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Lo Sportsman: Danni collaterali quasi incalcolabili per tutto il trotto (24.6.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 26/6/2006
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Danni collaterali quasi incalcolabili per tutto il trotto

ENNI0 PASCULLI
Certo e un brutto colpo, per tutti coloro che vivono di ippica e nonostante tutto - amano questo sport. Parliamo, ovviamente, dell’esclusione, per positività agli esami antidoping di Jag de Bellouet e Lets Go dai primi due posti dell’Elitiopp. Perchè qui, senza tranciare giudizi che non ci competono, il problema non è di Jag e Gallier, oppure di Lets Go ed Ehlert. Il problema e dell’ippica intera, su un piano internazionale e poi anche con riflessioni più specifiche che interessano maggiormente l’ambito italiano. Cerchiamo di spiegarci. Uno degli aspetti più importanti dell’ippica (come di tutte le attività pubblche) è quello dell'immagine. Già per luogo comune si parla, troppe volte a sproposito, di cavalli dopati oppure di corse se non proprio truccate, almeno “arrangiate”. E l’immagne, soprattutto in italia, per ragioni storiche e culturali che non spetta a questo ambito di approfondire, ne risente in maniera micidiale, se e quando viene reso noto il doping di protagonisti importanti in eventi di risonanza internazionale.
A questo punto è necessario mettere argini precisi, non per facile scandalismo oppure per volonta di sommaria condanna o per ipocrita moralita, al contraro per ragioni concrete, di sopravvivenza del settore o, meglio ancora la prospettiva, di ripresa o di sviluppo il fatto è che la già precaria credibilità dell’ippica subisce danni terribili da queste situazioni. Se si trovano doping i migliori interpreti negli appuntamenti più importanti, come si fa, per inevitabile estensione, a non dubitare degi esiti delle centinaia di corse di routine frequentate da cavalucci di media bassa qualità che cercano di guadagnarsi la biada? Noi non la pensiamo così, altrimenti si dovrebbe uscire dall’ippica a orecchie e coda basse (e il caso di dirlo): ma onestamente è chiaro che i pregiudizi ingigantiscono davanti al reperimento e all’ammissione di quelli che sono a tutti gli effetti degli illeciti, sportivi e pratici, pur con tutti i distinguo che le diverse situazioni richiedono.
L’accaduto perciò è grave e non è vero che ci riguarda poco se il protagonista principale è francese. Certo, non si può fare a meno di aggiungere che questa seconda squalifica di Jag de Beliouet lascia a bocca aperta. Era stata pesantissima, sul piano dell’immagne e della promozione, la decisione riguardante I’Amérique, ma tutte le spiegazioni fornite dalla versione ufficiale avevano in qualche modo attutito l’avvenimento. Adesso questo secondo “infortunio” consente pochi margini di scusante (Tra l’altro, dalla Francia giunge notizia che verranno senz’altro rispettate e applicate le sanzioni svedesi, ma che non verrà aggiunta la recidiva, in quanto i due casi sono avvenuti in Paesi diversi. Un’intera pretazione probabilmente legittima sul piano formale, però un poco disinvolta, se non altro a fronte del clamore del caso. Perché un cavallo vincitore di Amérique ed Elitlopp a distanza di appena quattro mesi e squalificato entrambe le volte per doping, è un avvenimento mai registrato (nemmeno pensabile, a dir la verità) e, a nostro parere, meritevole del massimo rigore, proprio perché getta discredito sui valori e su quelle poche corse di grande interesse che dovrebbero costituire la forza dell’ippica.
Comunque sia, difficile immaginare al momento quale potrà essere il futuro agonistico di Jag de Bellouet e quello professionale di Gallier: ma ciò che questa doppia squalifica soprattutto ci ruba è l’idea di un campionissimo, quello che tutti credevamo l’unico attualmente con una caratura paragonabile alle leggende del passato. Ci è stato portato via un sogno, meglio - a questo punto - un’illusione: ma nel mondo delle corse sogni e illusioni hanno ancora un significato enorme. Tornando ai discorso sui doping, la discussione su cosa sia realmente doping è sempre aperta né mai verrà chiusa: nel frattempo, però, esistono regolamenti ed elenchi di sostanze e di soglie proibite e questi vanno rispettati finché vigenti. Da tale concetto elementare, ma a tempo stesso basilare non si puo prescindere, perché è l’unico che consente almeno una equità, senza scomodare la parola giustizia, difficile da applicare all’ippica come a tutte le cose di questo mondo. E qui si innestano le riflessioni che riguardano più da vicino la nostra ippica.
La più evidente riguarda la differenza dei tempi nelle decisioni fra l’italia e l’estero. Per la vicenda Amérique tutto si concluse in 35 giorni; per l’Elitlopp, gli esiti delle doppie analisi sono stati resi noti nel giro di poco più di tre settimane e decisa l’esclusione dall’ordine di arrivo. Per quanto riguarda altre sanzioni dalla Svezia, ci vorrà più tempo, anche perchè dovranno essere ascoltati team coinvolti, che stanno uno in italia e l’altro in Francia, ma saremmo pronti a scommettere che la pratica verrà conclusa in un intervallo accettabile. E stiamo a chiederci, per l’ennesima volta, perchè da noi non sia possibile altrettanta rapidità e trasparenza: e per l’ennesima volta non siamo in grado di trovare una risposta che non sia... maliziosa.
Il funzionamento preciso e senza possibilità di mali pensieri del settore antidoping ritorna di prepotenza alla ribalta. Una necessità a difesa dell’ippica intera, ma senza fingere di cadere dalle nuvole: che il doping esista non è una novità di oggi, soltanto molti strati di fette di salame sugli occhi possono indurre a credere che tutto e comunque sia corretto e rientri nella liceità. Non c’è bisogno di scandalizzarsi, solo di lavorare in proposito e di farlo in tempi e con modalità e comunicazioni che ridiano fiducia. Cosa che in altri sport, vedi il ciclismo, è stata fatta, recuperando forse non tutta, ma almeno una parte della credibilità perduta.
In Italia siamo quasi affezionati, oltreche abbonati, agli scandali, la bufera del calcio è talmente attuale da non necessitare altre parole: ma l’ippica non ha davvero bisogno di cose e di pubblicità di questo genere. Dalla vicenda dell’Elitlopp non esce alcun vantaggio: a meno che, una volta tanto, non si colga l’occasione per trasformare in positivo qualcosa di negativo. Pardon, trattandosi di doping, ...viceversa!

 
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