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La Gazzetta dello Sport: Il cavallo più caro del mondo (2.3.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 2/3/2006
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Ippica: un’asta record in Florida
Il cavallo più caro del mondo. E’ costato 13,5 milioni di euro

A Miami, in un’asta di purosangue, il team irlandese Coolmore batte quello di Godolphin, gli sceicchi del Dubai, nella corsa all’acquisto di un puledro di due anni, numero 153 del catalogo. Il precedente record risale al 1985: 13,1 milioni di dollari (pari a 11 milioni di euro) per un cavallo che poi in pista si rivelò soltanto discreto.

Il cavallo più caro del mondo
Asta record a Miami: Coolmore paga una cjfra pari a 13,5 milioni di euro
Sconfitto il team Godolphin. Rilanci di 3 mllioni di dollari, L’aggiudicazione a 16 milioni.
— John Magnier è irlandese, ha la testa dura e anche per questo motivo ha fatto tanta strada. Assieme a Michael Tabor possiede Coolmore, uno dei giganti del galoppo mondiale con allevamenti pieni di fattrici e puledri, decine di stalloni fra i più richiesti e cavalli da corsa a centinaia. Sulla barricata opposta c’è Godolphin. E’ l’armata equina dei Maktoum, famiglia regnante del Dubai. Stesso discorso e stessi numeri, più o meno.
Se le danno di santa ragione in pista, con i loro campioni spinti soprattutto dalle braccia di Kieren Fallon (Coolmore) e Lanfranco Dettori. Ma anche fuori. E molto meno sportivamente, attraverso dispetti come l’assenza dei cavalli di Coolmore sulle piste del Dubai o il boicottaggio degli stalloni del team irlandese, proveniente dalla controparte del Golfo Persico.
L’ultima puntata di questa guerra caldissima ieri mattina in Florida. Ne è venuto fuori il nuovo record assoluto mondiale per un’asta di cavalli purosangue, senza distinzione di categoria. Sedici milloni di dollari pari a quasi 13 milioni e mezzo di euro.
Intendiamoci, si sapeva che quel puledro ancora senza nome avrebbe fatto favifie. Tutti ne parlavano a Calder, ippodromo di Miami nonché sede dell’asta per 2 anni anni già in allenamento. Era ll numero 153 del catalogo, presentato dall’Harvey-De Renzo Stable, che lo aveva a sua volta acquistato da yaerling (a 18 mesi) alle Fasing Tipton di Lexington dello scorso anno per 425.000 dollari, col progetto di guadagnare qualcosa, dopo aver tentato di trasformarlo in un quasi cavallo da corsa, presentandolo a calder.
L’attesa era dovuta soprattutto al modo in cui il figlio di Forestry (stallone da 100.000 dollari a prestazione, un quinto del prezzo di papà Storm Cat) aveva risposto agli allenamenti, culminati con uno show in nove secondi e 8 decimi sui 200 metri, una terribile punta di velocità superiore ai 70 orari che lascia presagire un futuro luminoso.
L’anno scorso si fece gran festa per un nuovo record da 5,2 milioni di dollari e anche ieri le previsioni si orientavano verso quel prezzo. Poi è accaduto l’imponderabile, la ragione è stata sostituita dall’ambizione ed è scoppiato il finimondo. Da una parte l’agente ippico Demy O’Byrne per gli irlandesi, dall’altra John Ferguson per Sheikh Mohammed, il boss di Godolphin. Dopo le prime schermaglie i rilanci sono diventati imbarazzanti: tre milioni di dollari ad ogni alzata di dito, fino a quando lo sceicco ha detto basta attraverso il suo portavoce.
John Magnier ha la testa dura. Perché nel 1985 a Keeneland (Kentucky) aveva sborsato parte dei 13,1 milioni di dollari (oggi 11,03 milioni di euro) per il top price di tutti i tempi, rimasto tale fino a ieri. Era in società con Robert Sangster e Stavros Niarchos: i tre decisero di battezzare Seattle Dancer quel cavallo che ripagò solo in minima parte (due vittorie in corse di gruppo) un investimento ai limiti della realtà se si considera l’anno in cui fu effettuato.
Testa appena più morbida meno dura per lo sceicco sconfitto. Nel momento della resa, probabilmente si è ricordato dei 10,1 milioni di dollari spesi nel 1983 per il futuro Snaafi Dancer. Che non scese mai in pista.
Michele Ferrante


 
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