voglio fare perché, ripeto, dopo Equinox nell’ippica non ho più nulla altro da perdere. Perché magari potrà servire a chi rimarrà nel settore». In che senso a chi rimarrà? Vuoi dire che Biasuzzi lascia il trotto? «intanto Equinox, comunque vada, non rimarrà mai più in Italia. E così tutta la parte migliore del nostro materiale. Ora in America abbiamo dieci fattrici e probabilmente se ne aggiungeranno altre, ma forse apriremo altre filiali all’estero dove trasferire i cavalli. Quest’anno, già delusi dell’andamento del trotto italiano, avevamo comprato molto meno alle aste ltaliane e di più all’estero, adesso inizia ufficialmente il disimpegno. Ridurremo il materiale e rimarranno solo, forse, una trentina di fattrici per dare un senso alle strutture che abbiamo. Con il preciso intento di produrre in Italia magari per gli acquirenti esteri. Il resto va venduto o trasferito. Non bastava quello che succede in corsa, non basta una giustizia sportiva agghiacciante, una distribuzione a pioggia di risorse che sembra fatta apposta per stimolare tutto il male possibile. Ora se dobbiamo avere anche la malavita in casa è meglio rinunciare. Ma, ripeto, questo è quello che evidentemente vuole il settore...» La botta è violenta, terribile. E Mauro vuole andare avanti. «La settimana scorsa ero a un concorso ippico nel quale erano fra i partecipanti i miei nipoti. Si svolgeva in un maneggio fuori Treviso e oltre a trecento partecipanti c’erano più di mille spettatori. Molti più di quelli che vediamo negli ippodromi. Si trattava di gente che compra cavalli per passione, che li considera come un piacevole hobby. Che pretende di divertirsi e non di essere assistita per guadagnare. E nell‘equitazione oggi ci sono investimenti e passione, molto più che nel trotto. Questa era l’ippica, oggi è rimasto poco, quasi nulla. Ripeto che ho assistito a un’ ignobile battaglia per una manciata di soldi (e noi eravamo quelli che perdevano di pù) condotta a scapito del settore intero. Si guarda solo al gioco, che è fondamentale per tutto il settore, ma che non può essere il fine ultimo. Anche perché si è arrivati al punto di giustificare qualsasi cosa pur di non rischiare di perdere qualche soldo di scommesse. E alla fine si perderà tutto». Mauro è deciso, ma è tutta la famiglia a stringersi in difesa e a portare l'attacco. E non si può dimenticare che, oltre a essere il team numero uno in Italia, il gruppo Biasuzzi è una grande azienda, di rilevanza nazionale. «Eravamo tra i pochi rimasti a credere in questo sport, che negli anni ha cambiato faccia. Lo abbiamo difeso strenuamente, anche quando molti altri grandi proprietari hanno deciso di lasciare, ma siamo arrivati al punto di dire che avevano ragione loro. Che è l'ippica italiana a non volere un certo tipo di proprietari. Anche papà ha detto basta. Lo ha fatto dicendo che non ci sarà più spazio per Equinox, se lo ritrovererno, in Italia, e annunciando che suo impegno andrà a finire. Perché se prima del rapimento si divertiva meno, dopo questo fatto continua a ripetere: ma chi ce lo fa fare. A questo punto vorrei che tutto ciò possa servire al settore per capire che è giunto davvero il momento di cambiare. Di avere la forza di espellere le mele marce e quei personaggi che negli ultimi vent'anni ci hanno portato a questa situazione. Sempre gli stessi, quelli che hanno svenduto il trotto per un voto, per una poltrona. Dopo tutti quelli persi ora tocca a noi, ma non voglio comunque augurare la fine a un mondo che ho amato e continuo ad amare. A un settore che era e rimane parte della nostra famiglia. Che ci ha dato tanto, ma che oggi è riuscito a darci un dolore enorme. Equinox era il frutto di mezzo secolo di lavoro, un sogno realizzato anno dopo anno con passione e investimenti. Ce lo hanno fatto sparire in una notte».
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