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La Gazzetta dello Sport: Dettori con Sixties Icon (28.9.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 28/9/2006
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Dettori con Sixties Icon
a caccia del quarto Arc
Il poker è riuscito solo a Doyasbere, Head, Saint Martin e Eddery, Frankie sperava di montare Shirocco: «Tutto più difficile»

MICHELE FERRANTE
Il nodo si è sciolto ieri, ma non come Lanfranco Dettori sperava, per dare l’assalto al quarto successo nell’Arc de Triomphe già vinto nel 1995 (Lammtarra), 2001 (Sakhee) e 2002 (Marienbard).
Impresa rara. La corsa è nata nel 1920 e il club del poker è un esclusivo quartetto formato da Jacques Doyasbere (1942 -44-50-51), Freddy Head (66-72-76-79), Yves Saint Martin (70-74-82-84) e Pat Eddery (80-85-86-87). Zero cinquine e altri sei jockey (Peslier, Piggott, Pinchelet, Camici, Elliott e Semblatt) in compagnia di Lanfranco nel plotone della tripletta.
L’Aga Khan e sua figlia Zahra hanno deciso di non supplementare Mandesha (60mila euro), lasciando Christophe Soumillon in sella al tedesco Shirocco, nuovo favorito a 11/4 contro il 3 a 1 del campione in carica Hurricane Run (Fallon) e del giapponese Deep Impact (Take), che ieri ha scaldato il turbo a Chantilly, impressionando.
In caso contrario, domenica in sella a Shirocco sarebbe salito Dettori, che invece resta a bordo del 3 anni inglese Sixties Icon, già supplementato.
La coppia è collaudata a livelli sempre più alti: vittoria nelle Gordon Stakes di Goodwood (gr. 3) l’1 agosto e puntuale replica nel St Leger inglese (gr. 1) del 9 settembre a York. Eppure non vale meno di 12/1 secondo gli allibratori: «Perchè tutto cambia — risponde Dettori —. Tra il livello top del St Leger di York e quello dell’Arc ci sono quasi due categorie di differenza. Sulla carta la quota di Sixties Icon è giusta».
Nessuna possibilità?:
«Un po’ ci spero, invece. Il cavallo sta bene, è fresco e il passato insegna che anche nell’Arc possono vincere le sorprese. Io stesso ce l’ho fatta con Marienbard».
Sarebbe stato meglio Shirocco?: «Su terreno galoppabile il tedesco è il cavallo da battere. Sul pesante dico Hurricane Run».
E Deep Impact?: «Il giapponese va forte, ma lo attende un’impresa mai vista». Ovvero trasformarsi nel primo vincitore diArc non allenato in Europa.

 
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