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Lo Sportsman: Metti una sera d’estate al Savio (18.8.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 19/8/2006
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Metti una sera d’estate al Savio
LUIGI COLOMBO
Quando, il giorno del Premio della Repubblica, gli avevo fatto i complimenti per la cura e la passione con la quale insieme al suo staff gestiva un ippodromo storico come quello dell’Arcoveggio, Tomaso Grassi mi aveva risposto: «Lei deve venire a Cesena, al Savio, il nostro “fiore all’occhiello I”».
In vacanza sulla riviera romagnola, ho colto l’occasione per vedere di persona. Ho chiamato il nostro corrispondente, il vulcanico Marco Zamai, e gli ho chiesto di farmi da guida. L’ appuntamento era davanti all’ingresso delle scuderie. Appena entrati ho avuto l’impressione di trovarmi nel paese dei balocchi: tutto era ben curato e sfavillante di luci, Zamai si era trasformato in un Lucignolo intento a descrivermi le molte occasioni di divertimento che l’ippodromo offriva e io mi sentivo un po’ un Pinocchio ammaliato da tutto quel tourbillon di emozioni.
«Vedi - ha cominciato Zamai - qui c’è un ristorante pizzeria con i tavoli posti a bordo pista, proprio sull’ultima curva. Mangi e vivi le emozioni del momento cruciale della corsa».
Proseguendo ecco la zona giochi per i bambini. «Li c’è la free fall (la caduta libera) - mi spiega Zamai - i bambini siedono su dei seggiolini e vengono catapultati in cima a quel grattacielo in miniatura. A fianco poi ci sono le minimoto».
Ci avviciniamo e: «Guarda come vanno quei bambini !» esclama Zamai.
Di fronte a noi c’è ora una piccola stazione tutta di legno. «È quella dei pony - spiega Zamai - i bambini salgono su questi bei cavallini e cavalcano assistiti da un istruttore».
Di fronte alla stazione vedo due grandi tende bianche, sotto le quali ci sono file di tavoli ben disposti.
«È il ristorante di pesce - mi informa Zamai -. Anche qui i tavoli sono a bordo pista, mangi dell’ottimo pesce e puoi vivere da vicino le emozioni dell’inizio della retta di arrivo".
Arriviamo al salone posto sotto la tribuna. Qui il giocatore può scatenare tutta la sua passione per il gioco. «Ci sono televisori dappertutto - mi racconta Zamai - puoi vedere le quote e le corse di tutti i campi in programma stasera e puoi giocare direttamente sui terminali o farlo attraverso gli addetti agli sportelli».
Al termine del salone ci troviamo di fronte alla scala che porta al ristorante principale. I tavoli sono tutti ben disposti a scalare verso la pista e i cavalli ti passano a poca distanza.
I menù proposti con cura e professionalità dalla signora Bruna sono ottimi e il rapporto qualità-prezzo è perfettamente rispettato.
«Oh finalmente - esclama Tomaso Grassi che mi viene incontro per salutarmi -. A fine serata voglio propio sapere cosa ne pensa!».
Ci sediamo a un tavolo e ci lanciamo in una lunga e appassionata conversazione sul mondo ippico.
«Ci vogliono più corse di qualità, le Tris, soprattutto quelle del pomeriggio,vanno migliorate, ci vogliono tecnici qualificati in grado di allestire corse avvincenti e di buon livello tecnico- spettacolare. Bisogna stilare una programmazione intelligente che non sovrapponga tra di loro gli avvenimenti più interessanti».
Siamo d’accordo quasi su tutto, ma suona la sirena che indica l’imminente partenza della corsa e ci fermiamo. L’ingegnere mi invita ad alzare una piccola sbarra rossa posta su ogni tavolo e immediatamente arriva una hostess con tanto di palmare. In pochi istanti effettua la nostra giocata e ci fornisce il relativo biglietto.
C’è in pista uno dei miei miti, Giancarlo Baldi, in sulky a Eastwood Om, cavallo dal passato classico alla ricerca dei suoi temi migliori. Lo gioco vincente e in accoppiata con Cornaro d’Asolo, guidato dal bravo Roberto Vecchione.
Eastwood parte male e perde preziosi metri, ma Il Tigre Giancarlo Baldi non si arrende: lancia il cavallo verso un grande recupero, sorvola il gruppo e in arrivo tenta di avvicinare Cornaro, che intanto si era involato in fuga. Perdo il vincente ma l’accoppiata mi ripaga.
Adesso l’ingegnere mi accompagna a visitare la tribuna. Passiamo davanti a un monumento a mezzo busto e gli chiedo di chi si stratta: «È mio padre Riccardo, è lui che ha fondato l’ippodromo nel 1927 e da allora per la mia famiglia gestirlo è stata un’appassionante tradizione».
“Quanti convegni si disputava - no allora - chiedo. «Due all’anno, di domenica, e uno era naturalmente il Campionato europeo che già richiamava i migliori driver d’Europa» risponde Grassi.
Ne ho una conferma quando visitiamo il museo dell’ippodromo, dove si possono ammirare pagine della gloriosa testata “Il Trotto Italiano” dedicate all’avvenimento, foto d’epoca dei cavalli e dei grandi driver e addirittura i ferri dei più grandi cavalli che hanno vinto il Campionato Europeo.
Intanto ci passa vicino un simpatico trenino gremito di bambini e di adulti. «È il trenino che fa il giro dell’ippodromo - spiega Grassi - e va anche nelle scuderie per far vedere cosa succede prima di una corsa. È per i bambini, ma gli adulti quasi ci litigano per poter vedere di persona cosa succede dietro le quinte».
Quante volte la settimana si corre a Cesena? «Il martedì, il venerdì e il sabato» risponde l’ingegnere.
C’è sempre così tanto pubblico? «Sì, la gente viene volentieri. Noi abbiamo organizzato, insieme ai migliori alberghi della Riviera, un servizio di pullman gratuito che porta la gente alle corse e poi la riporta in hotel. La cosa è gradita come ci conferma il volume medio del gioco» risponde Grassi.
Vedo un folto capannello di gente a bordo pista e una bella ragazza che si agita in mezzo a loro. «Ogni venerdì - spiega Marco Rondoni, direttore dell’ippodromo che nel frattempo ci ha raggiunti - invitiamo una soubrettina della tv che fa da madrina alla serata e poi risponde alle domande del pubblico a bordo pista. Piace agli uomini e incuriosisce le donne».
Ritorniamo al ristorante per giocarci l’ultima corsa. Arriva un giovane e preparato handicapper, Fabrizio Procino al quale chiediamo subito un consiglio per poter giocare una corsa di difficile interpretazione. «Quando si gioca - spiega Procino - bisogna tenere sempre conto più che del record al chilometro, della categoria nella quale corre abitualmente il cavallo».
Seguiamo il consiglio, ma il cavallo giocato si classifica solo terzo, pur correndo con molto onore.
Prima di lasciare l’ippodromo, Zamai mi illustra un’ultima iniziativa della Cesenate corse, che è una novità assoluta per gli ippodromi italiani: «Il sabato, al termine delle corse, ci si può iscrivere e partecipare, seduti su un gig al fianco di un driver professionista, a una vera e propria corsa, vivendone in prima persona tutte le emozioni. Abbiamo una fila di prenotazioni lunghissima, speriamo ovviamente di riuscire ad accontentare tutti».
Lascio l’ippodromo soddisfatto per la bella serata e mi permetto di darvi un consiglio: se siete in vacanza sulla Riviera Romagnola, fate un salto all’ippodromo Savio di Cesena, vi divertirete di sicuro godendo di persona delle emozioni che vi ho raccontato.

 
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