I MISTERI DELL’IPPICA Sono oltre cinquant’anni che seguiamo l’ippica, sia come militanti in pista, che come “politici”. Mai prima d’ora ci era capitato di assistere a vicende come quelle attuali. Altre volte abbiamo criticato qualche alto dirigente, o non siamo stati d’accordo con certe decisioni prese dai vari commissari o presidenti dell’UNIRE. Ma si trattava comunque di persone che agivano “per” l’ippica, secondo le direttive statutarie che vogliono l’Ente garante dell’incremento delle razze equine. Mai nessuno aveva agito dalla parte delle Agenzie, che non sono, si badi bene, controparte dell’UNIRE, ma solo una componente necessaria alla raccolta delle scommesse. In parole povere, le Agenzie dovrebbero essere al servizio dei cavalli, con un patto chiaro e limpido: raccogliere quante più scommesse possibili, che dovrebbero andare ad incrementare il monte premi, in primo luogo, perché le corse si fanno appunto per consentire l’incremento della razza. E, naturalmente, più incassano e più aumenta anche il loro guadagno. E’ la prima volta nella storia che un Presidente o un Commissario dell’Ente mette in atto una politica che va contro i fini statutari: badate bene, abbiamo nominato chi sta “a capo” dell’UNIRE. Ma si va oltre: stavolta è un segretario generale che assume, non si sa in base a quale statuto o regolamento, il comando dell’Ente e fa il bello e cattivo tempo. Si schiera dalla parte delle Agenzie, e mette il “nostro” parco cavalli a disposizione di Ughi & C, che non pagano quanto s’erano impegnati a fare, non versano nelle casse dell’UNIRE quanto dovuto: e quando i nodi vengono al pettine perché quei soldi mancano, guarda caso, solo al montepremi, cioè al mondo dei cavalli che potrebbe ampiamente essere autosufficiente, trovano il signor segretario generale che regala loro circa 90 milioni di euro “non suoi”, sottraendoli a chi se li è sudati. Una situazione talmente anomala (e nel bilancio non mancano altre cose molto inusuali), alla quale nessuno crederebbe se non vi fossero i numeri e le delibere della stessa UNIRE a documentarla. Ma allora, se questi numeri se li è inventati il Comitato, il signor Panzironi dovrebbe non solo smentirli pubblicando quelli veri, ma sporgendo querele per diffamazione nei confronti di chi è l’autore di un “falso” così clamoroso. Ma se i numeri pubblicati dal Comitato sono proprio quelli del bilancio, non riusciamo a spiegarci di quali “protezioni” disinteressate possa godere il signor Panzironi per restare al proprio posto: passi pure quando era sotto l’ala protettiva di Alemanno, ma ora che il vento spira da sinistra chi è che lo tiene ancora ancorato a quella poltrona? Ed ancor più ci lascia perplessi il silenzio del vice ministro Visco, che nella legislatura ultima di sinistra aveva impartito disposizioni che sono in aperto contrasto con la politica panzironiana. Insomma, abbiamo il dubbio che se fossimo stati noi al posto di Panzironi, oggi forse non saremmo sulla sua poltrona, e dovremmo difenderci probabilmente anche di fronte alla legge. Noi, che crediamo fermamente che i proverbi siano la saggezza dei popoli, ci appelliamo a quello napoletano che dice: “Trica e vene pesante”. Traduzione: la punizione che tarda venire sarà molto più pesante. Purchè venga, amen. |