L’impoverimento del galoppo toscano
Il 26 dicembre dello scorso anno fu tolto all’ippodromo di Livorno il tradizionale convegno di Santo Stefano, nel quale si disputava da decenni il premio d’Inverno. Nel recente weekend di Pasqua e Pasquetta sono stati tolti i convegni all’ippodromo di Firenze. Poiché la Toscana, con i suoi cinque ippodromi di galoppo (Pisa, Livorno, Firenze, oltre a Siena e Capalbio) dà un contributo importante di passione e di presenza di proprietari, non si comprendono queste scelte chiaramente punitive. La stessa cosa è accaduta con il secondo weekend di questo inizio di primavera. Si è corso a Roma, Milano e Siracusa ignorando i proprietari toscani. Il commissario Melzi invita a non coltivare i propri orticeli, ma con queste scelte l’Unire sta sradicando la coltivazione (ippica) da questa regione. Renzo Castelli (r.castelli@sanrossore.it)
Risponde Sandro Cepparulo La Toscana è da sempre un fulcro per allevamento, proprietari, operatori e pubblico. Il fatto è che i «convegni distratti»vengono dalle scelte confuse e clientelari della precedente gestione Unire in cui i calendari erano figli di una sorta di «fatalità» guidata in cui la programmazione era rigorosamente bandita. Sul tema Livorno ha vinto ben 8 ricorsi al Tar. Il commissario Melzi era in carica, ma senza la reale possibilità di decidere. Dal 1° maggio toccherà a lui dirci con i fatti (considerando però la situazione faticosa dell’ippica) se il galoppo toscano tornerà al posto che merita. Lo speriamo.
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