Tre tipi di imboccature, le più adoperate Giancarlo Baldi: "L’imboccatura è fondamentale»
ANDREA MILANI Un venerdì come tanti, qualche settimana fa, per un mito del trotto italiano. Una serata di corse come tante alla Scala, forse, del trotto, l’ippodromo di Milano. Una vittoria come tante in carriera quella riportata con un due anni al debutto, tale Indiana Jones. Unico e particolare è il sentimento del pubblico verso questo guidatore: ammirazione. Il driver è Giancarlo Baldi, over 70 per l’anagrafe ma govane allievo per la passione e la voglia di vincere che sprigiona al suo passaggio, dandoti la sensazione d’essere ancora alla ricerca del suo “cavallo della vita”. La grande esperienza e il suo caratteristico modo di comandare, trasformano uno scontato complimento per una vittoria in una chiacchierata sul l’importanza delle imboccature nella prestazione di un cavallo. In relazione a cosa sono scelte le imboccature e di che materiali sono fatte? «La scelta dell’imboccatura è importante perché è in bocca che il cavallo accetta di essere educato. Un cavallo non contento in bocca è ingestibile con tutto quello che ne consegue. In generale la sensibilità della bocca è salvaguarciata dalla crescita naturale di calli sulle “barre” ove le imboccature si appoggiano. Tramite le sensazioni ricevute dall’imboccatura, il cavallo riesce a fare la fotografia del driver, capacità ed emozioni comprese. Guidatori diversi per esperienza o per l’impostazione in sulky possono essere costretti ad usare imboccature diverse, con il medesimo cavallo, per raggiungere gli stessi standard. Le imboccature sono scelte in base alle dimensioni e alla sensibilità della bocca del cavallo. Importanti, per la scelta, sono le reazioni alle sollecitazioni date dal driver, in particolari momenti, sia dell’allenamento sia della corsa come la partenza od un rallentamento. I materiali usati per la realizzazione delle imboccature sono: l’acciaio, la plastica ed il cuoio, Il cotone, la spugna e lo stesso cuoio servono per rivestirle e renderle più morbide». Con quali imboccature si domano i puledri e quali sono quelle che usi di più per i tuoi cavalli? «Per prima cosa voglio porre l’accento sul lavoro del dentista che è alla base della riuscita in corsa di un buon cavallo. Le imboccature si dividono in spezzate e dritte. La due pezzi snodata è la più usata e nella versione piccola la mia preferita, poi tra le dritte, la “pipa” è la migliore. Nella doma uso la spezzata ricoperta di cuoio. Gli ingredienti giusti per la doma di un puledro sono: una mano mai ferma, con un movimento continuo destra sinistra leggero e la particolare caratteristica del cuoio che induce il cavallo ad effettuare “ginnastica” con la bocca». La tua preferita è la due pezzi, perché? «Questa è un’imboccatura poco invasiva, soprattutto nella dimensione piccola. La risposta del cavallo è la più naturale possibile. Gruccione Jet, Gerus Rob ed anche Indiana Jones portano quest’imboccatura. Nel caso di una leggera sensibilità basta rivestirla con del cotone, debitamente bagnato e modellato, in modo che non risulti troppo voluminoso, Dosson, un ottimo cavallo del passato, corse e vinse anche in America con questo particolare tipo di rivestimento». Un campione come Indro Park che imboccatura usava? «Indro era un cavallo speciale, ma in corsa esigeva l’imboccatura a tre pezzi. La parte centrale che unisce gli altri due pezzi è un piccolo rettangolo piatto che permette alla lingua di essere nella posizione corretta sotto l’imboccatura senza l’uso del “legalingua”. La lingua se scivola sopra l’imboccatura, può creare seri problemi di respirazione al cavallo causandogli una sorta di soffocamento. lndro era contento con la sua tre pezzi e anche noi visti i risultati». Quando le cose si fanno difficili,..? «Toujours è stato un cavallo arduo da guidare. Sicuramente un problema occorsogli nella doma lo rese difficilmente graduabile. Era un campione che riuscivo a gestire in corsa solo abbinando all’imboccatura una piccola catena che passava sotto il mento detta “strangolino”. Nel momento in cui si animava, attaccandosi alla mano, gli creava un po’ di dolore obbligandolo a mollare il morso e a “tranquillizzarsi” un po’. Per questo tipo di cavalli si usa anche la “svedese” un’imboccatura due pezzi ”doppia” che si chiude a “tenaglia” riportando a più miti consigli il cavallo». Quali caratteristiche hanno le imboccature dritte? «Le dritte sono “sentite” maggiormente dal cavallo. La “pipa” è l’unica imboccatura dritta con cui mi trovo bene anche in corsa. Gli anelli, a cui si attaccano le guide, sono posti, grazie a due prolungamenti, verso l’esterno, I comandi sono così impartiti all’esterno della bocca, facendo leva ed aumentandone la potenzialità senza infiammare una zona cosl delicata. La “pipa” mi ha permesso di portare GC Light su grandi livelli riuscendone a gestire meglio le curve e mantenendo alto il suo livello d’attenzione. Nel lavoro quotidiano il suo uso non è necessario, GC usa una spezzata». Il tuo modo di comandare sull’imboccatura è unico, come se dettassi il tempo dell’andatura ai tuoi allievi. Timothy T è stato un cavallo importante nel corso della tua carriera e con lui rivedendo le immagini non comandavi molto, vero? «Cerco di entrare in sintonia con il cavallo. Studio come impostarlo, ma anche come impostarmi sul sulky regolando la mia posizione in funzione di una maggiore comunicabilità con lo stesso. Sincronizzo il movimento delle braccia con l’azione del cavallo dettando soprattutto ai meno esperti il ritmo che mi sembra adeguato. Con Timothy T, che è ancora nel mio cuore, dovevo solo stare tranquillo perché quando apriva il “gas” mi sembrava di volare. Timothy era capace di sparare parziali violenti tanto che in una corsa qui a Milano recuperò dalla testa con gli ultimi 200 metri in 12 secondi. Mostruoso. Capisci che c’era poco da comandare, ma solo da godersi lo spettacolo tenendolo saldo in mano con un’imboccatura due pezzi ricoperta di spugna». Gian Carlo ora deve andare. Deve controllare che gli impacchi freddi ai piedi dopo la sgambatura siano fatti ad arte perché anche se, nel centrale, non è favorito, lui proverà a vincere.
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