Cavalli ammalati? Ci pensano i cammelli Influenza equina in Australia, da 2 mesi niente corse: a Sydney la soluzione. Dall’altra parte del globo si prende tutto con filosofia
MICHELE FERRANTE Una mazzata da un milione di dollari dell’altro Mondo, pari a 635 milioni di euro. Sono le perdite sopportate in poco meno di due mesi dall’ippica australiana, in ginocchio per un’epidemia di influenza equina che ha costretto le autorità a sospendere l’attività (galoppo, trotto e ambio) nel New South Wales e nel Queensland. I cavalli continuano invece a correre nello Stato di Victoria, con il conseguente salvataggio della Melbourne Cup di galoppo, uno dei principali eventi sportivi del Continente programmato il 6 novembre a Flemington. Negli Stati in cui il virus ha anche mietuto vittime a quattro zampe, il danno economico ha ormai assunto proporzioni bibliche. Anche quello morale non sarebbe da meno, ma su quest’ultimo fronte alcune iniziative a livello locale hanno avuto ripercussioni benefiche. Come ad Harold Park, ippodromo di Sydney. Pur di riaprire i cancelli, hanno deciso di mettere in pista i cammelli, organizzando una grande festa: «Da sei settimane — ha rivelato il dirigente dell’impianto John Dumesny—il nostro pubblico era a digiuno di corse e, soprattutto, si era completamente bloccato il lavoro della gente dell’ippodromo. Abbiamo voluto dare un segnale di fiducia». E la gente ha apprezzato. In tribuna diverse migliaia di spettatori, fra i quali un gruppo di volontari si è improvvisato nel ruolo di fantino a bordo dei quadrupedi, le cui gare sono una religione nei Paesi Arabi, dove i jockey (bambini spesso sfruttati) sono stati sostituiti da robot. Gli stessi 6 cammelli hanno disputato 7 corse, con turni frenetici degli improvvisati piloti. Una bella serata, tanti applausi e un’abbondante razione di cibo per ciascun cammello dopo ogni corsa. Ovviamente niente scommesse, stavolta contava solo la passione.
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