La percezione dei dettagli
E' quasi una consuetudine del mondo dell’ippica pensare ai massimi sistemi. Pensare a grandi progetti, utilizzare parole delicate come ‘promozione” o “popolare” per riempire i buchi di ragionamenti che poco hanno di complessivo, che sono mirati alle esigenze del momento, all’idea estemporanea, alla volontà di farsi pubblicità. Un indirizzo tipicamente ippico (così come le divisioni e le discussioni”condominiali”), seguendo il quale si tralasciano regolarmente le necessità di una progettualità che abbracci tutti i vari aspetti del settore, ma soprattutto si perde la capacità di mette afuoco alcuni problemi, che sembrano dettagli ma che in realtà sono importanti al fine di dare un’impressione di qualità complessiva del settore. E il metodo ippico ricorda quello della Fiat di una ventina d’anni fa, quando l’azienda produceva la Ritmo o la Duna e pensava, basandosi sulla forza del marchio e sulla promozione, di poter continuare a vendere prodotti che la gente non apprezzava e che erano stati sorpassati di anni luce dai tedeschi in termini di percezione di affidabilità. Dettagli che probabilmente sfuggono, ma che hanno effetti pesanti. Si tratta apparentemente di piccole cose, magari, come quelle accadute giovedì a Tor di Valle, dove la schiera di uomini addetti al controllo delle corse (non pochi) non s’è accorta che uno dei cavalli della quarta corsa non era neppure sceso in pista. Oppure che il ritardo accumulato dall’ambulanza che aveva portato in ospedale un driver ha portato all’annullamento di una corsa, visto che non c’era il mezzo di riserva. Dettagli come quelli di alcune partecipazioni alle Tris, che in questi giorni hanno proposto campi di partenza particolarmente poco interessanti, nei quali abbiamo visto non solo dei vincitori per dispersione, ma anche debuttanti o soggetti che erano in pista dichiaratamente per fare un percorso e basta. E queste cose disorientano i giocatori e procurano un danno d’immagine. Dettagli come quelli relativi alla programmazione, che continua a presentare tanti punti interrogativi. Come in questo “ponte” del primo maggio, che vedrà concentrate il giorno della festa del lavoro le tre corse più importanti (per il galoppo l’Emanuele Filiberto di Milano e il Signorino di Roma e per il trotto l’Elwood Medium), lasciando del tutto scoperti invece in sabato e la domenica. Una scelta che, soprattutto per quanto riguarda il galoppo, appare incomprensibile, visto che divide i protagonisti e di conseguenza anche l’attenzione del pubblico. Un’altro esempio è rappresentato dalla programmazione ‘classica”, visto che il grande progetto di effettuare Giovanardi e Nazionale in batterie e finale non è evidentemente stato studiato nei dettagli. Così solo da pochi giorni si è saputa la formula del gruppo i di Modena che si disputerà fra un mese e così il Giovanardi si correrà in contemporanea con l’Elitlopp. Un fatto che evidentemente fa a pugni con l’ambizione che qualche italiano (cavallo o driver) sia presente al festival di Stoccolma. Uno spostamento all’indietro del Giovanardi avrebbe poi avuto un significato, visto che avrebbe consentito di ampliare lo spazio fra di esso, I Città di Napoli e il Nazionale, oggi decisamente a contatto di gomito. MT
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