La bravura di saper aspettare MARCO TRENTINI
Biglietto di prima classe per un viaggio in Europa per un anziano d’Italia. La notizia è quasi una sorpresa, una bella sorpresa. Perché da Modena, finalmente, è arrivata una ventata di speranza, una carta importante da giocare sui tavoli che contano. L’Express di Andrea Guzzinati ha devastato gli avversari e demolito il record fissato da Uniforz, ma soprattutto ha dimostrato fino in fondo che quella che finora era una promessa è diventata realtà. Senza pressione e senza fretta, modalità ormai quasi del tutto sconosciute, I Guzzinati e i Roussel non hanno certo schiacciato sull’acceleratore, neppure un anno fa, quando Express aveva dimostrato a Torino di poter essere un primaserie. Ma anche allora la prudenza e qualche piccolo problema fisico avevano consigliato di dire no alle facili tentazioni di gloria. Una decisione saggia e oggi quasi anacronistica. Express ha avuto un altro anno per diventare grande, per consentire al suo fisico di completare la fase di crescita. E il risultato, clamoroso e entusiasmante, si è visto a Modena. Una piccola lezione, un’ulteriore conferma della necessità di guardare al futuro anziché bruciare tutto e subito in quella sorta di tritacarne che sono soprattutto i Criterium e in generale le corse per i giovani. E l’impresa di Express non può che far pensare. Pensare a cosa potrebbero diventare i cavalli italiani se non ci fosse questa corsa al massacro che ne distrugge la maggior parte nel giro di un anno e mezzo. Cavalli di altissima qualità, che potrebbero davvero diventare grandi protagonisti nelle sfide europee. Pensare in grande e saper aspettare. Una logica che fa a pugni con quella in voga oggi dell’investimento speculativo, che deve essere prima di tutto rapido. E a poco o a nulla serve fare i conti, quelli che sono invece dimostrati dai francesi, che sanno benissimo che in quattro, cinque anni di carriera un cavallo vince molto di più che in una sola stagione, o addirittura spesso in metà di essa. Che si tratti di un campione o ancora più se si tratta solo di un buon cavallo. Pensare in grande e saperaspettare. Una logica chefa a pugni còn quella in voga oggi dell’investimento speculativo, che deve essere prima di tutto rapido. E a poco o a nulla serve fare i conti, quelli che sono invece dimostrati dai francesi, che sanno benissimo che in quattro, cinque anni di carriera un cavallo vince molto di più che in una sola stagione, o addirittura spesso in metà di essa. Che si tratti di un campione o ancora più se si tratta solo un buon cavallo. Se Express fosse stato gestito con questa logica, così come è successo a tanti altri suoi coetanei, quasi certamente non sarebbe diventato quello che è oggi. Non avrebbe vinto ‘Orlandi e non sarebbe la promessa che è. Sarebbe semplicemente uno dei tanti passati nel tritacarne. Forse con un passato ma senza futuro.
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