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Lo Sportsman: Tragica scomparsa di Roberto Petrini (13.6.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 13/6/2006
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DOMENICA IN UN INCIDENTE AUTOSTRADALE, DI RITORNO DALLE CORSE DELLA MATINÉE DI SAN GIOVANNI TEATINO
Tragica scomparsa di Roberto Petrini

Non sarà il momento delle riflessioni, né quello delle polemiche. Ma se non è questa l’ora per dire certe cose, quale sarà mai? La morte di Roberto Petrini, giovane driver coinvolto in un incidente stradale nel suo van, deve anche far pensare.
Petrini era reduce da un sabato che l’aveva visto correre alla mattina a Civitanova Marche, e poi si era trasferito di volata a Roma per il convegno notturno di Tor di Valle. E poi la domenica ancora matinée, stavolta a Pescara, dopo esser passato da casa a Montegiorgio.
Vita da driver, che fanno il giro d’italia tutti i giorni per guadagnarsi la pagnotta, investendo, tempo, salute, denaro e affetti in un tour difficile. I guidatori per natura non pensano al pericolo, partono e vanno. Lo fanno per senso del dovere e per necessità, si sentono invincibili perché non hanno il tempo di guardare le loro debolezze.
Se Petrini avesse vinto tutte e tre le corse della sua domenica a Pescara, avrebbe portato a casa all’incirca 500 euro di percentuale.
Sì, proprio così, girare l’italia, lavorare dodici, anche 15 ore al giorno, per correre mattina, pomeriggio e sera in corse con montepremi da 1.900 euro al primo, questa è la vita della stragrande maggioranza dei guidatori. Gente che non ha scelta, pressata da un mondo che si è lasciato andare in tal senso.
Chi è incaricato di stilare calendari pieni di convegni, di sfamare maniaci del movimento scommesse solo con la quantità perché non ha la fantasia per sfruttare la qualità, chi ha deciso che l’ippica non può avere un giorno di chiusura perché va creata dipendenza, in questi momenti ha il dovere di pensarci. Non cambierà niente e ogni tanto ci sarà un Petrini che ne farà le spese, ma dirlo, e per tutti pensarci, è un dovere irrinunciabile.
Roberto Petrini è morto domenica in un incidente sull’autostrada A14 ne pressi di Pedaso. Aveva 38 anni, lascia la moglie e un bambino di cinque anni, una tragedia che non ha bisogno di altre parole.
Nel pomeriggio di una maledetta e trafficata domenica di giugno, viaggiavano in tre su un piccolo van, guidato da un amico (e appassionato che tutti nel mondo del trotto conosciamo come “Capanna” per il suo tifo sfrenato per il Capanna vero, e con l‘artiere Massimo. Due compagni che se la caveranno nonostante fratture e ferite gravi, mentre Roberto è stato schiacciato dalle lamiere del van, coinvolto in un maxi tamponamento e compresso tra due Tir. Roberto faceva da sempre parte del mondo del trotto, la cui passione gli è stata tramandata da papà Neghelli e ha contagiato anche il fratello Massimo e lo zio Marrico. Petrini, dopo un periodo di rodaggio, aveva trovato la felicità professionale raccogliendo ottimi risultati con i cavalli di scuderia, e negli ultimi tempi era il guidatore della scuderia del Marziano, con il quale era riuscito a far volare Ele Code, la sua cavalla più forte, e il vecchio Volturno Sport. Da qualche tempo Roberto Petrini era un driver di punta a Montegiorgio questo per un marchigiano puro come lui, venuto dalla gavetta, è come vincere l'Amerique. Roberto Petrini era persona squisita che non conosceva arroganza, boria e tantomeno cattiveria. In tanti anni passati tra pista e scuderia non l'abbiamo mai visto litigare per una corsa o alzare la voce, se non per sorridere. E percio e per tanti altri motivi, l’amarezza è più grande.
Charles Bukowrsky scrisse: “Seppellitemi all’ippodromo, che io possa ancora sentire l’ebrezza della retta d'arrivo. E' li che speriamo riposi in pace Roberto. MM

 
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