Aversa, sciopero contro la camorra Proprietari di cavalli e driver proseguono nell’astensione dai partenti: «Nessuna garanzia da Unire e Mipa, se torniamo a correre ora le minacce riprenderanno e ci scapperà il morto»
MICHELE FERRANTE Tu vai, tu devi rompere, tu cura il cavallo che sai e non farlo passare». L’uomo-semaforo piantonava l’ingresso in pista, ricordando le istruzioni ai vari guidatori per fare in modo che alla fine vincesse il cavallo designato, sul quale erano state nel frattempo scommesse diverse migliaia di euro. A tanto è arrivato il livello di infiltrazione della camorra nella maglie dell’ippodromo di Aversa, la cui attività è ormai da oltre 15 anni inquinata da manipolazioni degli ordini d’arrivo, con l’aiuto di un gruppo di conniventi a 500 euro per ogni corsa truccata, ma anche attraverso pesantissime minacce nei confronti di chi non accetta il gioco sporco. Il Cirigliano venne chiuso per 6 mesi dal Prefetto Catenacci nel 1992, ma da allora purtroppo nulla è cambiato. Anzi, la situazione è degenerata fino a sabato scorso, quando la giuria ha annullato il convegno dopo una corsa, in seguito alla denuncia di due driver (Vincenzo Pisquoglio Dell’Annunziata e Marco Basile) che avevano subito i soliti amichevoli «consigli» delle stesse persone che «ti vengono a prendere sotto casa per chiederti un favore, ma se ci caschi la prima volta sei intrappolato nella loro rete». Mercoledì 31 gennaio, invece, la stessa giuria aveva annullato l’ottava corsa, anche dopo che il driver Marcello Vecchione dichiarava di aver saputo di essere stato «designato» vincitore della corsa stessa dai malavitosi. Da sabato le categorie ippiche locali hanno deciso di fermare le corse, che continueranno a non essere disputate anche dopo il presunto incontro risolutore di ieri a Roma con i vertici dell’Unire (il commissario Melzi e il segretario generale Panzironi, intoccabile anche se licenziato e rinviato a giudizio) e con il colonnello dei carabinieri Pasquale Muggeo in possesso di delega Mipa. Il driver Giuseppe Palomba, 55 anni, è delegato regionale Unagt: «Da anni denunciamo una situazione insosteniblle ma l’Unire precedente alla gestione Melzi ci ha ignorati. Il problema Aversa lo conoscono bene a Roma, ci aspettavamo delle garanzie immediate che consentissero il ripristino di un’attività legale. Invece ci hanno detto di tornare a correre, mentre loro avrebbero predisposto un piano. Troppo poco, noi stiamo fermi». Francesco Gragnaniello, presidente nazionale dei proprietari: «Negli ultimi convegni le giurie hanno fatto il loro dovere, ma in passato si sono limitate ad annullare qualche corsa ogni tanto, senza deferire e senza trasmettere gli atti all’autorità giudiziaria. Tornare in pista ora significherebbe tornare a farsi minacciare e poiché questi gentiluomini non hanno problemi a passare alle vie di fatto prima o poi ci scapperebbe il morto».
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