Banca Dati / Numeri
Banca dati prestazioni
 
Accedi
Nome utente:
Password:
Password dimenticata?
Non ancora registrato?
 
Lo Sportsman: L’ippica graffiante del Tigre (7.3.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 8/3/2006
Letto 840 volte
Dimensioni 8.11 KB
Versione stampabile Segnala ad un amico
 

L’ippica graffiante del Tigre

ENNI0 PASCULLI
Lunedì, ore 12.30: ciao Giancarlo, ti disturbo? «No, figurati, soprattutto se vuoi parlare un po’ di ippica, di quello non mi stanco mai, il cavallo, il trotto sono la mia vita e bisogna fare capire a tutti che l’ippica è il gioco più meraviglioso su cui si può scommettere in Italia».
Giancarlo Baldi, una volta per sempre lo dobbiamo riconoscere, è uno dei personaggi del nostro mondo più facili da intervistare, o con cui chiacchierare: basta una domanda, un accenno, e via, Tamberino parte in quarta, si infervora, tira fuori da una parte l’esperienza di uno che ne ha viste tante, quasi tutte ormai, dall’altra l’entusiasmo di un ragazzino, una roba incredibile dopo oltre 50 anni di presenze sulle piste. A proposito, ma che cosa pensi della regola che impone di smettere di guidare in corsa a chi raggiunge i 70 anni? «Ma non ha senso strilla lui - non è giusto appropriarsi della vita degli altri, decidere al posto di un altro essere umanol»
Ti hanno fatto incavolare... «Non è giusta una norma formulata così. lo capisco che uno debba dimostrare di essere in grado, fisicamente soprattutto, di svolgere questa professione. O forse sono le istituzioni che devono dimostrare che uno non è in grado di andare avanti. Ma superato questo esame o test, non esiste di porre un limite perentorio, punto e basta. Non esiste che io non possa guidare in Francia o in altri Paesi: se avessi il cavallo per vincere l’Amérique, che è il massimo sogno per un drver, non potrei guidarlo. Il cavallo è stata tutta la mia vita: per carità, la famiglia, altri valori che contano, però il trotto è tutto per me e se mi togli quello... lo poi sono ancora efficace in tutto e per tutto...».
Beh, sabato a Bologna l’hai dimostrato ancora: tre vittorie sono un bel segno, davanti al pubblico di casa tua, poi, una bella soddisfazione. «Sì, poi devo dire che credono ancora molto in me. E non erano cavalli favoritissimi, il pubblico sa che può vincere anche bene se gioca me», ridacchia Giancarlo. E noi ricordiamo che all’Arcoveggio come vincenti Ferdinand ha pagato 2,72; Goldie Grif 7,77 e Valiant Chip 19,09, prima vittoria da quando è in Italia: ma era la prima volta che lo guidava il Tigre...
A proposito di pubblico, tu che hai coro dovunque quando ogni ippodromo era stipato, al giorno d’oggi ce n’è ancora? possibile riacquistarlo, come la vedi? «Beh, indubbiamente dobbiamo lavorare
e non poco per farlo tornare sugli ippodromi. Bisogna dare una diversa immagine dell’ippica, far capire che è il gioco più bello del mondo, ma bisogna anche che gli ippodromi siano accoglienti. E poi ci vogliono punti di riferimento validi, più stabili in tutta l’ippica, anche nella nostra professione. Sono valori che bisogna riacquistare a tutti i livelli, a iniziare dai dirigenti: se ci riusciamo, di conseguanza tornerà anche il grande pubblico».
E i proprietari? «È un discorso un po’ analogo, con alcune differenze. È una categoria che è stata abbastanza trascurata, ma che è anche cambiata nel tempo. Non ci sono più, o sono rarissimi, i mecenati di una volta, che tenevano i cavalli per passione e basta. Oggi tutti stanno attenti ai costi, a non metterci troppo: ed è anche giusto che sia così, perché non si può chiedere a nessuno di buttare via i soldi a casaccio. Perciò i proprietari vogliono vincere, o almeno non spendere troppo. Bisogna fare in modo che venga creata una fascia di premi tale da garantire che la maggior parte dei cavalli si mantenga, nelle diverse categorie: con questa premessa i proprietari si trovano ancora, non mancherebbero. E non si devono trascurare anche altri aspetti, come la fiscalizzazione, che sembrano marginali ma finiscono per incidere non poco».
Per vincere bisogna correre le corse giuste... «Certo e qui si arriva alla programmazalone, che è difficile e delicata, ma si devono trovare vie d’uscita. Gli ippodromi dovrebbero fare libretti più mirati, ma non trascurare mai le proposte di qualità». Già che ci siamo, cosa pensi del l’introduzione delle batterie per Giovanardi e Nazìonale, non è che poi i tre anni si trovano spompati troppo presto? «Personalmente sono favorevole alle batterie, sono sempre belle corse, sulle quali si gioca volentieri e poi rendono più conseguenti poi i risultati. Per quanto riguarda la fatica, il discorso è diverso. Quando un cavallo, anche giovane, si trova in pista, se è pronto e ben allenato, non soffre molto a fare due prove invece che una. Più importante, però, sono i tempi di recupero successivi. Lì ci vuole un calendario ben cadenzato e la consapevolezza che non si possono correre tutti i gran premi. Se sono favorevole a corse con i nastri? Sì, ma solo con la partenza alla tedesca...».
Ma se hai corso quarant’anni con la giravolta nell’altro modo... «Vero, ma non si deve restare ancorati al passato, bisogna riconoscere se un sistema funziona meglio di un altro. E questo tipo di partenza è migliore per i cavalli, non li costringe a girare su due piedi, magari senza spazio come succede su qualche pista». Già che stiamo parlando dei tre anni, è vero che sei invidioso di Lorenzo perché lui ha vinto due Derby e tu nessuno? «Ma va, l’invidia è un difetto che non ho, ne avrò altri, non quello. Di Lorenzo, poi, figurati, anzi spero che vinca presto il terzo».
Però è un bel fatto che tu abbia vinto in tutto il mondo, quasi qualunque gran premio e non il Derby. «Mi manca quello e l’Amérique: in Francia non vogliono farmi guidare più, resta un sogno. Quanto al Derby ci sono andato vicinissimo due volte: con Furgman che perse di un pelo da Atmos, anzi ci sarebbe da discuterne... (grande Giancarlo, non si arrende nemmeno a distanza di quasi trent’anni!, n.d.r.); e poi quando Sergio Brighenti fu capace di reinventarsi in quindici giorni Freddy, altrimenti avrei vinto io con Dalla».
Non è che trovi quest’anno il cavallino giusto? «Beh, noi abbiamo alcune buone pedine, con la lettera ‘G’ siamo partiti benissimo già nell’attività a 2 anni, I migliori dovrebbero essere Gruccione Jet, poi Gerus Rob che adesso dovrebbe tornare, e un altro in cui personalmente credo molto è Gc Light. In ogni caso il numero uno dei nostri penso sia Gruccione Jet, l’ho sempre detto».
Che cosa pensi riguardo alle due Tris al giorno? «Secondo me è necessario guardare un po’ di più alla qualità. Invece si cerca di tirare su i soldi e basta, senza occuparsi di altro, senza guardare avanti. La qualità permette di fare sempre belle corse, su cui si scommette volentieri. Non dico tanto, ma almeno una Supertris, con adeguato premio al traguardo, alla settimana si dovrebbe organizzare, magari in Coincidenza con il Quarté o il Quinté».
E come la vedresti? «Beh, ci vuole una bella promozione, in tutte le agenzie e le ricevitorie. Locandine che reclamizzino l’appuntamento. Poi stabilire e far conoscere chiaramente almeno una settimana prima, se non i cavalli, i nomi dei guidatori che correranno. E debbono essere quelli bravi, i migliori. Poi due o tre giorni prima, costruita la corsa, si abbinano i cavalli ai guidatori per sorteggio».
un’idea mica male, ma sei sicuro che i tuoi colleghi ci stanno? Dico quelli che devono guidare e poi danno foriait, o magari quelli che hanno in corsa un cavallo che è in scuderia da loro e vengono richiesti di cederlo a qualche altro driver. «Ma certo, bisogna che ci stiano e secondo me se la cosa fosse organizzata bene, per tempo, si superano i problemi. D’altra parte si deve capire che per trovare soluzioni ai problemi tutti debbono dare un contributo, la disponibilità, a volte fare un passettino indietro. Questo se si vuole il bene dell’ippica e cercare di farla progredire, andare avanti invece che indietro, oppure restare immobile».
Giancarlo, ti piacciono i tuoi soprannomi, Tamberino per esempio? «Sì, chiaro, quello sono io fin da giovane, ci sono affezionato».
E il Tigre? «Sì, mi piace moltissimo. A me piace la velocità, anche in macchina, metto il Tigre nel motore:siccome ho il diesel, ci metto quello blu che si va più forte».
L’altro soprannome, Giancarlissimo (anche se per tanti lui è Giancarlino) non ha bisogno di commenti o spiegazioni. O no?

 
Torna alla categoria | Torna all'indice principale
 www.ctech.it : Computer's Technology Srl © 2013 info@ctech.it 
&