Odoardo Baldi, non è mai finita
A 85 anni il driver che allenò i cavalli di Lucky Luciano vince ancora: «E’ la mia vita»
— Odoardo Baldi lo scorso anno lo si era visto in pista, ovvero regolarmente partente, non più di 809 volte e ci si chiedeva se il grande fuoco della passione dei suoi 67 anni di carriera (sì, avete letto bene) si stesse pian piano spegnendo, come il ciclo della vita suggeriva. Ma sabato Odoardo Baldi ha voluto concedersi un regalo speciale per i suoi 85 anni compiuti la domenica precedente: una vittoria a Tordivalle, la sua pista, una vittoria alla grande con Bodrero che lui ha allevato, allena ed è figlio di Larry Ve, l’ultimo suo cavallo davvero importante. Un successo per distacco come nelle stagioni di Saint Claire, di Olivari, di Agaunar, come se il tempo gli fosse scivolato addosso innnocuo, quasi ammansito. Non vinceva dal 26 aprile 2004, sempre a Roma, quando con Erba era andato a coprire un vuoto di quasi 10 mesi, visto che il precedente successo risaliva al 29 giugno 2003. Sempre con Bodrero. Così passano travolgenti gli anni, ma lui con i capelli grigi pettinati all’indietro come un gaucho, la schiena dritta dritta e quell’antica nobiltà di modi e di linguaggio resta l’Odoardo di sempre e la pista gli dà ragione. Odoardo, cosa è per lei una vittoria a 85 anni? «Un’emozione molto forte. Anche se queste, in fondo, sono corsette. Mi dà la forza di continuare. Di continuare a pensare che ho ragione a restare in pista, a provarci ancora contro i ragazzini». Ma 85 anni non sono troppi per guidare? «Non lo so. Mi chiedo soltanto se sono a posto, adeguato a essere un professionista vero. Dopo, se la risposta che mi do è affermativa, dico che senza cavalli e senza corse non saprei che fare. Morirei». Lavora ancora per avere un cavallo importante, magari da gran premio? «Nella mia testa il progetto esiste sempre. Si fa questo mestiere per creare qualcosa che vada forte e gli anni non ti portano via questa speranza. Poi c’è la realtà. Io ho 10 cavalli da corsa all’Olgiata e solo 3 fattrici delle 20 che avevo. Odoardo Baldi è rimasto lo stesso. Sono i tempi a essere cambiati». Quanto e come è mutato il trotto rispetto ai suoi anni d’oro? «Troppi cavalli, troppi guidatori e pochi veri proprietari. Basta guardare gli iscritti a una corsa e vedere che si arriva a 2.480 per comprendere come tutto si sia dilatato a dismisura. Un giorno, anni fa, il dott. Mei, direttore di Villa Olori, mi chiamò e mi disse “guardì qua, 100 cavalli: sono troppi”. E pensare che si correva 4 volte la settimana». Alla fine degli Anni Cinquanta ebbe fra i suoi proprietari Lucky Luciano. Che ne pensa di quell’uomo che fu un famoso boss di «Cosa nostra» e di quel periodo? «Una sera vedendomi correre e vincere tre corse a Napoli mi affidò alcuni cavalli. Fu un rapporto professionale molto corretto, con una persona squisita. Quanto aveva fatto negli Stati Uniti non lo conosco e perciò non ho mai giudicato». Quattro figli di cui due maschi e solo uno ha fatto per un breve periodo il driver. «Sì, Gabrio. Ma non ha avuto la passione di proseguire e non gli faccio una colpa». Il cavallo che più ricorda e il più grande rimapianto? «Agaunar. Una cavalla straordinaria per classe e continuità. Per il resto potevo diventare il driver di Mangelli: Vincenzo Antonellini venne a offrirmi un contratto e io dopo 8 giornidi ripensamento dissidi no. Che errore! E magari anche quello di vendere alla Lazio il terreno di Formelo, dove avevo il centro di allenamento». Sandro Cepparulo
«Senza il trotto lui morirebbe» La signora Felicina è moglie di Odoardo e anche la sorella di Giancarlo Baldi. I cavalli, il trotto, le piste fanno parte della sua vita da sempre. E ha 80 anni. Di quanto sta ancora nelle mani antiche del marito è felice. «Lui senza trotto non esiste. Lo vedo con i miei occhi e me lo ripete sempre. L’ho portato a fare tutti gli esami richiesti per ottenere anche quest’anno la licenza di guida. Tutto perfetto, non un valore fuori posto, non un test superato con affanno. Verrà anche il momento di lasciare, ma non è ancora questo». Sospira. «E poi i cavalli sono uno dei grandi fascini della vita. Ti cercano, ti corrono incontro, chiedono come fanno i bambini. Ovviamente alla loro maniera. Basta capire. E io, dopo una vita, credo di riuscire a farlo». Allora anche per la signora Felicina Odoardo non deve smettere? «La sua vita è questa. Privarlo sarebbe molto triste». |