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Lo Sportsman: Integrità dello sport più importante anche del business  
Autore: unagt
Pubblicato: 12/7/2006
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Integrità dello sport più importante anche del business

MARCO TRENTINI
L’integrità dello sport prima di tutto. Prima anche del business, prima di ogni ragione  economica. Questa la linea di condotta decisa in Paesi diversi e per casi diversi come quelli della sospensione, della licenza decretata dagli inglesi per Kieren i Fallon, Fergal Lynch e Darren Williams e della positività al doping riscontrata dagli svedesi per Jag de Bellouet e Lets Go. Decisioni che possono far discutere, ma che partono da un principio ben preciso, in fondo lo stesso che ogni anno porta gli organizzatori del Tour de France a cancellare dalla lista dei partenti della Grande Boucle i corridori sui quali pende un sospetto: la tutela dell’immagine dello sport. Così la commissione speciale dell’Hra ha cancellato dalle piste inglesi un top jockey come Kieren Fallon e due altri buoni fantini. Intervenendo fino a che ha potuto, ovvero sospendendo la licenza dei due patentati inglesi e vietando a Fallon, possessore di licenza irlandese, di montare in Inghilterra. Una decisione clamorosa, anche se oggi verrà nuovamente messa in discussione in occasione dell’appello presentato dallo stesso Fallon. Una decisione costosa, oltretutto, perché nei casi di Lynch e Williams, l’organizzaione centrale del galoppo inglese, il Bhb ha deciso di pagare i due jockey sospesi per tutto il periodo di stop in attesa di quello che sarà il verdetto del tribunale “per mitigare gli effetti economici pesanti che i due fantini avrebbero subito dalla sospensione”, trattando il caso quindi come se si trattasse di un infortunio. In pratica, seguendo questa linea, Fergal Lynch, che lo scorso anno aveva totalizzato 698 monte riceverà intorno alle 70.000 sterline, mentre a Williams ne toccheranno circa 50.000. Una spesa significativa deliberata per tutelare economicamente i due fantini fino al processo. E allo stesso tempo decisa per evitare di far montare jockey che sono accusati di illeciti.
Anche dal Nord Europa sono arrivate decisioni particolarmente significative, stavolta però riguardo ai cavalli che sono stati squalificati per doping nella finale dell’Elitlopp. La prima decisione, clamorosa, è stata quella degli uomini di Mikkeli, che hanno detto semplicemente “no grazie” alla possibilità che Jag de Bellouet scendesse in pista domenica nel St. Michel Race. No grazie, nonostante l’indubbio ritorno economico che sarebbe stato garantito dalla presenza dell’unico cavallo al mondo che è in grado di cercare di battere il record di Varenne. Un no grazie convinto, perché l’integrità dello sport ha un valore che non è quantificabile e non è certo baratabile con un incasso sostanzioso. Allo stesso modo sono intenzionati a ragionare gli uomini di Jàgersrò, per i quali la presenza eventuale di Jag nell’Hugo Àbergs non è neppure un’opportunità. E che sembrano convinti a non invitare neppure Lets Go, il quale avrebbe tutto il diritto di partecipare alla seconda tappa della World Cup in quanto i primi cinque arrivati della prova di Milano sono, in base al Regolamento della manifestazione, automaticamente qualificati per la seconda tappa.
Scelte importanti, magari impopolari, forse anche antieconomiche nel breve periodo. Ma sicuramente molto produttive a lungo termine. Perché per difendere uno sport la prima cosa è difenderne l’immagine. Un fatto che molti probabilmente hanno dimenticato, ben decisi a sacrificare tutto di fronte a una manciata di euro.

 
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