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Lo Sportsman: Marco sulla cresta dell’onda (22.2.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 22/5/2006
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IL FRANCESE DOMINA IL DERBY E REGALA UN BIS STORICO A MONTERISO, OU1MO SECONDO STORM MOUNTAIN
Marco sulla cresta dell’onda

Italia battuta ma solo da un campione

FRANCO RAIMONDI
In ginocchio, battezzati ma non sconfitti, perché di fronte a Dio André non c’è niente da fare. Storm Mountain avrebbe vinto un Derby normale, contro cavalli allenati da trainer normali, ma quando ci sono di mezzo i mostri plasmati a Chantilly dal più grande talento del galoppo mondiale è inutile opporsi. Soprattutto quando bisogna arrivare ai 2400 metri delle classiche. In quella perfetta sintesi di muscolo e grasso, in quelle macchine preparate al millimetro, c’è qualcosa di più e di diverso, quello che permette lo scatto quando gli altri vanno in asfissia.
«L’ho montato forte in curva, poi, appena in retta, mi sono trovato a fare il canter di fianco agli altri e avete visto come è scattato?» ha detto Marco Monteriso al suo secondo Derby consecutivo, agganciato con un ingaggio quasi casuale e portato a casa nel modo più logico:montando un favorito come si deve montare un favorito.
Non c’e gioco contro i cavalli di André Fabre. Qualche volta possono perdere ma sono diversi, troppo diversi da quelli che siamo abituati a trovare. Si, Gentlewave è un avversario completamente fuori da canoni dei cavalli da ltalian Derby. Uno di quelli, Yarqus, era in pista e ha perso chiaramente.
Perdere da Fabre non è un disonore. I Bezzera non possono rimpoverarsi nulla. Hanno allevato un bel cavallo, forse non completamente da miglio e mezzo. Un cavallo da Derby, che ha trovato un Ufo proprio nel giorno più importante. «Quello andava di più, noi abbiamo avuto una corsa perfetta, ma non c’è stato nulla da fare» ripeteva Dario Vargiu.
Battezzati ma non sconfitti, perché ci sono corse in cui un terzo posto vale una vittoria. Quando Sergio Scarpellini ha fatto mettere la firma sotto un contratto a Mirco Demuro aveva capito la differenza che c’è tra il Bimbo e gli altri fantini. Rockmaster, con la regia di Lorenzo Brogi, e approdato a un terzo posto che dà sostanza e speranze, che illustra anche un progetto allevatorio. «Mi sono messo tranquillo ad aspettare perché ho capito che davanti si camminava. Ho preso il massimo possibile e sono felice per tutta la scuderia» ha detto Mirco, perfetto espada.
Abbiamo perso, d’accordo, ci siamo presi in faccia quattro lunghezze ma non dobbiamo cospargerci il capo di cenere. E’ stato un Derby autentico, di serie A2, che non è poco. Ed è un peccato che a Monachesi sia rimasto solo lo straccio di un quarto posto con la beffa della non remunerazione per il suo allevatore. Un brutto scherzo.
E non bisogna condannare nemmeno Rattle and Hum. Non è il primo e non sarà l’ultimo vincitore delle Ghinee ad uscire sconfitto dalla distanza nel Derby. <Proprio non l’ha fatta. Ha avuto un percorso buono, si è fatto dosare, ma quando siamo arrivati ai 500 finali non c’era più. Questa sconfitta non gli deve togliere nulla perché sul miglio Rattle and Hum rimane un bel cavallo» ha spiegato Stefano Landi. Lo sapevamo, però quando arriva il Derby non ci si può chiamare fuori. Il bello delle corse è scoprire in fondo a questa dirittura, chi tiene e chi molla, chi vince e chi perde.
Per questo che ogni anno si viene a Roma quasi in pellegrinaggio, come hanno fatto 200 appassionati di Floridia. E ogni tanto ci appaiono i cavalli di Dio André.

 
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