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Le Voci del Trotto: L'ippica nelle mani degli allevatori (18.10.07)  
Autore: unagt
Pubblicato: 18/10/2007
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L’IPPICA NELLE MANI DEGLI ALLEVATORI

 

Gli allevatori stavolta si sono presi una grossa responsabilità. Le dimissioni di dieci consiglieri, ed il conseguente scioglimento del consiglio, significano molto. Prima di tutto che l’attuale statuto dell’ ANACT può generare un direttivo che viaggia in senso contrario a quello del presidente, bloccando ogni iniziativa e praticamente immobilizzando la politica degli allevatori. In secondo luogo, e nel particolare, che la svolta desiderata da Brischetto in senso qualificativo è stata bocciata, se non dalla maggioranza degli allevatori, almeno dalla maggioranza di chi li rappresentava.

         Ma Brischetto dove andava, dove voleva arrivare? E’ bene chiederselo, per capire il senso delle dimissioni dei consiglieri. Dunque Brischetto aveva bocciato la politica di Panzironi ed aveva sposato il nuovo, che puntava decisamente alla qualità, piuttosto che alla quantità. Negli ultimi anni, a causa delle provvidenze a pioggia, moltissimi proprietari avevano fatto i conti ed avevano trovato più utile diventare allevatori, anche senza averne l’esperienza e soprattutto le strutture. Si era arrivati al punto che alle aste (inutile nasconderlo) molti acquisti erano fasulli, molti prezzi venivano gonfiati, insomma, gira e volta, gli allevatori trovavano sempre meno persone disponibili a comprare. Solo gli stranieri acquistavano qualche prodotto di grande qualità, versando grosse cifre. Questo mercato fasullo però generava l’aumento del prezzo delle monte, cosicché agli allevatori i puledri costavano sempre di più e vendevano sempre meno. Alla fine, tranne che i “veri” allevatori, quelli improvvisati non trovavano di meglio che regalare quasi i puledri contro il solo premio di un eventuale qualifica. Il parco cavalli, allargato a dismisura, pretendeva un numero di corse altissimo, con conseguente abbassamento del montepremi, per cui l’ippica è andata sempre più a rotoli. Se si aggiunge a questo quadro la politica di favoritismi dell’UNIRE nei confronti degli intermediari a spese dei premi al traguardo, si capisce il perché della rivolta generale. In questo contesto, Brischetto ha tentato di prendere delle decisioni apparentemente impopolari, ma certamente lungimiranti. Qualificare gli allevatori, dando spazio a chi lo è davvero, cioè a chi possiede le strutture adatte, a gioco lungo mirava ad eliminare quelli improvvisati. Per far questo si dovevano tagliare dei premi che erano diventati puro assistenzialismo a chi produceva “comunque”, senza badare alla qualità. E siccome questi “assistiti” a spese degli altri, sono diventati moltissimi, ecco che diventando maggioranza, respingono qualunque provvedimento teso ad una moralizzazione e soprattutto ad una qualificazione della figura dell’allevatore.

         Ora dovranno procedere a nuove elezioni. In pratica l’ippica è nelle loro mani. Sarebbe opportuno che, prima di arrivare ad una votazione che è più importante di quanto si possa pensare, qualcuno spieghi come stanno realmente le cose. Dire a chiare lettere che cosa sarà dell’ippica nel caso dovesse prevalere la vecchia linea delle provvidenze a pioggia, e dove potrebbe portare il nuovo che fatica ad avanzare.

         Tutti hanno le loro responsabilità per la crisi che attanaglia l’ippica. Ma gli allevatori, che dovrebbero essere una delle due strutture portanti (assieme ai proprietari), hanno un peso determinante, e di questo dovrebbero prendere coscienza. A gioco lungo, se i ruoli verranno rispettati, saranno proprio loro a poterne ricavare il maggior utile. Ma parliamo di allevatori “veri” con strutture adatte. Difendere gli improvvisati significa danneggiare chi punta alla qualità, significa danneggiare l’ippica e portarla verso una fine ingloriosa. Se ciò avverrà, non si salverà nessuno, nemmeno chi pensa solo ai propri interessi…

 
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