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Lo Sportsman: La Tris chiede qualità (10.3.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 13/3/2006
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SANDRO PARRAVANI ANALIZZA IL MOMENTO DELLA PROVA ABBINATA ALTERNO
La Tris chiede qualità

CLAUDIO FELISARI
Come sta la grande ammalata? Meglio di sei mesi fa, non c’è dubbio, diciamo pure che è in convalescenza, anche se una parte del corpò (leggi il trotto) ha qualche problemino in più rispetto all’altra (il galoppo). li riferimento è, naturalmente, alla Tris, che dopo anni difficili si sta faticosamente risollevando, con l’apporto di un secondo evento (la Tris del caffè) e con l’abbinamento al quarté e al quinté. Eppure, anche se le cose, dal punto di vista della raccolta, non vanno male, c’è la diffusa sensazione (anche al galoppo) che non tutto vada come dovrebbe, che si possa fare di più e di meglio, magari molto di più e molto meglio.
Cosa ne pensano i protagonisti, quelli che materialmente, giorno dopo giorno, contribuiscono alla riuscita dell’evento? Giorni fa abbiamo sentito sull’argomento l’opinione di Claudio Bertolini, presidente dell’Associazione Italiana Fantini. Stavolta siamo in compagnia di Sandro Parravani, che presiede l’altro “ramo” della categQria, l’Unione Italiana Fantini. Un parere particolarmente significativo perché Parravani è un professionista di grande esperienza, apprezzatissimo da tutti i colleghi per la moderazione e l’equilibrio che da sempre Io contraddistinguono.
Come vedi la situazione della Tris? «L’introduzione del secondo evento e l’abbinamento con ti quarté e il quiinté a quanto pare, garantiscono maggiori introiti, e di questo siamo, è ovvio, molto soddisfatti, ma indubbiamente non mancano i problemi, soprattutto per quanto concerne la Tris del caffè».
Cosa non va, in particolare? «In questo momento, le piste dove confezionare la corsa sono troppo poche, i bacini di utenza spesso coincidono, con gli ovvi inconvenienti in termini di partenti».
Cosa si può fare, materialmente? «Basta guardare alla vicina Francia, che ha molto da insegnarci, in materia. Là, il tiercé è di qualità elevata, dunque è in questa direzione che bisogna operare. Per poter contare su campi di maggior spessore, è indispensabile incrementare le dotazioni delle Tris del caffè, attualmente troppo modeste».
Più in generale, quali correttivi tecnici introdurresti? «A mio avviso il vero nodo da scio gliere è quello della routine. La ripetitività uccide l’interesse della gente, banalizza il prodotto. Bisogna fare in modo che la Tris sia sempre un “evento” tutto particolare per la piazza dove si svolge. Come ottenerlo? Le Tris vanno differenziate l’una dall’altra, con un’appropriata rotazione geografica degli ippodromi, del tipo di corse e delle distanze, armonizzando la programma zione di ogni impianto in funzione della Tris.Tanto per fare un esempio, occorre evitare che pochi giorni pri ma o pochi giorni dopo la Tris siano in calendario, sulla stessa pista, handicap di dotazione simile, sulla stessa distanza e per gli stessi ca valli. Per diversificare ancora di più l’offerta, nella seconda parte della stagione, dall’autunno in poi, si può ricorrere alle corse per i 2 anni in misura ancora maggiore di quanto già avviene attualmente».
Sotto il profilo regolamentare, hai qualche proposta? «Nel regolamento attualmente in vigore c’è una norma he non ci trova d’accordo. Ad oggi, un fantino che subisce un appiedamento minimo, magari per ragioni banali - tipo una deviazione o uso eccessivo della frusta - per sessanta giorni è sospeso dal partecipare alle Tris. Non ci sembra giusto, e chiederemo all’Unire di intervenire in merito». Si fa abbastanza per garantire la trasparenza delle Tris? «Non entro in altri ambiti, ma per quanto riguarda i fantini il controllo è valido, da tempo la Tris non dà adito a sospetti».

 
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