La scalata delle donne
MARCO TRENTINI L’8 marzo e ormai consuetudine parlare di donne, di pari opportunità, qualche volta ricordarsi anche della faticosa strada percorsa dalle donne per arrivare a far valere i propri diritti. Negli anni l‘8 marzo è diventato una festa consumistica, un giorno pieno di mimose, di buoni propositi, di cene fra amiche, diventato una delle tante occasioni di marketing proposte al pubblico e probabilmente ha perso quasi tutto lo spirito che aveva portato questa data a diventare una sorta di simbolo dell’emancipazione femminile. Oggi si parlerà al femminile, si penserà al femminile. Per un giorno, purtroppo. L’ippica non è altro che una piccola fetta di mondo e anche in questo settore che vive fra sport e business, l'8 marzo sarà il giorno delle donne. O meglio di quelle poche donne che hanno avuto il coraggio e la capacità di sfondare in un mondo che le ha quasi sempre emarginate. Un mondo che le ha sempre viste nelle vesti di spettatrici, di accompagnatrici, magari di manager, ma mai con un ruolo primario in quella che è la vita delle scuderie. Negli anni molto è cambiato, ma ancora molto deve cambiare. Le poche donne dell’ippica hanno ancora da scalare una montagna prima di diventare qualcuno. Devono imporsi allo scetticismo generale, devono superare battute e barriere ancor peggiori di quelle imposte dalla vita militare. Qualcuna di loro c’è già riuscita e qualcuna è diventata davvero un personaggio. Julie Krone negli Stati Uniti, Helen Johansson in Svezia, ragazze che hanno dimostrato a tutti che anche una donna può diventare un grande nell’ippica. Oggi il ruolo della donna nell’ippica è ancora abbastanza marginale. Anche se nelle scuderie sono sempre più le ragazze che lavorano con i cavalli. E che hanno dimostrato a più riprese di poterlo fare come e probabilmente meglio degli uomini. Groom eccellenti, che hanno insegnato ai loro colleghi maschi un modo di lavorare con il cavallo del tutto diverso. Un modo femminile, fatto di gentilezza, di comprensione, di amore e di amicizia. Storie che negli ultimi anni abbiamo imparato a conoscere grazie a lina, l’inseparabile compagna di Varenne, e di altre ragazze che hanno davvero cambiato il modo di lavorare con i cavalli. Perche ci sono le donne dell’ippica, donne che trottano e galoppano, che gareggiano alla pari con gli uomini. Ma ci sono anche le donne che stanno dietro le quinte, e sono tante, che hanno un ruolo spesso determinante nella vita delle scuderie. Per questo l’8 marzo non deve essere una semplice festa piena di mimose e buoni propositi da dimenticare il giorno dopo. Deve essere una opportunità per guardarsi intorno, per cancellare una volta per tutte i tanti, troppi, pregiudizi che circondano e donne nel nostro settore. Senza retorica, senza proclami, semplicemente accettando quello che le donne possono dare all’ippica, che è molto più di quello che oggi viene accettato. E l’esempio più bello viene dalle ragazze che ci sono già riuscite, che hanno già il loro posto nell’élite. Che sono la dimostrazione che non esiste un’ippica degli uomini e una delle donne. Perché il nostro è uno dei pochi sport che davvero può regalare pari opportunità. A patto di chiudere una volta per tutti con i pregiudizi medioevali, quelli che l'8 marzo vorrebbe cancellare.
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