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Lo Sportsman: Il paragone con l’inghilterra (21.4.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 24/4/2006
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NORME SUGLI IMPIANTI

Il paragone con l’inghilterra

Le regole fissate dall’Unire sono un primo passo, ma ancora lontane da quelle del Jockey Club

GIORGIO BERGAMASCHI
E' stato impressionante assistere sugli schermi di At the Races allo scarto di un cavallo, poi finito contro uno steccato. Ed è stato stupefacente vedere - e poi, rivedere al rallenty - come lo steccato si arcuasse e quindi, liberato dagli agganci, dopo aver salvato la vita di cavallo e cavaliere se ne andasse, come “catapultato, metri e metri più in là. Mentre cavallo e fantino se la cavavano senza conseguenze.
E' tempo (ne abbiamo scritto nell’edizione di ieri) di “impianti a misura di cavallo”. E allora, approfondiamo l’argomento, apriamo un dibattito, senza dubbio compiremo un primo passo, sul ritorno alla nostra cultura d’origine. Quindi, eccoci al tema “Prescrizioni tecniche minime per gli impianti ippici”. Nel lontano maggio 2004, dunque con diversi decenni di ritardo rispetto ad altre nazioni ippicamente più evolute della nostra, l’Unire stabiliva le norme minime per gli ippodromi. Si trattava di poche righe, per iniziare a cambiare qualcosa nel panorama nazionale degli ippodromi. In questo modo, però non si agevolavano certo i complessi minori, sulla via di investimenti e possibilità di marciare di pari passo con i grandi gruppi.
Analizzando le strutture di un complesso ippico, effettuiamo un excursus partendo dagli steccati.
Steccati di sicurezza
Finalmente, si è provveduto ad utilizzare prodotti al passo con i tempi, le plastiche moderne hanno consentito di creare prodotti altamente sicuri e di scarsa manutenzione. Peccato, però, che non si sia proceduto ad analizzare o a certificare i prodotti che rispecchiano compiutamente tali caratteristiche. Non esistendo un registro dei prodotti approvati, chiunque può produrre uno steccato che rispecchi quello delle norme. Chi garantisce, poi, che la plastica impiegata sia opportunamente additivata, per resistere all’invecchiamento dei raggi U.V.? E chi ha testato lo scorrimento dei correnti, affinché prima della rottura vi sia un allungamento tale, da consentire l’assorbimento di parte dell’impatto?
Il Jockey Club inglese ha creato un’apposita commissione per l’approvazione dei prodotti, con l’obbligo da parte dei produttori di presentare congrua documentazione, corredata da "crash test” a differenti temparature (-15° +25°), per valutare il comportamento della plastica sotto sforzo. Dal 2002, lo steccato deve poi essere marchiato con il mese e l’anno di produzione.
Da noi, non si riscontra alcun obbligo di segnalazione dei passaggi con correnti di altro colore (obbligatorio in Inghilterra, dal 2003) al fine di consentire, in caso di gravi cadute, un più rapido transito dell’ambulanza all’interno delle piste, per prestare soccorso ad eventuali infortunati.
Venendo allo spazio di sicurezza fra siepe e steccato, di metri 1,20 in presenza di siepi o alberi, tale spazio sembra insufficiente in quanto, se un fantino dovesse essere catapultato aldilà dello steccato, l’impatto sarebbe sicuramente deleterio. Non sarebbe dunque meglio provvedere ad un opportuno rivestimento, mediante una protezione che consenta di attutire gli effetti dell’impatto? Il Jockey Club Inglese pone il limite a metri 2,50.
Dopo gli steccati, il tondino.
Tondino di presentazione
Per quest’area, destinata alla presentazione prima e in alcuni impianti al dissellaggio poi, a tutto il primo semestre 2004 non vi erano prescrizioni per quanto riguarda la recinzione. Ma in questa zona avviene il primo contatto tra pubblico e cavalli, che dovrebbero essere opportunamente separati. A seguito di una serie di incidenti occorsi, in Inghilterra - dove erano rimasti coinvolti gli spettatori, il Jockey Club ha stabilito che tra il pubblico ed i cavalli debba esserci uno spazio vuoto di almeno 2 metri e vi sia una doppia recinzicne costituita da uno steccato a collo d'oca e recinzione anti-intrusione.
Tondino di insellaggio
Relativamente, questo settore, si parla di 18 poste coperte e 4 box completi di porta a due battenti. E però, non vi è alcun accenno su con quali materiali devono essere costruiti, Il Jockey Club ha stabilito che tali box devono essere muniti di un rivestimento, che consenta la massima igiene e debbono inoltre essere sterilizzati fra una giornata e l’altra di corse. Tale rivestimento deve essere anche in grado di attutire calci, che eventualmente possono essere tirati dai cavalli all'insellaggio.
Un’occhiata, ora, alle piste da ostacoli.
Piste ostacoli
La norma recita solamente le dimensioni della pista e si rifà al regolamento, per quanto concerne gli ostacoli, Peccato che alcuni di questi, invece di essere costruiti con le regolamentari filagne in castagno, siano fatti con le putrelle ad H di ferro, Il Jockey Club segue costantemente, tramite una commissione, la sperimentazione di nuovi ostacoli al fine di creare degli ostacoli il più possibile confacenti alle nuove andature di corsa ed anche a minimizzare i danni provocati da un eventuale impatto del cavallo con gli stessi. Esiste, sempre a cura del Jockey Club, un database per il monitoraggio degli incidenti al fine di modificare gli ostacoli più pericolosi, per evitare di creare ostacoli troppo difficili da superare.
Impianto di irrigazione
Anche questa norma recita che ogni pista (allenamento o corsa) deve essere munita di impianto di irrigazione. Peccato, però, che non si specifichi la quantità di acqua che deve essere distribuita per ogni ettaro di terreno. Jockey Club, norma 1.10 del racecourse manual, stabilisce che in caso di mancate precipitazioni la pista deve essere irrigata con 2,5 cm di acqua per ettaro (254.500 litri, che diventano 279.900 calcolando un 10% di evaporazione).
Scuderie
La normativa in tema di scuderie appare laconica. A parte le dimensioni statiche ed il numero minimo, evita assolutamente di menzionare i materiali che consentano di saniflcare l’ambiente fra un cavallo e l’altro e specifica solo in numero minimo, evidentemente prevenire malattie come EHV (herpes-virus Equino), EVA (arterite virale equina), Adenite quina, tutte malattie che si trasmetto per via aerea.
Il Jockey Club non solo stabilisce che vi deve essere un box per partecipante all’interno di un recinto di sicurezza per ogni giornata di corsa, e che questo non deve essere stato occupato da un altro partecipante alla riunione, ma stabilisce anche come devono essere costruiti i box stessi:
1. Pavimento antiscivolo
2. Superfici interne lavabili e sterilizzabili
3. Tetto coibentato per l’uso in estate
4. Protezione delle sporgenze in corrispondenza di porte e finestre
5. Assoluto divieto per mangiatoie fisse e beverini (solo anelli, per legare i cavalli)
6. Obbligo di ottenere il nullaosta, per costruire box in legno
7. Alta qualità della lettiera, che non deve essere polverosa, la paglia non viene considerata lettiera idonea ad un ippodromo e viene fornita solo su espressa richiesta dell’allenatore.
8. La pulizia delle scuderie deve essere effettuata con vapore o con idropulitrici ad alta pressione, a questo deve seguire una disifenzione con prodotti chimici.
Conclusioni
Dall’analisi dei sopraelencati punti è facilmente individuabile come le norme siano insufficienti a soddisfare quegli standard qualitativi propri, di nazioni che hanno una fiorente industria ippica, cui tengono particolarmente e perciò stesso stimolano anche il mercato dell’indotto con innovazioni e valutazioni dei prodotti molto rigorose, al fine di evitare che prodotti pericolosi, avvantaggiandosi magari di un prezzo più basso, conquistino il mercato a discapito della sicurezza di uomini e cavalli, Ovvio, questi costituiscono la “prima risorsa”, per creare corse avvincenti e affascinanti per il pubblico. Anche questa è cultura ippica. Anzi, è partendo da questi presupposti che si può realizzare un’ippica di valore, omogenea nelle sue peculiarità tecniche, sicura e capace di compiersi anche attraverso il mercato.

 
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