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Lo Sportsman: Electro & Frankie fino all’impossibile (27.3.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 27/3/2006
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Electro & Frankie fino all’impossibile
Electromondialfrankieeee!
Ovvero Electromondiale, Frankie stravolgente. Mai nella vita avremmo pensato di vivere la fusione in una cosa sola di un cavallo e un fantino portata a tal punto di potenza e classe, da risolvere - di forza il cavallo, di abilità l’uomo - una corsa tatticamente impossibile, e una corsa di nome Dubai World Cup.
L’impossiblle. Questo è ciò che si è compiuto davanti ai nostri occhi ed è, senza retorica, ma per pura realtà, l’impresa di due veri campioni del mondo. Ad una giornalista giapponese che gli chiedeva come fosse stato possibile un simile affiatamento, Lanfranco Dettori ha risposto «Siamo entrambi italiani, per questo Electro ed io andiamo d’accordo». E ci è corso un brivido.
Dopo il sorteggio del tremendo 1 di gabbia, il piano tattico, l’unico attuabile su questa pista in sabbia era: fare partenza (come Utopia nel Mile, come Madjiani nella corsa degli arabi, vincitori con l’1, ma andando in avanti). Allora, diteci:
quanto valeva la quota di Electrocutionist, 100 metri dopo la sgabbiata della World Cup, con Frankie che sbracciava e il baio che, annaspante alla corda, finiva dietro... tutti i migliori rivali, mentre Magna Graduate faceva ritmo con Super Frolic, Wilko e il giapponese Kane Hekili si appostavano, e Brass Hat attendeva, secondo attitudine? Corsa finita, una bella croce sopra. Quanto valeva, ancora, all’ingresso in dirittura, con il “nostro” indietro di... n lunghezze (su sabbia e contro un laureato di grade 1 americano?) impegnato a tentare un recupero semplicemente assurdo da immaginare? Addio al sogno...
No: dopo una settimana vissuta, a occhi sgranati, nel mondo delle fiabe creato dallo Sceicco, in un ippodromo d’atmosfera indescrivibile (per avvicinarsi, in qualche modo, si può pensare a una Goodwood araba, per senso di civiltà e bellezza, e non basta ancora.) il sogno suo - che era anche il nostro, e per questo eravamo qui si è realizzato al di là di ogni attesa: cioé come compimento dell'impossibile. E... lasciamo che a raccontare sia Lanfranco, che ci è caduto letteralmente in braccio, al dissellaqgio, ci ha trascinati in una pazza corsa di trionfo sotto le tribune “folle di tifo e gioia, e, mentre correvaino... non ha pù smesso di raccontare, a spezzoni cui qui damo una continuità «L’incredbile è che ha fatto tutta la retta su una gamba sola. Mi ha cambiato azione solo negli 80 metri conclusivi. Dalla partenza al traguardo ho passato due minuti da non potersi dire: hai in mente i bambini nell’acqua, quando non sanno nuotare e tentano di venir su ma continuano ad andare a fondo? Ecco, mi sentivo così, là dietro. Ho raccolto le idee, ed è questione di frazioni, decidendo prima di tutto di non pressare il cavallo, altrimenti gli avrei reso ancor più dura la vita. Poi, ai 500 circa ho visto un mezzo squarcio di luce, e l’ho portato avantispostando in fuori e lasciando la scia di Kane Hekil, ma sempre con gradualità e schivando le schiene e la sabbia. Poi, la retta d’arrivo: qui il merito va tutto alla grandezza del cavallo, che galoppando su una gamba sola, da soggetto d’erba quale è stato fino a ieri, ha espresso una forza incredibile. Quando mi ha finalmente cambiato l’azone e ha dato ancora un allungo, mi son detto: è pazzesco». Sì, pazzesco: lo stesso aggettivo che una volta, quando Electrocutionist aveva 3 anni e iniziava a dar segni di grandezza, usò Endo Botti. Era il Gran Premio d’italia: «È pazzesco - intuì Endo - perché non è mai finito.., hai la sensazione di non capire dove stia il limite». Ed è per questo che Electro ha vinto una Wold Cup “impossibile”, andando a prendere, metro su metro galoppando su sabbia sul solo anteriore esterno (ma vi rendete conto dello sforzo che comporta?) il Vincitore del Donn Handicap, Brass Hat. È per questo che, cambiando gamba, ha dato un ultimo rabbioso allungo. È per questo che è passato di slancio, chiudendo con una lunghezza e mezza, facile, netta, superiore. È per questo che Electrocutionist, da stasera, è campione del mondo: perché non è mai finito.
Per la realizzazione di una tal impresa occorre che la forza d’un cavallo mondiale trovi espressione nell’intesa con un fantino di classe e sensibilità mondiali (che Paolo Benedetti ci aveva preannunciato in condizione pscofisica di pura grazia). Definito, la vigilia, da un collega storico quale Angelo Cordero Jr. come «il più grande del suo tempo». E come tale apostrofato da Saeed Bin Suroor, che ha fatto arrossire Frankie davanti alla stampa: «Godolphin manda in pista cavalli da gruppo 1, ma lo fa grazie al miglior fantino del mondo».
Accennato alla nuova, grande prova di Brass Hat e alle piazze di Wilko e Kane Hekili, su facile corsa di posizione, mille altre considerazioni si possono avanzare, sul vincitore. Ad esempio, come avvenne a suo tempo con Falbrav, Electro raccoglie a 5 anni, messo sotto pressione da un team che chiede tutto, i frutti dell’allenamento delicato e sensibile di cui ha goduto in gioventù: Valiani è stato per lui ciò che D’Auria fu per Falbrav. L’uno e l’altro hanno consegnato, agli Sceicchi oggi, a Cumani ieri, due anziani freschi di energie. E, ora Bin Suroor e Crisford possono annunciare: «Resta in Europa, guardando alla Breeders’ come finale, passando per la Coronation e le King George». E ancora: Falbrav ieri per Salice, Electro oggi per Franco Polidori e Cristiana Brivio, sono i “segni” d’una civiltà allevatoria, che in Italia trascende le difficoltà di un settore.
Electrocutionist ha risolto l’impossibile con la potenza e quella freddezza agonistica già ammirata a York ma anche perché ha avuto in sella Lanfranco - figlio di Gianfranco - fantino di statura storica, autore qui di uno dei capolavori della sua carriera. Italiano fin nel midollo nel calore e nella simpatia umana (in piena intervista televisiva, ha inondato d’acqua minerale il commentatore di Attheraces...) ha il senso di gratitudine per tutto quanto di grande gli è accaduto nella vita:
«Questo è il mio dodicesimo anno in Dubai. Ho vinto per la mia Italia e per questo Paese e per la sua meravigliosa gente». E noi non dimenticheremo mai quella corsa pazza di gioia fatta, braccia sulle spalle con Lanfranco sotto le tribune, nella quale la gioia della folla di Nad Al Sheba - la gente dei Dubai - e quella di chi ha la fortuna d’esser qui a raccontare, dopo averla vissuta, la realizzazione del sogno, si sono unite nel nome di Electrocutionist e Frankie. Un enorme dubaiano urlava sventolando la sua bandiera, mentre una voce italiana ha gridato: «Avete vinto per tutti noi!». Ci sono corse, e ricordi, che restano per la vita.


 
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