SENZA RICAMBI
Nuova Unire troppo simile alla vecchia

MICHELE FERRANTE
Tre mesi fa il ministro delle Politiche agricole, Paolo De Castro, commissariò l’Unire dopo aver letto la relazione di una commissione ministeriale che aveva smascherato la fallimentare gestione dell’ente (disavanzo patrimoniale di 129 milioni) negli anni precedenti, con Saverio Abate Commissario e Franco Panzironi nel fondamentale ruolo di segretario generale che tuttora ricopre.
Sembrò l’inizio di una nuova era: Guido Melzi commissario dell’ente e la solenne promessa di De Castro:
«Avrai una squadra tutta nuova». Nuova a cominciare proprio dal segretario generale, al quale lo statuto Unire conferisce poteri che neanche il commissario controlla.
A quasi tre mesi dalla nomina di Melzi, l’Unire si trova in una situazione di pericoloso stallo operativo. Nessuna procedura (tra le tante possibili è stata mai avviata per sostituire il personaggio simbolo di un passato oscuro con una figura sinergica alla politica di sacrificio preannunciata da Melzi (montepremi 2007 -20%), che non sarebbe credibile se perseguita con chi ha sprecato di tutto e di più.
Si tratta di una questione politica, ovvero della reale volontà di voltare pagina. Ora più che mai il ministro dovrebbe garantire le coperture politiche promesse a Melzi e quest’ultimo dovrebbe comunque tirare dritto con la pratica di «taglio» del segretario, anche a costo di doversi scontrare con una realtà politica meno favorevole del previsto. Meglio mollare che complici, insomma.
Non è il momento dei compromessi, ma De Castro e Melzi non sembrano rendersene conto, al contrario dei rappresentanti dell’Intercategoriale che sostengono ancora Melzi ma chiedono un incontro al ministro per ottenere assicurazioni sulla reale esistenza di un progetto di rilancio senza personaggi legati al passato. Solo a queste condizioni esiste disponibilità al sacrificio.