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Lo Sportsman: Ai confini della realtà (21.2.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 21/2/2006
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Ai confini della realtà.

Lo scontro di Roma entra a far parte di una lista di incidenti tragicomici

“Come ha corso il mio cavallo?’ “Fino a metà retta bene, poi è affogato”. Sembrava una telefonata qualsiasi tra un proprietario e un allenatore. Peccato che il cavallo, allenato da EI Gran Senor, al secolo Horatio Luro, annegò davvero, nel laghetto in mezzo all’ippodromo di Hialeah, dopo aver saltato la siepe mentre era in testa, in una corsa già vinta. EI Gran Senor ricordava questa telefonata come il suo più folle momento professionale.
La storia delle corse è piena di incidenti incredibili, che tolti dalla drammaticità del momento diventano aneddoto. Circa trent’anni fa a San Siro un fantino riuscì nella singolare impresa di cascare da cavallo a 50 metri dal palo, quando aveva almeno quattro lunghezze di vantaggio. Il suo report all’allenatore magari trasformato in una leggenda metropolitana fu: “Volevo dargli una frustata ma l’ho mancato”.
Se il povero Almanzor non ci avesse lasciato la pelle e Terra Romana non fosse in scuderia, gonfia come un pallone dopo il tremendo impatto, potremmo incasellare lo scontro frontale di domenica alle Capannelle nella colonna degli aneddoti incredibili che tutti, dopo decenni di ippodromi, abbiamo piena zeppa.
Il collega anziano Robert Carter, intercettato domenica sera mentre stava... spegnendo la sua macchina da scrivere nell’ufficio dell’international Racing Bureau a Newmarket, ricorda un incidente simile accaduto “quaranta o cinquant’anni fa a Fontwell, una delle poche piste inglesi con il tracciato a Otto”. Un cozzo rimasto nei ricordi, che Robert ha liquidato con un pensiero al futuro: “Basterebbe non correre in ostacoli sulle piste a otto”.
Scavando nei nostri archivi mentali abbiamo almeno una decina di cavalli buttati fuori percorso da qualche disgraziato che vagava scosso. I vecchi ancora raccontano di quadrupedi che si aggiravano come lupi nel Parco di Monza dopo aver scodellato il proprio cavaliere durante il cross che prevedeva crudeltà immensa - il guado del Lambro. E vogliamo parlare di selle perse, di copertini spariti, fruste rubate e poi restituite? C’è addirittura chi narra di cavalli inghiottiti da lago (dorato?) di St. Moritz per un improvviso rialzo di temperatura.
Il Ciccio, mitico (per una volta ci venga concessa la parola) poligrafico, commentava ogni fatto strano con: “Adesso mi manca solo di fumare il sigaro andando sul dirigibile e poi ho visto tutto”. Si, uno scontro frontale non l’avevamo mai vsto ma non per questo ci sentiamo dei privilegiati.
Possiamo ripassare quelle immagini alla moviola - ma nessuno le toglierà mai dalla polvere dei cassetti - per capire cosa diavolo è successo. Come può un cavallo correre contro un gruppo di altri purosangue, senza che nessuno se ne accorga? Sembra quasi di sentire la vecchia barzelletta. “Fermatevi, c’è un pazzo che sta andando contro mano in autostrada”. “Uno, saranno almeno mille”
In realtà di incidenti stupidi, di drammi sfiorati, ne abbiamo piena la testa e le tasche. In America basta che un cavallo si muova un po’ nelle gabbie e i commissari ordinano il ritiro d’autorità. E sufficiiente che trottando verso il punto di partenza “segni” un po’ e la voce di Trevor Denman, speaker di Santa Anita, comunicherà puntuale: “I commissari, sentito l’avviso del veterinario di servizio, dispongono il ritiro del cavallo numero ..."
E' questione di salvaguardia della vita dei fantini, dei cavalli, e anche dei soldi degli scommettitori. Per questo in America si usano i cowboys, che stanno in agguato davanti e dietro le gabbie, pronti a riprendere i cavalli che si sciolgonro o scodellano il fantino. Succede? Altro che, e in talia le fughe in libertà sono molto più frequenti che nel resto del mondo. Come i ritardi. Costano, certo. I cowboys, e anche i ritardi. In America un ippodromo che per quasiasi ragione - non rispetta gli orari e fa saltare la scaletta del simulcasting, viene ritenuto inaffidabile e quindi penalizzato dal mercato (gli scommettitor). Da noi è indirettamente premiato, perché si trova a mandare in onda la fatidica “ultima corsa”, quella del recupero, quella su cui tutti “compulsivamente” tendiamo a forzare la mano, senza concorrenza.
I cavalli non possono parlare. I fantini hanno il diritto di difendere la loro incolumità, che vale più di qualche euro. E a noi scommettitori nessuno può negare la tutela dei nostri soldi, che diventano di carta igienica quando viene autorizzata la partenza di un cavallo che si è fatto due chilometri di galoppo sfrenato senza fantino, di un fantino che ha pestato una craniata nella gabbia, o si lascia effettuare un convegno su una pista non praticabile. O non si ferma una corsa quando un cavallo, come il pazzo della barzelletta, galoppa contromano in autostrada.
Almanzor non c’è più. Terra Romana, forse, non farà più la cavalla da corsa e - in ogni caso - porterà sempre il sovraccarico mentale dell’incidente. Per fortuna Dirk Fuhrmann tra due gorni sarà di nuovo in sella. Alla fine il conto può sembrare nemmeno troppo salato a chi considera il “soldo” come unico valore. FR

 
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