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Le Voci del Trotto: Professione .... gentleman! (2.6.07)  
Autore: unagt
Pubblicato: 2/6/2007
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PROFESSIONE…GENTLEMAN !

 

Tra le tante cose che vanno affrontate nell’ippica, se si vuole tornare a considerarla uno sport (almeno per quanto riguarda i cavalli, i proprietari ed i gentlemen), la questione dei cosiddetti puri non è certo secondaria. La storia di questa benemerita categoria affonda le radici negli anni “eroici”, quando i gentlemen erano dei signori che, avendo acquistato dei cavalli, oltre all’orgoglio di vedere la propria giubba gareggiare in pista, volevano assaggiare l’ebbrezza della corsa in prima persona. Quando lo scrivente mosse i primi passi negli ippodromi, le corse riservate ai puri erano programmate sugli ippodromi all’incirca ogni quindici – venti giorni. Tant’è che per vincere la classifica nazionale bastavano sette – otto vittorie all’anno. I vari Cacciari, Zamboni, Sabatino ecc., partecipavano si e no ad una ventina di corse all’anno. Poi si pensò di formare un’associazione dei puri, ed uno dei primi presidenti, il bolognese Citti Zamboni, riuscì, con la sua grande passione a creare un vero movimento, ed a programmare prima una corsa alla settimana in ogni ippodromo, poi, visto il successo promozionale che la categoria portava all’ippica tutta, una corsa in ogni giornata. Nacquero le “Giornate Gentlemen” che furono un veicolo importantissimo, vere feste dell’ippica che coinvolgevano tutto l’ambiente oltre che autorità locali e nazionali, creando nuovi proprietari e nuovi gentlemen.

Purtroppo però, dopo la morte prematura del “Presidentissimo” Citti Zamboni, la categoria si è poco alla volta inflazionata. Facendo un salto nel tempo e guardando i gentlemen oggi, ci accorgiamo che una buona fetta di loro ha scambiato, con la connivenza delle autorità ippiche, la qualifica di “gentleman” con una sorta di professionismo parallelo, un professionismo sotterraneo. Infatti in tutt’Italia proliferano dei gentlemen che hanno scuderia propria nella quale prendono a pensione cavalli di proprietari che trovano comodo intestare loro i cavalli in maniera da sfruttare nel migliore dei modi sia le corse professionistiche che quelle gentlemen, dove hanno il vantaggio della guida esperta di un gentlemen che è tale solo per il tipo di licenza. Senza contare che questi cosiddetti dilettanti vengono dati partenti con i cavalli favoriti, a scapito dei “veri” gentlemen che, o guidano i propri cavalli, o debbono accontentarsi di fare da “scorta” in corsa. Quanto diciamo è una realtà che sta sotto gli occhi di tutti, avvalorata dalla circostanza che alcuni di questi pseudo – gentlemen hanno rifiutato di assumere la qualifica di professionisti a loro offerta, trovando molto più comoda l’etichetta di dilettante (!).

Un rimedio ci vuole, e non bisogna solo denunciare le anomalie, ma suggerire soluzioni tali da salvaguardare i “veri” gentlemen e nello stesso tempo non levare alcun “diritto” a chi lo ha acquisito.

Prima soluzione: i gentlemen che hanno la licenza per correre anche in professionisti dovrebbero specificare se desiderano correre, limitatamente all’anno del rinnovo, solo in professionisti o solo in gentlemen. Salvo, l’anno successivo, cambiare idea.

Seconda soluzione: concedere un abbuono di un nastro in corsa a quei gentlemen che non abbiano vinto un certo numero di corse.

Terza soluzione: in una certa percentuale di corse penalizzare di un nastro i gentlemen – professionisti.

Naturalmente, sarebbe opportuno avviare in tutt’Italia una indagine volta a conoscere chi, con la qualifica  di gentlemen, fa l’allenatore di professione, ed offrirgli la possibilità di passare al professionismo.

A fronte del ritiro definitivo della licenza, se dovesse continuare nell’equivoco.

 
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