Barbaro ha smesso di lottare Dolce morte, l’America piange
MICHELE FERRANTE Era diventato un eroe perché aveva perso, ma in un modo tale da incendiare l’anima degli Stati Uniti che ora piangono quel cavallo coraggioso. Tanto coraggioso da combattere per otto mesi contro un infortunio che avrebbe portato immediatamente qualsiasi altro cavallo all’eutanasia, decisa invece soltanto ieri dai proprietari Roy e Gretchen Jackson in accordo con il professor Dean Richardson del New Bolton Center di Kennett Square (Pennsylvania), autore di un disperato intervento di oltre quattro ore per applicare una placca metallica e 27 viti di speranza. Barbaro non era un cavallo qualsiasi, bensì il campione che aveva dominato il Kentucky Derby, la corsa più amata dagli americani. E che si era presentato a Baltimora, in quel maledetto 20 maggio, per sbancare pure le Preakness Stakes e dare l’assalto alla Triplice Corona nelle Belmont di New York. Invece, pochi metri dopo la sgabbiata, il suo posteriore destro era esploso e la sua successiva lotta era diventata la lotta del Paese più potente al mondo. Un calvario sotto controllo. Barbaro è stato curato fino a quando non ha iniziato a soffrire veramente. Apprensione e ottimismo si sono alternati e sul primo fronte il picco fu raggiunto a metà luglio con l’effetto collaterale più temuto, un attacco di laminite (infiammazione che può sfondare lo zoccolo) al posteriore sinistro non fratturato, costretto a reggere anche il peso rifiutato da quello offeso. Barbaro aveva accettato la nuova battaglia con progressi inattesi e il 2 gennaio il professor Richardson ipotizzò addirittura un suo imminente ritorno a casa. Pochi giorni fa, invece, l’eroe ha iniziato a smettere di lottare: un ascesso nel piede pieno di viti, il disperato tentativo di evitare una nuova e irreparabile frattura, alleviando il carico del peso con un sospensore esterno. Tutto inutile, anche gli anteriori di Barbaro hanno iniziato a dire basta. Ieri l’inevitabile decisione: «Non sarebbe più riuscito a camminare senza sofferenze che non meritava—ha rivelato il dottor Richardson — e in accordo con i signori Jackson abbiamo deciso di dargli una dolce morte con un’iniezione». Tutti i notiziari sportivi americani hanno «aperto» con la resa di Barbaro.
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