LE SCOMEMSSE NEGLI STATI UNITI Giocatore di cavalli e professionista di Franco Raimondi Bill viene dal Filadelfia, pubblica un foglio ciclostilato con i suoi pronostici sulle corse, ma soprattutto punta. E’ un professionista della scommessa come tanti in America, non si sente un pelandrone come il Veleno di "Ad Ovest di Paperino" e ritiene il suo un lavoro come un altro, solo più divertente e di lavoro gioca alle corse dei cavalli. Cosa c'è di strano? Per i nostri criteri morali tutto, ma negli Stati Uniti è assolutamente normale. C'è una nuova generazione di scommettitori, cresciuta di numero e importanza negli ultimi anni, che prende le scommesse in maniera molto seria. Bill dice di guadagnare circa 80.000 dollari netti all'anno, non una cifra ma comunque bei soldi e senza muovere capitali importanti. «Sono un giocatore da exotics, mi piace molto il Pick3 e lo uso quando ho in testa qualche outsider che può gonfiare la quota.Certo non faccio le speculazioni, giocando i cavalli favoriti. Con quelli non vai lontano» racconta agitando una tavoletta con pinzati centinaia di fogli. Prestazioni del Daily Racing Form ma non solo. I mezzi a disposizione dei seri analisti delle corse sono tanti - e non propriamente a buon mercato-, dalle tavole che esaminano lo "speed" dei cavalli, e permettono di prevedere come andrà la corsa, ai rating di Beyer, dalle statistiche su stalloni e fattrici a quelle, ultradettagliate, su allenatori, fantini e sulla loro efficacia quando lavorano insieme. Con tutto questo ben di Dio fare il giocatore, professionista o semiprofessionista, è sicuramente più facile ma la categoria si sta ingrossando e - visto che in America si punta al tot - la concorrenza rende dura la pagnotta. Non è un caso se il prossimo mese di marzo si svolgerà a Las Vegas la Horseplayers Expo, una "convention" dedicata ai puntatori, con 35 relatori pronti a illustrare i vari aspetti del "gioco", dallo studio delle andature all'impatto che possono avere (o non avere) i cavalli importati, dalle nuove tematiche poste dalle piste in polytrack alle strategie di scommessa. Partecipare alla conferenza costerà 499 dollari (399 per chi si iscrive entro la fine del 2006), più le notti in albergo gentilmente fatturate a 199 più tasse ciascuna. Vista la posta in gioco potrebbe essere anche un buon investimento. Il Daily Racing Form, insieme alla Ntra, organizza da sette anni un campionato degli "handicapper" (così si chiamano in America quelli che studiano le corse) che nel 2005 ha visto la partecipazione di oltre 100.000 persone. Il campionato è articolato una novantina di eliminatorie locali che qualificano le "squadre" chiamate a rappresentare i vari ippodromi o catene di betting shop. L'iscrizione costa dai 50 ai 250 dollari, quasi tutti messi a montepremi. Quello che conta, però, è arrivare belli freschi alla finalina di Las Vegas. I qualificati per la finale sono circa 230 e in gennaio, a Las Vegas si giocheranno - è il caso di dirlo - mezzo milione di dollari, 250.000 dei quali andranno al vincitore. Il meccanismo della finale è semplice. Durante i due giorni di gara i concorrenti dovranno piazzare 30 scommesse, 15 ciascun giorno, da due dollari su vincenti e piazzati. Ogni giorno ci saranno sette corse "obbligatorie" e otto da scegliere tra tutte quelle in programma. Chi alla fine resta con più soldi ha vinto. Lo scorso anno il titolo è toccato, a Ron Rippey, un pronosticatore, professionista del New Jersey che ha "stampato" sul palo con una serie di cinque vincenti consecutivi, l'ultimo dei quali a 15/1, Mark Lowe, un ex controllore di volo della Florida. |