C’E’ QUALCOSA CHE NON SI CAPISCE… La crisi dell’ippica non si è ancora risolta, perché i danni procurati dall’ultima gestione sono tali da richiedere tempo anche all’equipe molto volenterosa di Melzi. Ma c’è qualcosa nel meccanismo che, francamente, non riusciamo a capire, ed aspettiamo che qualcuno ci chiarisca le idee. Dunque, noi sapevamo da sempre che i soldi per l’ippica provenivano dalle scommesse, e, quindi, dalle corse. Nessuna altra fonte. Sapevamo pure che c’era qualche ippodromo dove il gioco non era tale da coprire le spese, mentre nella maggioranza dei casi la resa era di molto superiore alle spese. Ma che complessivamente c’era un bel margine di utile. Poi, con nostra grande sorpresa, ci hanno detto che per risanare l’ippica disastrata occorreva “tagliare” il numero delle corse: francamente non abbiamo capito bene, perché le due cose (i soldi provengono dalle corse – per sanare l’ippica bisogna ridurre il numero delle corse) ci sembravano in antitesi. Ma ci siamo adeguati… Poi una terza notizia ci ha mandato fuori di testa: per recuperare l’incasso perduto per il guasto della SOGEI, sono state programmate due tris domenicali. Allora perché si tolgono giornate di corse a tutti gli ippodromi per sanare i bilanci dell’ippica? Insomma, un grosso guazzabuglio nel quale ci siamo perduti… Guardiamoci negli occhi: il nostro parere, per quello che conta, è che in effetti chi deve decidere ha le mani legate. L’assistenzialismo che finora ha condizionato l’ippica non si può cancellare da un momento all’altro. Perché, se si potesse agire liberamente, la logica dovrebbe suggerire di tagliare i rami secchi. Negli ippodromi che rendono, dove il gioco copre e supera le spese, le corse dovrebbero essere incrementate, dove le cose vanno male, dovrebbero effettuarsi i tagli. Non solo: quando si programmano due Tris al giorno, e tutti sono d’accordo in linea teorica nel dire che sono eccessive, e si vede che molto spesso quella meno importante incassa di più, qualcuno dovrebbe pur capire che occorre cambiare gli orari. E magari programmarne solo una, ma buona. E tener duro, anche se all’inizio, logicamente ci sarà un calo rispetto alle due attuali. Poi bisognerebbe tener presente, nel valutare l’incasso delle Tris, quello che si perde nelle corse programmate in quella fascia oraria. Se davvero ci fosse la volontà “vera” di salvare il sistema, il coraggio dovrebbe essere maggiore, ma occorrerebbe l’appoggio incondizionato di tutte le categorie, disposte a fermarsi davvero ed a tagliare i viveri a chi vive alle nostre spalle. Si dovrebbe, cioè programmare per i cavalli, per il loro miglioramento, non per gli interessi delle Agenzie e degli Ippodromi. Allora i puledri dovrebbero tornare ad una programmazione meno stressante: dai sei Grandi Premi a loro riservati prima del Derby si è passati ai quarantadue (!) attuali, con il risultato di rompere proprio i migliori in età verde. Gli allevatori dovrebbero “qualificarsi”, in modo da ridurre l’attuale pazzesca produzione. Solo con un calo delle nascite, e con il miglioramento della qualità, si può sperare di diminuire le giornate di corse senza che gli incassi soffrano: non ora che la superproduzione sforna migliaia di cavalli all’anno. Gli Ippodromi dovrebbero essere considerati delle vere e proprie imprese, capaci di gestirsi senza contare sui contributi: al limite, le elargizioni da parte dell’UNIRE dovrebbero essere considerati “prestiti” per i miglioramenti occorrenti per una maggiore efficienza, non soldi regalati e dei quali si sa ….come sono utilizzati. Le imprese (ippodromi) che non hanno la forza di funzionare in attivo debbono purtroppo sparire o fare lo sforzo di inventarsi qualcosa che non sottragga alla fine denaro al montepremi. Le Agenzie dovrebbero solo prendere atto del calendario e degli orari delle corse che debbono essere stabiliti in funzione del progresso del cavallo da corsa. Non bisogna programmare per foraggiare gli intermediari sacrificando proprio il fine statutario dell’UNIRE (Incremento razze equine). Ed invece proprio da parte dell’UNIRE vige la legge del compromesso: le cose si possono o non si possono fare solo se convengono a chi ha i maggiori appoggi politici. Ed il denaro che abbiamo fatto guadagnare alle Agenzie ed agli Ippodromi sfruttandoci fino all’osso ha dato a questi lo scettro del comando. Insomma chi deve salvarci dovrebbe avere le mani libere completamente. Non si può tenere la botte piena e la moglie ubriaca. E molto ancora ci sarebbe da dire. Ma non basterebbe un libro. |