Melzi: «Il tempo sempre più nemico»
121 giorni passati da quando Guido Melzi è leader Unire. Le sue precedenti esperienze all’ente: commissario (gennaio 1999-giugno 2000) e poi presidente (fino al gennaio 2001)
SANDRO CEPPARULO
Quando in Borsa un titolo scende c’è un livello chiamato «supporto» sul quale il valore dell’azione tende graficamente a fermare ll suo cammino verso il basso. A volte però non lo «riconosce» e affonda ancora di più. Nel mondo della nostra ippica c’è da capire se il «supporto» dell’ente che la governa, l’Unire, esiste e se è stato finalmente «riconosciuto» dopo 3 anni di costante discesa. Un interrogativo complesso e pieno di risvolti, al quale chiamiamo ll leader dell’ente. Commissario Melzi l’Unire è ferma e cengelata ceme appare dalle vicende legate alla posiziene del segretarie generale? «In parte lo è per motivi tecnici ma anche politici. Esiste però una serie di impegni che stanno sta continuando: quello con Aams per innovare le nostre scommesse e l’altro con Sky per utifizzare pienamente i nostri canali sul bouquet del grande network. Certo, il tempo passa ed è un fattore a sfavore delle cose da fare. L’emergenza resta la prima trincea da sbancare». Fra i tanti problemi ne esiste uno più importante e immanente? «Invertire la tendenza delle scommesse ippiche (254 milioni in gennaio, -1,5% rispetto allo stesso mese di un anno fa nctr). Se un’azienda non fa sviluppo muore, soprattutto in un mercato in cui rischia ormai di essere risucchiata da realtà che marciano a velocità più spedita. Noi dobbiamo collaborare in questo con Aams che ha dimostrato competenza e capacità di incidere in tutto il settore dei giochi». Quanto venne insidiato, nell’ottobre scorso, pensava di arrivare a febbraio senza aver potuto risolvere davvero un solo tema? «Chiaro che no. Mi diedi 60 giorni che si sono consumati con il freno tirato e ora sono costretto a darmene altri 60. Ripeto. Non abbiamo più tempo ed è inutile dare responsabifità a questo o quello. Le colpe esistono e sono state sottolineate a matita blu, ma il tempo che ci viene incontro è solo quello che dobbiamo dedi- care all’impegno». Riportandoci sempre ad ottobre poteva mai sospettare una situazione così complessa? «Assolutamente no. Solo l’esperienza di 6 anni orsono, a quell’Unire, agli uomini che allora collaboravano con me. Alla presenza, non ancora spazzata via, di Encat, Jockey e Steeple. E, diciamo la verità, quella di cancellare tali enti tecnici non è stata una buona idea. Anzi». Dimissioni. Ci ha mai pensato seriamente? «Se dicessi di no mentirei. Ma non è così, scappando, che si risolvono i problemi. Io sono ritornato all’Unire per lavorare e non per togliere il disturbo di fronte alle difficoltà, pur gravi, che l’ippica sta attraversando». Ieri sono scaduti i giorni concessi dal ministro De Castro al segretario generale licenziato per le contro- deduzioni. «La situazione si risolverà. Non domani, magari, ma neppure fra troppo tempo». Il «caso Aversa» sta riesplodendo in maniera violenta: minacce ai driver, clima di intimidazione costante, corse artefatte. Da parte vostra 6 allenatori deferiti e sospesi. Una vera deriva. «Al Cirigliano le cose sono a liveffi gravissimi e procedere così non è più possibile. In passato quell’ippodromo fu chiuso per mesi. In sintonia con le autorità competenti l’ente non crede sia questa la strada da percorrere di nuovo ma il “buco nero” che rischia di annullare le nostre idee di promozione va ricucito con grande energia. Non per nulla i capitoli di disciplina e UnireLab sono già stati affrontati». LE CATEGORIE Cavalli in piazza se Panzironi resta
L’intercategoriale (UPT, Unagt e Fipt per il trotto e Assogaloppo) appoggia Melzi e chiede con forza il licenziamento di Panzironi: «Niente di personale — sostiene il coordinatore Maurizio Mattii — ma Panzironi ha sbagliato, perseguendo interessi non funzionali a quelli dell’ippica. E chi non centra gli obiettivi può essere licenziato a norma di statuto. Se ciò non accadrà presto porteremo i cavalli in piazza a Roma».
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