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Lo Sportsman: Brischetto, numeri chiari "più spese che montepremi" (28.3.07)  
Autore: unagt
Pubblicato: 28/3/2007
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LETTERE
Brischetto, numeri chiari
"Più spese che montepremi"

Caro Marco, prendo spunto dal tuo articolo del 26 marzo, "Politica e ippica, tempo di scelte” perchè per una volta non condivido la tua impostazione di fare come si dice, di tutta erba un fascio. Questa volta invece di tornare a ripetere concetti troppe volte espressi nei vari consesssi e nelle interviste, preferisco lasciare la parola ai numeri che forse più di tante parole, rendono l’idea dell’attuale situazione ippica italiana e forse fanno comprendere meglio valori economici in gioco. Comincerei dall'Unire che dai primi anni del 2000 ad oggi, ha aumentato di circa 45 milioni di euro le spese di gestione (passando da 70 milioni a 115 milioni di euro) ed oggi il suo sfascio tecnlco ed organizzativo è sotto gi occhi di tutti. Continuerei con gli assuntori di gioco, che dopo il condono dei minimi garantiti (centinaia di milioni di euro) oggi, se ratificato, otterrebbero uno sconto di 89 milioni di euro (sic!) su 103 milioni dovuti, per l'uso del segnale televisivo; non mancherei di rilevare: a fronte del costo di raccolta del gioco più caro al mondo e di una televisione ippica che certo nessuno ci invidia. Passando al capitolo ippodromi con la nuova convenzione (rinnovi Panzironi) i costi degli ippodromi, sul sistema ippica, nel 2007 lìeviterebbero di circa 18 milioni di euro ed andrebbero a sommarsi ai costi accumulati in questi anni dallo spropositato aumento del numero di corse e di giornate a tutto vantaggio dei soli ippodromi stessi. Restano infine le tanto vituperate categorie produttive (allevatori, proprietari, drivers, fantini etc.) che ti assicuro in questi mesi hanno dimostrato di saper condividere con grande senso di responsabilità il piano di Guido Melzi chiedendo in qualche caso solo modifiche marginali (vedi ripristino del premio aggiunto al proprietario o delle dotazioni dei gran premi) per spalmare in maniera diversa risparmi irrisori (7-8 milioni di euro) che fanno danni psicologici sul sistema di gran lunga superiori. Come si vede dunque, in pochi anni con la logica del Montepremi residuale e senza aiuti del Ministero nel 2007 (che dovrebbero ammontare a circa 50 milioni di euro per mantenere l'attuale 10%) saremmo riusciti nel capolavoro di invertire la percentuale complessiva fino a poco tempo fa 60% Montepremi e 40% spese (Unire, ippodromi) in 40% Montepremi e 60% spese. Chiuderei osservando che, guarda caso le poche voci in disaccordo con la gestone Melzi, vengono dai privilegiati che in questi anni hanno avuto accesso alla sala dei bottoni e sono stati gelosi guardiani delle porte rigidamente sprangate dell'Ente e che oggi invece di farsi un esame di coscienza, con stile tipicamente italiano, si ergono a nuovi consiglieri.
Roberto Brischetto (Presidente Anact)

Le cifre citate da Brischetto dovrebbero far riflettere su quello che è accaduto in questi ultimi anni. E in termini macroeconomici siamo pienamente d’accordo. Così come siamo pienamente d’accordo sul fatto che non si possa fare dl tutta l’erba un fascio e che ci sono differenze marcate dl posizioni anche all’interno del settore. Purtroppo la generalizzazione di alcuni concetti è talvolta necessaria per uscire dagli equivoci, per evitare l’eccessiva personalizzazione che porta solo a battaglie locali di retroguardia. Cominciamo allora una volta per tutte a dare una base di partenza (anche macroeconomica come quella data da Brischetto in modo da coinvolgere tutti), a scrivere una volta per tutte con inchiostro indelebile i concetti fondamentali di distribuzione (nel macra e nel micro sistema) e a mettere per iscritto delle specifiche sotto forma di numeri (dl corse, dl giornate ecc.) che non possano essere sforati. E, se davvero c’è la volontà di modificare la situazione attuale (che a più d’uno evidentemente porta vantaggi), a sottoscrivere un percorso che pur mantenendo un minimo di “ammortizzatore sociale” porti alla cancellazione dell'asslstenza fine a se stessa. Con la consapevolezza che cambiare rotta non può essere indolore per nessuno.

 
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