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Le Voci del Trotto: Mondo ippico alla rovescia (14.6.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 14/6/2006
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MONDO IPPICO ALLA ROVESCIA

Piano, piano, quasi senza che ce ne accorgessimo, il mondo dell’ippica, dall’avvento sciagurato dei politici con conseguente estromissione dei tecnici, dei competenti, si è trasformato radicalmente. La centralità del cavallo se n’è andata a farsi benedire: e l’UNIRE, nata e statutariamente delegata all’incremento della razza equina, non ha più considerato la scommessa un mezzo per tali fini, ma si è messa al servizio dei gestori, trasformando il cavallo in un mezzo per arricchirli. Agenzie ricche, bilancio faraonico dell’UNIRE che antepone la gestione dell’Ente al monte premi. Senza parlare del calendario ippico, informato ormai al principio di spremere le povere bestie costringendole a correre negli orari più allucinanti, come a Firenze nei pomeriggi estivi, oppure programmando addirittura dei matinée estivi, solo perché non si è tenuto conto del calendario di calcio dei mondiali. Allora anche i poveri artieri sono costretti a lavorare la sera fino ad oltre la mezzanotte, per riattaccare all’alba e recarsi, spesso sobbarcandosi a lunghi viaggi, ad accompagnare i cavalli impegnati di mattina. Quale politica di incremento, di miglioramento del cavallo ha posto in atto l’UNIRE? Piuttosto sembra che si sia dedicata alla distruzione del patrimonio ippico, evidenziata in modo drammatico dai Grandi Premi, nei quali fanno razzia gli stranieri con i loro cavalli, quelli si, protetti da programmi leggeri in Paesi dove la scommessa è al servizio del cavallo, e non viceversa. Quello che è avvenuto in Italia sotto i nostri occhi è allucinante: peggio ancora la complicità di certi personaggi che, per le cariche di responsabilità ricoperte, avrebbero dovuto opporsi con forza, e che hanno colpevolmente taciuto in cambio di favori personali: ed hanno purtroppo “venduto” le categorie che rappresentavano. L’opera di “risanamento” è però (fortunatamente) incominciata: qualcuno di questi personaggi è stato spazzato via, qualche altro lo sarà tra breve, qualche altro ancora che cerca di riciclarsi sarà certo sbugiardato. Se la base degli ippici, come sembra, si è risvegliata e riuscirà a far sparire queste disastrose connivenze con un potere lontano mille miglia dai bisogni dell’ippica, si può coltivare ancora la speranza che l’ippica si riprenda e che ognuno assuma il proprio ruolo statutario riconoscendo i fini per i quali Enti ed Associazioni sono stati creati.

 
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