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La Gazzetta dello Sport: Giancarlo Baldi, il maestro (8.3.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 8/3/2006
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Giancarlo Baldi, il maestro
«Il cavallo della vita resta Timothy: neppure Sammy Davis jr riuscì a comprarlo»

— Se c’è un guidatore antico, ma in piena attività, che sa ancora emozionare le tribune dei nostri ippodromi questo è Giancarlo Baldi, classe 1933 e ormai al di là delle 4.500 vittorie. Con lui in pista ogni convegno di corse è diverso, speciale. Ci sono i ricordi, ma anche la qualità, l’energia, la precisione delle scelte tattiche. Niente è mai banale.
Sabato a Bologna, sulla pista di casa, ha completato un triplo, exploit nel trotto d’oggi riservato a pochi. A quelli che non hanno la sua età, a quelli che guidano solo e non allenano, a quelli con tanti cavalli in scuderia.
Giancarlo quale è stata la sua reazione e quella degli altri?
«Arriva un’età nella quale ogni cosa che riesci a fare diventa più importante e un triplo non mi riusciva dal dicembre del 2004. La gente, i proprietari, gli artieri e i colleghi mi hanno stretto. Qualcuno ha detto che all’ippodromo ci va quando mi vede partente. Li ringrazio».
Lei nel 2004 si è battuto affinché la regola degli «under 70» fosse abolita o quantomeno ci fossero delle deroghe.
«Io non avrei più guidato e questo non mi sembrava giusto e neppure leale. Ma il tema era generale. Ci sono driver di 30 anni che sono pericolosi e altri di 70 e passa che hanno il pieno controllo della corsa e dei cavalli. E poi la vita media si è allungata e certe professionalità non vanno disperse al vento».
Lo scorso è stato un anno buono per lei e suo figlio Lorenzo con 118 vittorie su 749 tentativi. Buono soprattutto con i puledri e anche l’attuale si annuncia positivo.
«Sì, abbiamo un lotto di giovani cavalli molto interessante. Spicca Gruccione Jet che ha superato un problema a un ginocchio e ora sta completando la maturazione. Ha grande fisicità. Ma ci sono anche Gerus Rob, Guapposs e Grafin Hbd. Tutti molto buoni».
Spesso si è sentita la sua voce sui problemi dell’ippica. Come vede ora il mondo delle corse?
«Sono meno pessimista di qualche mese orsono e spero sempre che la politica non faccia morire la vitalità di questo settore. Forse penso così perché sono un ‘malato di cavalli’ e senza loro sarebbe tutto molto triste. E poi sto bene come non mai e la salute è tutto».
La tris è un grande nodo.
«Io vado ripetendo che occorre, almeno una volta alla settimana, una vero evento. Una supertris con in campo i migliori guidatori e cavalli di livello. Questa è una strada che si deve da percorrere».
A 72 anni e dopo 53 in pista c’è un cavallo che ricorda più di altri?
«Certo. E’ sempre e comunque Timothy T che mi ha dato grandi gioie e anche il dolore di una morte sfortunatissima per la frattura di un femore. E poi chi dimentica la storia del suo acquisto. Io ne ero innamorato, ma John Simpson rifiutò 800 mila dollari dal cantante Sammy Davis jr. Figuriamoci, se potevo permettermelo io. Poi l’anno dopo, nel 1973, il cavallo aveva problemi di piedi ed era destinato alla razza. Mi riuscì di pagarlo 75 mila dollari tenendo Simpson come socio. Ma io i piedi li guari e in corsa abbiamo fatto di tutto e di più».
Sandro Cepparulo

 
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