Fine carriera, inizio di una nuova vita Tanti nuovi interventi per pubblicizzare le varie iniziative che possono consentire il riutilizzo dei soggetti non più adatti alle corse
La proposta dell’Anagt per il recupero dei cavalli a fine carriera Dall’Anagt riceviamo e pubblichiamo il seguente intervento: «L’evoluzione culturale da tempo ha posto all’ordine del giorno il problema de cavallo anziano. Nei Paesi della CE il cavallo è allevato per i tempo libero, lo sport, le corse. Anche per le popolazioni equine che una volta erano destinate ai lavori agricoli o ai trasporti e per le quali negli anni successivi alla seconda guerra mondiale si era cercato uno sbocco sul mercato dell’alimentazione umana, negli ultimi tempi si sono costruiti percorsi nuovi per una collocazione sul mercato del tempo libero. Cod, la trasformazione del cavallo in “animale da compagn a” è in corso. Già da tempo in Europa sono sorte associazioni, fondazioni, enti, che hanno come finalità l’assistenza al cavallo negli ultimi anni della sua vita. A questo fenomeno cu turale si accompagnano oggi gli effetti della Decisione 2000/68/CE. La somministrazione dei farmaci agli animali è sempre stata all’attenzione della CE, per la sua rilevanza in rapporto alla salvaguardia della salute umana. Così la direttiva 81/851/CEE classificava le sostanze contenute nei medicinali ad uso veterinario elencandole in quattro allegati e prescriveva che gli animali destinan alla macellazione ad uso di consumo alimentare umano potessero essere trattati solo con medicinal contenenti sostanze presenti negli allegati 1,11 e III mentre solo gli animali non destinabili alla macellazione a fine di consumo umano (gatti, cani, ecc.) possono essere trattati anche con medicinali contenenti le sostanze elencate nell’allegato IV. Gli animali che fossero trattati con medicinali contenenti sostanze non contenute in nessuno dei quattro allegati possono essere macellati a fini cii consumo alimentare umano solo al termine di un periodo di attesa di sei mesi dall’ultimo trattamento. La Decisione 2000/68/CE introduce una deroga a quanto prescritto dalla Direttiva 81/851/CE. Anche gli equidi da allevamento e da reddito e gli equidi registrati (che possono diventare, ad un certo momento della loro vita equidi da macello e quindi sono sottoposti alla Direttiva 81/851/CE) possono essere trattati con medicinali contenenti sostanze elencate nell’allegato IV: questo è possibile a condizione che tali equidi siano sufficientemente identificati e controllati. Per questa più precisa identificazione degli equidi, necessaria per poter esercitare il “sufficiente controllo, la Decisione 2000/68/CE modifica il documento di identificazione degli equidi (passaporto), in precedenza regolato dalle Direttive 90/427/CE e 90/426/CE , aggiungendo un nuovo capitolo (CAPITOLO IX), dedicato alla “Sommini strazione di medicinali” e trasformando il numero di identificazione che contrassegna il passaporto in un “numero di identificazione a vita dell’animale”. La “sostanza” del nuovo capitolo è la dichiarazione del proprietario che “esclude definitivamente ogni possibilità di macellazione dell’animale a Ori di consumo umano” oppure che “l’animale designato nel ...documento di identificazione è destinato a macellazone a fini di consumo umano”. Di fatto, per diversi motivi, molti proprietari di cavalli da sport, da corsa, da tempo libero dichiarano di escludere la possibilità di macellazione de loro campione o compagno del tempo libero. Questa dchiarazione, secondo la Decisione 2000/68/CE, deve essere confermata da ogni nuovo eventuale proprietario. Gli effetti della 2000/68/CE sono dunque tali da far crescere, con forte accelerazione, il numero di proprietari che escludono per il loro cavallo la ma:ellazione e che guardano ad una diversa prospettiva di vita e di morte dei loro cavalli. E oggi, questa decisione, con la 2000/68/CE, è irrevocabile. Esclusa la macellazione, le ternative di morte possibile sono o l’eutanasia o la morte -maturale a conclusione di una lunga vecchiaia o la soppressione prematura e l’avvio all’inceneritore. Al di là dei problemi che pene la stessa gestione della Decisione 2000/68/CE (non c’è chiarezza sul numero di identificazione: una proposta al Ministero della Sanità di generalizzare l’uso del microcip è rimasta inevasa; non c’è chiarezza sul comportamentc da tenere di fronte ai cavalli che vengono da Paesi extraeuropei: come garantire che un cavallo non è mai stato tratto con medicinali contenenti sostanze elencate nell’allegato IV?) c’è dunque il problema di realizzare condizioni diffuse di mantenimento del cavallo anziano meno onerose dal punto di vista economico. Da qui l’idea della creazione d una rete di assistenza, fatta di associazioni, fondazioni, ent no-profit, per l’impiego di pascoli comuni, di terreni pubblici marginali e abbandonati. propagazione degli incendi. La presenza del cavallo, anche quella’ del cavallo anziano, può essere il motore di nuove attività collegate al suo mantenimento, fattore importante di rianimazione di strutture ed aree. La compatibiltà della presenza del cavallo e delle attività indotte con la tutela dell’ambiente è fuori discussione. La possibilità di avere a disposizioni grandi superfici, pascoli, aree a sottobosco, ecc. è molto importante, perché può volere dire abbattere i costi di mantenimento (teoricamente un capo adulto è autosufficiente, se lasciato libero su un ettaro di terreno) e facilitare in questo modo lo sviluppo di enti e associazioni che si organizzano intorno alla conservazione del cavallo anziano. La loro opera, fondata sul volontariato, è sempre anche di tipo culturale e non deve essere sottovalutata, perché il valore del rispetto verso la natura passa anche queste cose, che sono di straordinaria efficacia soprattutto nei confronti dei bambini. La nostra proposta ha a mio avviso diversi aspetti positivi: rivalutazione dei terreni dimessi, possibile recupero di cavalli per ippoterapia, possibile recupero di cavalli per equitazione o compagnia, lotta naturale contro gli incendi nei boschi, visto che il cavallo in libertà mangia e calpesta tutto il sottobosco rendendo in tal modo quasi impossibile l’opera di piromani e le cause naturali per l’incendio dei boschi.
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