NONOSTANTE L’UNIRE… Si può discutere finchè si vuole, ma la verità emerge esclusivamente dai numeri. Quando la rivoluzione nei criteri di assegnazione delle Agenzie ippiche scoppiò fragorosamente, ci fu chi fece credere ai gonzi che l’ippica ne avrebbe tratto giovamento. Al contrario: l’impegno per i minimi garantiti è risultata alla lunga una truffa, perché per ottenere l’assegnazione i furbi, che sapevano che alla fine non avrebbero pagato, spararono cifre impossibili da raggiungere, togliendo la possibilità a chi invece si impegnava per cifre ragionevoli. La seconda fregatura è stata l’apertura, nelle “nostre” sale, agli altri giochi e scommesse. I soliti fessacchiotti hanno creduto che il maggior affollamento delle agenzie avrebbe portato all’ippica più gioco. Al contrario: ne ha sottratti, perché lo scommettitore ippico ha avuto la tentazione di scommettere sul calcio o su altri sport, ed una parte dei soldi destinati ai cavalli hanno preso un'altra strada. Mentre chi entra in sala per scommettere sul calcio, ad esempio, non ha certo scommesso sull’ippica, che è uno sport nel quale occorre avere una competenza specifica. Lo stesso accade ora con l’introduzione nelle agenzie delle macchinette mangia – soldi, che erodono le scommesse sui cavalli. Ma la forza dell’ippica sta nel fatto che, nonostante tutti questi fattori negativi, ancor oggi rappresenta il maggior introito anche per le agenzie miste, incassando più del doppio delle altre scommesse messe insieme. Ciò che vogliamo dire, in definitiva, è che se riuscissimo a liberarci dei politici, se l’UNIRE tornasse a fare esclusivamente l’Ente per l’incremento della razza equina, e non un ricettacolo di gente da sistemare per procacciare voti, i cavalli sarebbero autosufficienti, i premi potrebbero raddoppiare o triplicare, e ci guadagnerebbe anche il fisco. Pensate ad una UNIRE con un numero di impiegati adeguato ai compiti statutari (meno di un terzo di quelli attuali, quelli cioè che lavorano davvero), senza consulenze esterne l’80% delle quali di favore, e quindi inutili, senza i sontuosi contratti con ditte per guardianie e manutenzioni o per studi di progetti inutili: pensate al ritorno alle agenzie esclusivamente ippiche che da sole garantirebbero almeno un 25% di entrate maggiori. Se pensate a questo, vi renderete conto dei danni subiti dal mondo dei cavalli, incapace di capire che se si ribellasse almeno una volta “seriamente” farebbe non solo il proprio interesse, ma, paradossalmente quello generale del fisco. Siamo al punto che tra poco, se il ministro De Castro e Visco non metteranno mano per smantellare la perversa organizzazione messa su da Alemanno attraverso Panzironi, anche un settore che potrebbe essere florido ed autosufficiente avrà bisogno di chiedere contributi allo Stato per sopravvivere. Un paradosso possibile solo nelle democrazie corrotte: e noi ci ostiniamo a credere che l’Italia non sia a questo punto. |