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Lo Sportsman: Ricominciamo da Tris (2.3.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 2/3/2006
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CARO MINISTRO

Ricominciamo da Tris
LUIGI COLOMBO


Caro Ministro, in questi ultimi mesi, quasi sotto silenzio e per molti quasi inconsapevolmente, abbiamo assistito ad una grande rivoluzione del mondo dell’ippica. La corsa Tris, uno dei marchi storici dell’ippica italiana insieme al Totip, è tornata a piacere agli italiani. Dopo anni bui passati lungo un tunnel di mortificazioni e delusioni, costruito con le norme di una gara incredibile che consentì l’assegnazione della raccolta di questa popolare scommessa a tutto danno di chi doveva venderla, finalmente si è riusciti ad uscirne e a rivedere un pò di luce. È bene ricordare che quella sciagurata gara fu espletata nel 1999 e che negli anni a seguire la maggiore percentuale di aggio spettante all'Unire fece dimenticare la pesante mortificazione subita dai ricevitori: aggio ridotto a metà rispetto agli altri prodotti e di conseguenza ripercussioni negative sull’appetibilità del prodotto in un mercato sempre più concorrenziale.
I numeri dicono che prima dell’assegnazione della Tris a Sarabet, il movimento annuale era di circa 750 milioni di euro, con la nuova assegnazione scese a 300 milioni di euro con evidente calo dei proventi a favore dell’Unire al quale venne così a mancare una delle principali e più stabili fonti di autofinanziamento. Quando la situazione sembrava ormai precipitare, tra il 2004 e il 2005 si decise finalmente di fare qualcosa.
Fu chiesto a chi la Tris l’aveva sempre venduta bene, cioè alla rete delle ricevitorie Sisal, di tornare a venderla. Nonostante un solo punto di percentuale in più, l’apporto dell’impegno dato dalla società e dai ricevitori, consentì di bloccare il trend negativo e di invertire la tendenza passando subito dai 300 milioni annui di raccolta ai circa 400/450 milioni.
Con le ultime correzioni normative l’aggio per i ricevitori è stato riportato ai suoi valori originali e finalmente sono state affiancate alla Tris le sue naturali evoluzioni: quarté e quinté. È stata poi consentita la raccolta nella rete delle ricevitorie delle scommesse sul vincente e sull’accoppiata della corsa Tris e l’appuntamento quotidiano con la popolare scommessa è raddoppiato.
Questi interventi, gestiti dall’Unire insieme all ‘ Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato hanno consentito alla raccolta del gioco sulla Tris di compiere un grande balzo: dai circa 10 milioni di euro settimanali dell’ottobre 2005 ai circa 16 milioni di euro settimanali del gennaio 2006.
Una proiezione prudente di questi risultati fa ipotizzare la possibilità di maggiori introiti a favore dell’Unire per circa 40 milioni di euro per l’anno in corso. Non male, signor Ministro, anche se questi successi non sembrano ricevere i cansensi che meriterebbero! Ma Lei certamente è conscio dell’importanza di quanto è successo non solo sotto il profilo dei numeri ma anche sotto il profilo culturale e strutturale.
Per la prima volta si è dimostrato con i numeri che il futuro dell’ippica italiana non passa più e non può solo dipendere da una piccola rete di circa 700 agenzie specializzate che ospitano qualche decina di migliaia di scommettitori giornalieri. Oggi occorre una rete estesa capillarmente su tutto il territorio che consenta al grande pubblico di avere un piccolo contatto quotidiano con la scommessa ippica. E se questo piccolo contatto viene presentato bene da chi lo vende e se, soprattutto, si presenta bene con corse regolari che si svolgono in orario, con cavalli di qualità, con immagini televisive degné dell’evento, allora anche i numeri di oggi potranno essere superati. Il successo della Tris sarà il migliore biglietto da visita per avvicinare un pubblico nuovo agli ippodromi e allo spettacolo delle corse.
Questa è la vera rivoluzione avviata con la “GRANDE TRIS”, una rivoluzione silenziosa non supportata da una campagna di stampa promozionale, non commentata dalle varie “Cassandre” che ora fanno finta di non ricordare. L’ippica, o meglio una sua parte, è stata abituata a considerare da sempre l’Unire come una specie di “bancomat” senza limite di spesa e soprattutto senza rimborso. Sono abitudini dure a morire e talmente diffuse che quando i soldi hanno cominciato a scarseggiare tutti si sono rivoltati contro tutti.
Nell’ultimo periodo abbiamo assistito ad una crescente conflittualità che spesso ha raggiunto l’autolesionismo. Ecco perché si può affermare che il successo della “GRANDE TRIS” e delle nuove scommesse ippiche c’è stato nonostante tutto.
In questi anni l’attuale gestione dell’Ente ha attraversato momenti di grande difficoltà. Grazie a interventi legislativi da Lei fortemente sostenuti si è potuti uscire da una situazione di criticità quasi definitiva. Ora non bisogna interrompere questo processo riformatore e far finta che nulla sia successo.
Il futuro dell’ippica italiana passa per una nuova dimensione della rete di raccolta delle scommesse ippiche, passa per corse di qualità, ippodromi di qualità, una televisione di qualità. Bisogna però mettersi d’accordo sul concetto di qualità, almeno tra coloro che vogliono veramente il bene dell’ippica.
Se le risorse che si renderanno disponibili saranno utilizzate per affermare e realizzare questi principi basilari allora tutti gli sforzi fatti non saranno stati né vani né evanescenti. Con questo spirito di preoccupata speranza possiamo dire, parafrasando un celebre film, che la nostra ippica, le nostre corse, il nostro pubblico
da domani... ricomincia da TRIS.

 
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