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Lo Sportsman: Numeri chiari in un contesto oscuro (13.4.07)  
Autore: unagt
Pubblicato: 13/4/2007
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IERI LA PRESENTAZIONE DELLA RICERCA DI NOMISMA
Numeri chiari in un contesto oscuro
Il dossier ha proposto dati e studi precisi, ma poi dagli interventi sono arrivate le solite discussioni ippiche

LUIGI MIGLIACCIO
L' occasione era giusta, ovvero a presentazione della seconda edizione di una ricerca Nomisma sullo stato dell'ippica italiana, a riprendere il corposo lavoro che era stato fatto nel 2004. Occasione giusta per definire, anche e soprattutto con il supporto dei numeri contorni di una situazione che tutti conoscono a grandi linee, ma che forse nel dettaglio presenta ancora qualche lato oscuro. Attraverso una lunga serie di dati ancorché forse incompleti in qualche particolare (discutibile ad esempio quello relativo alle presenze negli ippodromi non fosse altro perché praticamente impossibile da quantificare) si arriva a una serie di conclusioni/suggerimenti che possono essere racchiuse in 5 punti essenziali:
Ridimensionamento del numero delle corse (è stato il lietmotiv della giornata). Miglior programmazione del calendario. Una maggiore e più incisiva comunicazione; rimodulazione del gioco e delle scommesse. Trasparenza delle corse e del Doping. Leggendo così verrebbe da chiedersi:
“Dov’è la notizia? In effetti si tratta di elementi già noti e trattati. Stavolta in più c’è solo il dettaglio dato dai niumeri. A nostro avviso però sono state perse due occasioni: per quel che riguarda la ricerca, peraltro meritoria e comunque molto interessante, la stessa presenta comunque dei lati poco chiari. Non si può affermare infatti tout court che il gioco ippico in crisi senza tenere conto di determinati parametri a partire non solo dall’analisi del contesto in cui ci muoviamo: quello di un mercato che negli ultimi anni si è evoluto a velocità supersonica (e questo in effetti è stato posto in risalto) ma dalla determinazone delle cause dell'‘eventuale crisi. È errato, come è stato fatto, affermare che la scommessa ippica in quanto tale è in crisi profonda. Per capire meglio citiamo due dati presenti all’interno della ricerca. Tralasciamo il 1996 che fu l'anno del boom della Tris; nel 1997 le scommesse ippiche senza Tris raccolsero 1917 milioni di euro. Nel 2005, ultimo dato consolidato della ricerca le stesse scommesse hanno raccolto 2.208 milioni con un incremento nel periodo del 15% che non è molto, ma è significativo. Nello stesso anno Tris e Totip assieme raccolsero 1.238 milioni, ovvero una quota pari a quasi al 30%  di tutte le
scommesse ippiche, nel 2005 Tris e Totip assieme hanno raccolto 572 milioni con un calo del 60% che ha fatto precipitare la loro quota di mercato all’interno dell’ippica a poco più del 20%. La domanda è inevitabile: d’accordo che ci vogliono meno corse e maggior qualità, ma siamo sicuri che il grande malato siano le scommesse ippiche nella loro globalità e non piuttosto un gioco ippico, lo stesso che da solo ha tirato la carretta negli anni delle vacche grasse e che, alla luce della riforma della rete esterna che partirà il primo luglio, rischia, almeno nel breve termine, di soffrire ancora di pò?
Forti di questa tesi ci attendevamo negli interventi dei tanti addetti ai lavori presenti al convegno, un richiamo a un’azione pressante, riformatrice dal punto di vista tecnico e soprattutto veloce nei tempi, verso quella che è la prima e unica risorsa dell’Unire: le scommesse. Invece, e qui la seconda clamorosa occasione persa, il dibattito è risultato esclusivamente ‘politico’ a tratti fin troppo stucchevole con il Commissario la cui ’giacchetta’, tirata ora da una parte ora dall’altra, si andava deformando sempre di piu nel ribadire concetti, peraltro già noti. Si è andati dalla richiesta di formazone di più o meno imprecisati gruppi di lavoro da sottoporre a un Ministro, alla difesa di una posizione piuttosto che di un’altra passando all’inevitabile accenno al monteoremi, alla trita questione dei corrspettivi agli ippodromi e dei canoni Tv nell’ennesimo tutti contro tutti. Discorsi fin troppo noti. Invece non è più tempo di parole, lo ha detto anche Melzi, i ministeri vogliono un progetto di riforma, i bilanci vanno presentati entro il 30 aprile. Per ora abbiamo assistito all’ennesimo gran parlarsi addosso, ma soluzioni concrete poche, anzi solo una. La dichiarata disponibilità, a parole, da parte di tutti a fare un passo indietro. Speriamo che almeno questa non sia, detta alla romana, la solita storia della “Sora Camilla: tutti la vogliono, ma ....”

 
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