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Lo Sportsman: Tris: copiamo l’esempio francese (1.3.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 1/3/2006
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Tris: copiamo l’esempio francese
Lamberto Guzzinati: «Il sorteggio totale nelle prove di trotto alla pari provoca grandi squilibri. Meglio i nastri»

ANDREA NEGRI
Argomento Tris quanto mai sulla bocca di tutti. Ancor più dopo le basse quote di lunedì, 13 euro per la Tris del caffè, 35 per quella serale, davvero poco. Quali le ricette per migliorare la situazione e rendere il terno nazionale più appetibile? Qualche buona idea può venire da Lamberto Guzzinati, esperto dell’argomento non soltanto per il fatto di essere un protagonista in pista, ma anche in qualità di (ex) commentatore dell’evento per Sisal Tv, dove è stato spesso ospite e opinionista.
Lamberto, che cosa pensi delle due Tris giornaliere?
«Credo che in linea di principio non sia una cattiva idea, però ci sono molte cose da cambiare rispetto alla situazione attuale».
Entriamo nello specifico.
«Non è possibile che le corse alla pari, parlando ovviamente di quelle al trotto, siano rovinate dal sorteggio. Ci vuole una perizia tecnica che dia un reale valore ai partecipanti e che renda la corsa il più equilibrata possibile. Non ci si può affidare al caso. Sennò succede come lunedì, quando un cavallo come Floriboy Vita, che sarebbe stato favorito anche col 17, ha pescato il 4 vincendo di una retta e pagando 1.25; senza dire di cavalli che avrebbero scarse chance all’1 e sono costretti ad avviarsi in seconda o terza fila. Un controsenso, con cui abbiamo a che fare, purtroppo, dall’inizio dell’anno».
Cosa pensi della modesta qualità delle cosidette Trls dal caffè?
«Non importa se la qualità è bassa, non si possono fare due corse al giorno con cavalli buoni. Basterebbe l’equilibrio, che di solito sfocia in quote discrete. Se uno vuole maggior qualità, gioca le Tris della sera, alle due del pomeriggio hai una corsa modello matinée, che dà possibilità anche a cavalli modesti di entrare nel giro. Non è invece possibile vedere Tris di 12 partenti, bisogna riportare il numero di partecipanti tra il 16 e il 18, altrimenti è ovvio che le quote siano basse e poco appetibili».
Altri suggerimenti?
«Innanzitutto bisognerebbe copiare quel che accade in Francia, vi sono maestri nel tiercé, quarté e quinté, perché non ammetterlo e cercare di imparare? Le corse francesi di inizio pomeriggio sono sempre interessanti ed equilibrate. E non parlo dei grandi premi, anche le corse normali danno spettacolo. Questo perchè hanno formato un lotto di cavalli buoni ma non eccelsi che partecipa regolarmente a quel tipo di corse. Ecco, anche noi dovremmo creare un lotto di cavalli-Tris ampio ma definito, sul quale un Ufficio Tecnico di alta qualità possa creare corse il più equilibrate possibile».
Meglio le Tris alla pari o quelle con i nastri?
«Senza dubbio quelle con i nastri. Sono più incerte e spettacolari. Si dovrebbero fare più corse con avvio da fermo già per i puledri, in modo da abituarli. Un cavallo deve arrivare alla fine dei tre anni con tanta esperienza di giravolta, in modo che possa entrare a far parte del circuito Tris senza problemi. E una volta fatto questo, si potrebbero fare Tris a resa di metri anche per i 4 anni. Le Tris alla pari troppo spesso sono disequilibrate, in particolare in pista grande. Lo erano quando l’invito era stilato secondo perizia, figuriamoci adesso col sorteggio. Non dovrebbe mai esserci un favorito sotto la pari, se succede vuol dire che la corsa è venuta male».
Cosa pensi delle due novità, il quarté e il quinté?
«A parte il fatto che sono scommesse un po’ costose, in particolare il quinté, credo siano un buon veicolo pubblicitario se la quota risulta elevata. Un paio di quintè hanno pagato oltre 20.000 euro e questa è una buona cosa, che può avvicinare nuovo pubblico al nostro mondo. Se uno capisce che può vincere parecchio, è invogliato a scommettere con maggiore costanza. Ma per pubblicizzare al meglio le nuove scommesse si torna al discorso di prima: le corse devono essere difficili ed equilibrate. Non deve succedere che un quartè paghi 400 euro come l’altra settimana a Torino, vuol dire che c’è qualcosa di sbagliato».
Par di capire che ci sia molto da lavorare...
«Nemmeno troppo secondo me. Se si ricomincerà ad avere corse periziate e non sorteggiate si sarà già a metà dell’opera».

 
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