LE CUPOLE DELLO SPORT Ciclismo, calcio, ippica, atletica, basket, competizioni sportive in genere: vuoi per superare gli avversari e stabilire dei record, vuoi per gli interessi economici in ballo, tra doping e combine lo sport si sta irrimediabilmente sporcando. De Coubertin è ormai considerato uno stupido idealista fuori dal tempo, la lealtà, il rispetto per il pubblico che ancora ingenuamente crede nell’impresa, tutto crolla sotto i colpi di maglio della corruzione. Più in alto sono gli uomini che gestiscono lo sport, più si rendono inavvicinabili, più vergogna dovrebbero provare quando il marcio alla fine li sommerge. Le recenti vicende calcistiche hanno sollevato il coperchio di un pentolone nel quale per anni bollivano gli ingredienti peggiori di una minestra che il popolo (intelligente) ormai si rifiutava di assaporare, e che solo la sapiente propaganda di chi lucrava su di essa riferiva commestibile. Noi dell’ippica allo scoppiare della vicenda calcio non ci siamo granchè meravigliati, perchè purtroppo abbiamo i nostri guai. E mentre il calcio sta dando prova di potersi rifondare, perchè l’inchiesta in atto colpisce senza distinzione sia la manovalanza che i vertici, colpevoli quanto e forse più degli altri, da noi sta prevalendo la tendenza a colpire gli ultimi anelli della corruzione, che sono certamente colpevoli, ma con l’attenuante che è un livello dove piuttosto che la sola corruzione vige la minaccia fisica. E che purtroppo non hanno modo di difendersi, perchè vi sono segni tangibili che i piatti della giustizia sportiva spesso non sono allo stesso livello. Ad esempio si sa che oltre 500 casi di doping accertato giacciono in attesa di provvedimenti, perchè in essi, forse, vi sono coinvolti nomi eccellenti (ma il calcio a suo tempo, non condannò i Rossi, i Giordano ecc. senza guardare in faccia a nessuno?): mentre quando la macchia d’olio era ancora limitata, i pesciolini piccoli hanno pagato, e qualcuno sta pagando, a caro prezzo. E’ anche strano, o comunque noi uomini della strada non comprendiamo, come la Giustizia ordinaria, quella vera, possa comportarsi in maniera apparentemente differente in casi analoghi. Nel calcio le intercettazioni telefoniche hanno irrimediabilmente incastrato personaggi eccellenti, come la ormai famigerata Triade, alcuni giocatori, “dirigentissimi” come l’inossidabile Carraro (già da tempo “infame” per il popolo napoletano). Ebbene, questi signori sono stati semplicemente “avvisati”, poi chiamati per un regolare interrogatorio, e poi, probabilmente, quelli che non sapranno giustificare certi fatti, saranno oggetto di provvedimenti restrittivi. Nell’ippica il procedimento, ai nostri occhi sprovveduti, è stato inverso: dopo le intercettazioni sono seguiti i provvedimenti restrittivi, durante i quali si sono svolti gli interrogatori, che per questo rivestono ben altra valenza anche psicologica. L’auspicio è che per l’ippica, come per il calcio, essendo venuti i nodi al pettine, giunti al momento della verità, la pulizia sia larga e totale, e non si limiti l’indagine alla periferia operativa. Che siano oggetto dell’attenzione della magistratura tutte le attività legate al nostro sport, anche quelle altissime svolte dall’UNIRE, a partire dai bilanci, dagli appalti, dalle concessioni, dalle famose fidejussioni per i minimi garantiti, giù giù fino ai rapporti privilegiati con certi personaggi, ai criteri di classificazione degli ippodromi, al rispetto delle regole nella compilazione dei calendari delle corse, al rispetto delle scadenze nei pagamenti dei premi, al corretto funzionamento dell’ufficio indagini, ai requisiti dei funzionari di tali delicati incarichi, all’accertamento della competenza della marea di funzionari di Giurie e commissari nominati durante le recenti gestioni, e della necessità di tali assunzioni. Tutto questo per sgombrare una volta per tutte le dicerie ed i pettegolezzi, certamente ingiusti, che circolano nell’ambiente, circa la correttezza di una gestione che in pochi anni ha prodotto nell’ippica un terremoto superiore ad ogni immaginazione. E per ripartire da “Ippica anno zero” con lo scrupoloso rispetto dei fini statutari dell’Ente. Senza pericolose deroghe. Senza cupole più o meno palesi. |