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Lo Sportsman: Concorrenza molto difficile (23.2.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 23/2/2006
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Concorrenza molto difficile
Il Gran Premo “olimpico” di domenica a Torino è una bella corsa. Una delle belle corse che il trotto italiano oggi può offrire. Ma è anche poco più di un remake di quanto abbiamo visto in più di un’occasione lo scorso anno e probabilmente una sorta di vetrina di quello che vedremo in questa stagione 2006. Una bella corsa e basta. Un evento che sarà tanto ben riuscito per quanto gli uomini sapranno organizzare il contorno, l’accoglienza per il pubblico. Perché quello che c’era da raccogliere per essere schierato in pista è stato raccolto, a partire dal numero uno dell’italia che trotta, ovvero Echò dei Veltri, per tutti noi la stella della corsa.
Da tempo ormai i gruppi 1 italiani fanno fatica a raccogliere adesioni importanti. Da tempo ci siamo abituati a vedere all’opera (e spesso vincere) i vari Pegasus Boko che sono diventati quasi compagni di viaggio. E a considerarli come primi della classe. Torino e il suo gran premio non sfuggono a quella che ormai sembra essere diventata una regola. Con grande impegno e costanza a Vinovo sono riusciti a costruire una corsa bella e avvincente, a portare due novità interessanti come Oder by Fax e Hot Shot Knick per dare un pizzico di sapore in più a una sfida che altrimenti avrebbe dato un’impressione di deja vu.
Il Gran premio di Torino e lo specchio di una realtà che andrebbe analizzata serenamente ma con grande decisione. Lo specchio della capacità che ha oggi l’ippica italiana di produrre spettacoli sportivi che si possano chiamare avvenimenti. Una capacità purtroppo limitata di mettersi in concorrenza con le altre realtà europee per attirare i protagonisti, scontando inoltre una difficoltà enorme nell’integrazione con il mondo esterno.
Non e in caso se un bel gruppetto di possibili candidati al gruppo di Vinovo hanno scelto di correre oggi a Vincennes il Plateau de Gravelle, una corsa che ha una dotazione apparentemente molto inferiore (globalmente 100 contro 165mila, in pratica 50mila, ma praticamente sull’unghia, contro circa 69 ma a tempi molto più lunghi), e che altri scenderanno in pista domenica sui 3000 metri del ricco Union Europeènne. E non è un caso che un gran premio nato per celebrare un avvenimento di portata mondiale come le Olimpiadi invernali abbia faticato terribilmente per inserirsi nel clima di festa che circonda il capoluogo piemontese in questi giorni. Problemi ben conosciuti dagli uomini che gestiscono gli ippodromi delle grandi città, che si trovano spesso a lottare con l’indifferenza delle istituzioni locali verso le esigenze dell’ippica.
Torino domenica presenterà un biglietto da visita importante, una manifestazione che si svolgerà in un ippodromo che per molti aspetti organizzativi e strutturali è all’avanguardia e che negli ultimi anni ha saputo fare diversi passi avanti. Un gran premio che come quelli più tradizionali fra le prove internazionali del calendario (le uniche che contano davvero) rappresenta il vertice dell’attività agonistica italiana. Prove che oggi pero non sono al vertice del trotto europeo. Al momento il rischio è quello di continuare ad accontentarsi, di voler nascondere quello che e invece un fatto da non dimenticare. Perché se è importante che i cavalli italiani corrano all’estero, è ancor più importante che i nostri campioni non siano costretti a emigrare per trovare valorizzazione e gloria. MT

 
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