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Lo Sportsman: Francamente... Polidori (28.3.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 28/3/2006
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The producer
«L’ippica italiana deve proporre corse buone al suo pubblico»
Franco Polidori è l’allevatore di Electrocutionist, ma non solo, perché questo signore genovese di 76 anni ha una conoscenza molto approfondita del settore, anche e soprattutto dalla parte del banco, visto che il suo viaggio nell’ippica è partito da lontano: è diventato direttore e poi proprietario di agenzie ippiche, quindi leader dello Snai e ha gestito la difficile realtà di Milano nel “dopo Di Capua” e Capannelle. Da Polidori arrivano i complimenti a Dettori. «Solo lui - e Marco Monteriso me l’ha confermato - avrebbe potuto vincere una corsa del genere. Si è trovato a fare delle scelte e, se ne avesse sbagliata anche appena una, avrebbe perso. Frankie è inarrivabile e le ha indovinate tutte». Ma anche le proposte su quello che vorrebbe essere la “sua” ippica. «Mi sono stancato di ripetere un concetto: le scommesse devono essere al servizio dell’ippica e non viceversa (la stessa cosa ripetuta più volte dal Ministro Aemanno ndr.). La battuta del toscano che avete riportato sul giornale non è lontana dalla verità. Se non si capisce che l’ippica deve proporre corse buone al suo pubblico, si finirà a gambe per aria». Come ha confermato anche Polidori Frankie Dettori è stato decisivo, un Dettori che ieri era in Inghilterra. «Sarò presto nuovamente in Dubai. Andiamo verso il Craven meeting, conto di esserci, ma probabilmente solo per il primo giorno, dal momento che, in coincidenza, ci sono i trial dei cavalli Godolphin in Dubai».

Francamente...
Polidori, allevatore di Electro e uomo delle grandi scommesse

FRANCO RAIMONDI
Electrocutionist e il suo allevatore Franco Polidori hanno una cosa in comune: vanno dritti al traguardo, senza prendere scorciatoie, galoppando di forza. Non saranno simpatici ma sono genuini, una dote anche se in questa epoca ce la vogliono far passare per un difetto. Quando Franco Polidori dice bravo a qualcuno non è una moina e, quindi, il complimento a Lanfranco Dettori vale doppio: «Solo lui - e il mio fantino Marco Monteriso me l’ha confermato - avrebbe potuto vincere, una corsa del genere. Si è trovato a fare delle scelte e, se ne avesse sbagliata anche appena una, avrebbe perso. Siccome è Frankie, un fantino inarrivabile, le ha indovinate tutte».
Hanno un dverso sapore, invece, i complimenti arrivati via telefono. «Si, mi hanno chiamato in tanti racconta Polidori - ma non ho ricevuto nessun segnale dall'Unire. Alla mia età sono diventato selettivo, ho imparato a valutare le persone, capisco chi mi dice bravo dal cuore e chi lo fa fingendo ma non è un problema. Mi tengo i complimenti degli amici, la soddisfazione della vittoria e spero anche il premio all’allevatore», Franco Polidori è fatto a modo suo.
Su un colpo di antipatia vendette per quattro soldi Elbaha, la madre di Electrocutionist che Arturo Brambilì acquistò a soli 40,000 dollari, per poi comperare la sorella Myloveportofino (in razza, destinata a Red Ransom n.d.r.) che a sua volta era stata sbarazzata a un prezzo modesto. Domenica avrebbe volentieri spento la televisione delle corse durante il pomeriggio del Pisa... «Sono rimasto a casa perchè, per fortuna, quest’estate non ho preso, il Genoa... Mi è toccato vedere il talk show con Bruno Vespa. Mamma mia che tristezza. Vorrei
sapere che senso ha mettere in piedi un programma del genere, che nessuno vede fuori dal mondo delle corse, con personaggi che parlano di cose che non conoscono, esattamente il contrario di quello di cui ha bisogno l’ippica. Servirebbe conquistare visibilità all’esterno e, invece, ci ripieghiamo su noi stessi, con una televisione che offre immagini senza appeal»
Così, tra una parola e l’altra, tra una corsa e l’altra, Polidori ha deciso di tenere la mente sveglia intorno a un’idea: «Ci pensavo vedendo le immagini della tribuna di Pisa, riflettendo sulle grandi possibilità che offre un posto del genere. Sarebbe bello agganciare un grande meeting internazionale a quello del Dubai, che finisce intorno il 25 marzo. Pisa potrebbe diventare il campo principale dell’aprile europeo, naturalmente migliorando -, d’accordo con gli enti locali - le strutture ippiche e di accoglienza». Pensare in grande. Una cosa che la nostra ippica ha ormai scordato. «Per forza puntualizza Polidori - tutti parlano di scommesse e non di ippica. Mi sono stancato di ripetere un concetto: le scommesse devono essere al servizio dell’ippica e non viceversa. La battuta del toscano che avete riportato sul giornale non è lontana dalla verità. Se non si capisce che l’ippica deve proporre corse buone al suo pubblico, si finirà a gambe per aria».
Franco Polidori ha iniziato il suo percorso ippico scrivendo i biglietti in sala corse (una volta si chiamavano così...), è diventato direttore e poi proprietario di agenzie ippiche, quindi leader dello Snai e ha gestito la difficile realtà di Milano nel “dopo Di Capua” e Capannelle. Un viaggio ippico completo durato 50 anni, pieno di lezioni: «Il problema dell’ippica è che il suo prodotto rischia di diventare sempre meno appetibile rispetto alle scommesse sugli altri sport. A colpo di brutte corse, di cavalli trasformati in numeri su ippodromi che sono roulette a cielo aperto, abbiamo perso molta clientela. Anche il passaggio al “grande totalizzatore nazionale” ha cambiato le cose perchè una volta c’era la lotta tra i giocatori e i titolari di agenzia. Adesso si goca contro una macchina anonima e i puntatori “grossi” non si divertono più».
Con qualche baule pieno di esperienze Franco Polidori può immaginarsi presidente dell’Unire per un giorno. Quali sarebbero i suoi primi tre provvedimenti? «Inizierei a chiamare e socetà di corse per predisporre un calendario coordinato, con programmi puntati sulla qualità e l’obiettvo di conquistare un pubblico nuovo. Quindi punterei su un addetto stampa capace di comunicare davvero con i media perchè dobbiamo ricostruire la nostra immagine sui media. Poi prenderei un uomo di pubbliche relazioni con un semplice incarico: convincere i grandi nomi del capitalismo, che comprano barche miliardarie e non hanno visibilità, a investre in cavalli da corsa che costano meno e possono offrire un ritorno. Insomma, va ricostruita un’ippica di vertice per arrivare al grande pubblico».
Ma cosa manca all’ippica di oggi per essere come quella di ieri? «Le persone replica pronto Polidori. Quando ero alla guida di Capannelle avevo ospiti fissi del mio ufficio personaggi come Alessandro Perrone, Tudini, l’avvocato D’Alessio. Mi impedivano di lavorare, ma il contatto con loro era fondamentale. La loro pressione alla fine era un aiuto per la Società di corse e dava benefici a tutta l’ippica».
Il ragazzo che scriveva “i biglettini” in sala corse ne ha fatta di strada. Ha attraversato tutte le esperienze possibili nell’industria ippica, galoppando come Electrocutionist. «Mercoledì (domani n.d.r.) vengo a Milano per vedere Caldenini e Strezkov. Se incontro il presidente Corradini gli chiedo quanto vuole per affittarmi la gestione degli ippodromi di San Siro...» A qualcuno Franco Polidori può non essere mpatico. Capita a quelli che dicono le cose.
Francamente.

 
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