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Lo Sportsman: Spaccatura all'Anagt (21.9.07)  
Autore: unagt
Pubblicato: 21/9/2007
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IN DIFESA DEI PRIVILEGI
Spaccatura all’Anact
Consiglio contro qualità e sacrifici

Una spaccatura profonda, ennesima per questo tormentato settore. Il Consiglio Direttivo dell'Anact si è traformato in un terreno di scontro, con la maggioranza dei Consiglieri schierati a muso duro contro il Presidente Roberto Brischetto, reo, secondo un comunicato emesso dai “dissidenti” di aver appoggiato la linea esposta da Commissario Unire (fatto peraltro previsto dallo Statuto dell'Associazione), “reo” di aver leso l'inviolabile diritto degli agricoltori allevatori rappresentato dal 20% dei premio allevatori” con la decisione di tagliare il premio stesso nelle matinée, fatto ritenuto "illegittimo" dai nove firmatari della mozione (Fabbri, Moscati, Caravita, Secarano, Diana, Cioccoloni, Govon, Franceschi e Marrazza).
Parole grosse, insomma, in tale contraddizione con la linea esposta dall’Unire, e dal Ministro, che aprono una ferita lacerante all'interno dell'Anact e riaprono un contenzioso (quello con i proprietari e con le altre componenti del settore) che sembrava essersi chiuso prima delle aste. E forse non a caso queste affermazioni (come "inviolabile diritto") sono arrivate dopo le vendite.
«Da parte mia non ho certo accettato con felicità l'ipotesi di un taglio delle risorse agli allevatori perché intacca un principio e per questo sono arrabbiato e preoccupato. Ma ripeto che, visto che una bella parte rientrerà attraverso premi all’allevatore nelle grandi corse a cui è stata aumentata la dotazione e con premi per quelle vinte all'estero, si tratta di un sacrificio limitato a circa un 3%, oltretutto spalmato su tutti gli allevatori. Evidentemente si tratta di una protesta strumentale, diretta non solo contro di me ma contro Melzi che è il vero bersaglio di questa manovra» spiega Roberto Brischetto, il Presidente dell'Anact che ha proposto da parte sua un altro comunicato (firmato anche da loan Puggina, Dalla Libera e Turrini, con Lo Cicero e Bisacchi astenuti in entrambi i casi) di tono completamente diverso «C’è una reale divisione all’interno dell'Associazione, una folle sfida tra il Nord e il Sud che può spaccare tutto. Sono accusato ora di aver fatto gli interessi dei proprietari, ma forse questi signori si dimenticano che questi sono i nostri clienti e che con i nostri cavalli bisogna affrontare il mercato. In Consiglio è stato detto, da Fabbri e Cesarano, che la ricerca della qualità è una baggianata, che non solo non va ridotta la produzione, ma che va aumentata con finanziamenti a pioggia. Insomma esattamente quei concetti che, non dimentichiamolo, hanno provocato direttamente la situazione alla quale ci si trova ancor oggi a far fronte. Concetti riproposti pari pari e dalle stesse persone che l'avevano appoggiati, insomma. Anche la lezione delle Aste non è servita, anzi c’è stato un autorevole "grande vecchio” Consigliere che ha dichiarato la sua solidarietà a chi ha fischiato. Ci hanno detto chiaramente che c’è un mercato inflazionato e che i prezzi in questa situazione sono destinati a scendere. Ma non si chiedono cosa potrebbe succedere se il numero dei prodotti aumentasse ancora? Insomma è una battaglia strumentale, condotta in nome degli allevatori, ma in realta per qualcosa d’altro».
Anact verso la spaccatura? Forse, anche se la battaglia interna all’Associazione si preannuncia lunga e dura, anche sul piano legale. Certo sentire oggi parlare di "fondamentali diritti" e di azioni legali per un taglio che, pro capite, si riduce a una manciata di euro, sembra un’aberrazione, soprattutto in una situazione che vede tutto il settore in sofferenza e che non può prevedere in nessun caso (tutti compresi quindi) isole privilegiate. E francamente vista la situazione economica, sembra risibile pensare a un incremento dei premi per le grandi corse senza prevedere tagli o senza sanguinose guerre fra poveri con proprietari, guidatori e ippodromi.. Evidentemente è difficile rinunciare a un privilegio, ma se si contano tutte le provvidenze e i sostegni agli allevatori (20% a vita sulle somme vinte da cavalli, provvidenze) si capisce come un piccolo sacrificio, dopo anni di assoluta intoccabilità, a fronte di indirizzo diverso e di una possibilità di sviluppo, fosse comunque sopportabile. Si è invece scelta la strada di uno scontro frontale, chiedendo di ritornare al passato a un sistema che premiava chiunque a prescindere quasi dai meriti, magari, uscendo dai sarcofaghi, rimpiangendo anche i famigerati contributi al prodotto nato. Dimenticandosi quindi in fretta del buco di 34 milioni di euro scoperto in extremis alla fine del 2006 e di quella previsione di 175 milioni di euro di montepremi che fino a poche settimane fa era ancora d’attualità e che proprio nella conferenza stampa di De Castro e
Melzi è stata scongiurata. MT
 

 
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