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Lo Sportsman: Giocatore di cavalli e professionista (9.11.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 9/11/2006
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LE SCOMEMSSE NEGLI STATI UNITI

 

Giocatore di cavalli e professionista

 

 

di Franco Raimondi

Bill viene dal Fi­ladelfia, pubblica un foglio ciclosti­lato con i suoi pronostici sulle corse, ma soprat­tutto punta. E’ un professionista della scommessa come tanti in America, non si sente un pelandrone come il Veleno di "Ad Ovest di Pape­rino" e ritiene il suo un lavoro come un altro, solo più diver­tente e di lavoro gioca alle corse dei cavalli. Cosa c'è di strano? Per i nostri criteri morali tutto, ma negli Stati Uniti è assolu­tamente normale.

C'è una nuova generazione di scommettitori, cresciuta di nu­mero e importanza negli ultimi anni, che prende le scommesse in maniera molto seria. Bill dice di guadagnare circa 80.000 dol­lari netti all'anno, non una cifra ma comunque bei soldi e senza muovere capitali importanti. «Sono un giocatore da exotics, mi piace molto il Pick3 e lo uso quando ho in testa qualche out­sider che può gonfiare la quota.Certo non faccio le speculazioni, giocando i cavalli favoriti.

Con quelli non vai lontano» racconta agitando una tavoletta con pinzati centinaia di fogli. Prestazioni del Daily Racing Form ma non solo. I mezzi a disposizione dei seri analisti del­le corse sono tanti - e non propriamente a buon mercato-, dalle tavole che esaminano lo "speed" dei cavalli, e permet­tono di prevedere come andrà la corsa, ai rating di Beyer, dalle statistiche su stalloni e fattrici a quelle, ultradettagliate, su al­lenatori, fantini e sulla loro efficacia quando lavorano insie­me. Con tutto questo ben di Dio fare il giocatore, professionista o semiprofessionista, è sicura­mente più facile ma la categoria si sta ingrossando e - visto che in America si punta al tot - la concorrenza rende dura la pa­gnotta. Non è un caso se il prossimo mese di marzo si svol­gerà a Las Vegas la Horseplayers Expo, una "convention" dedi­cata ai puntatori, con 35 relatori pronti a illustrare i vari aspetti del "gioco", dallo studio delle andature all'impatto che pos­sono avere (o non avere) i cavalli importati, dalle nuove temati­che poste dalle piste in po­lytrack alle strategie di scommessa. Partecipare alla confe­renza costerà 499 dollari (399 per chi si iscrive entro la fine del 2006), più le notti in albergo gentilmente fatturate a 199 più tasse ciascuna.

Vista la posta in gioco potrebbe essere anche un buon investi­mento. Il Daily Racing Form, insieme alla Ntra, organizza da sette anni un campionato degli "handicapper" (così si chiamano in America quelli che studiano le corse) che nel 2005 ha visto la partecipazione di oltre 100.000 persone. Il campionato è ar­ticolato una novantina di eli­minatorie locali che qualificano le "squadre" chiamate a rap­presentare i vari ippodromi o catene di betting shop. L'iscri­zione costa dai 50 ai 250 dollari, quasi tutti messi a montepremi. Quello che conta, però, è ar­rivare belli freschi alla finalina di Las Vegas.

I qualificati per la finale sono circa 230 e in gennaio, a Las Vegas si giocheranno - è il caso di dirlo - mezzo milione di dol­lari, 250.000 dei quali andranno al vincitore. Il meccanismo della finale è semplice. Durante i due giorni di gara i concorrenti do­vranno piazzare 30 scommesse, 15 ciascun giorno, da due dollari su vincenti e piazzati. Ogni giorno ci saranno sette corse "obbligatorie" e otto da sce­gliere tra tutte quelle in programma. Chi alla fine resta con più soldi ha vinto. Lo scorso anno il titolo è toccato, a Ron Rippey, un pronosticatore, professionista del New Jersey che ha "stampato" sul palo con una serie di cinque vincenti con­secutivi, l'ultimo dei quali a 15/1, Mark Lowe, un ex controllore di volo della Florida.

 
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