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La Gazzetta dello Sport: Botti, la terza generazione (15.2.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 15/2/2006
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Botti, la terza generazione
Oggi Marco all’esordio da allenatore in Inghilterra: «Bello e difficile»

Avanti dopo nonno Edmondo, lo zio Giuseppe e il padre Alduino
L’apprendistato da Luca Cumani, Eddy Dunlop e Godolphin

— L’ippodromo è Lingfield, città del Surrey a 35km dal centro di Londra, l’ora le 15.50 italiane, la corsa la 3 del programma della pista in polytrack più veloce d’Europa, il cavallo la 3 anni Amygdala di proprietà della Dioscuri srl, la distanza i 1400 metri.
Inizia così, con il 29enne Marco a sellare il suo primo «partente» ufficiale, la terza generazione dei Botti, gli allenatori che hanno fatto e stanno facendo la storia del nostro galoppo. E per dimostrarlo basterebbe un numero: i 31 scudetti di categoria conquistati dal 1973 allo scorso anno, stagione in cui hanno stabilito con 274 centri 11 record assoluti di successi per un trainer italiano con oltre 3 milioni di euro vinti.
LE ORIGINI - Ma per comprendere davvero il percorso famigliare occorre addentrarsi negli anni. Iniziò Edmondo nel 1950 con una «bottega» sostenuta dalla passione e dalla cultura raffinata per il cavallo. Edmondo morì nel 1969, passando il gusto del mestiere ai figli Giuseppe, classe 1946 ed exjockey di ostacoli, e Alduino, allora 21enne e sul finire di una carriera da fantino tanto splendida e sfolgorante quando breve: 5 soli anni, poi i probiemi di peso a decretarne la fine. Da quel 1969 i Botti, Giuseppe e Alduino, diventarono un’entità unica e non per nulla la loro bandiera porta il nome di Dioscuri, i fratelli per eccellenza. E di questa società intensa, tessuta e solidale ne è traccia solida un dato: dal 1973 solo 2 volte, nel 2001 e 2002, non sono stati al vertice delle classifiche annuali.

IL TESTIMONE - Fra i 2 figli di Giuseppe (Edmondo e Alessandro) e gli altrettanti di Alduino (Stefano e Marco) è stato quest’ultimo a raccogliere per primo il testimone di un lavoro appassionato. Fantino dal 1992 al 1997 con 380 vittorie e un successo in listed (il Criterium Varesino 1997), Marco ha lasciato la sella per quello che è storicamente il probiema dei Botti: il peso. «Abbandonare— dice lui—mi costò moltissimo, tanto che anche ora se dovessi proprio scegliere fra rimpegno di fantino e quello di allenatore non ci penserei un attimo e sceglierei il primo. Purtroppo era diventata una vita impossibile sia sul piano fisico sia su quello psicologico».
SCESO DI SELLA - Così, sceso di sella, Marco Botti iniziò ad affiancare il padre e lo zio, ma guardando anche avanti: all’Inghilterra. Un traguardo a cui approdò nel gennaio del 2002 da Luca Cumani a Newmarket quando alla Bedford House c’era il totem Falbrav. Due stagioni e poi il compito di secondo trainer presso Eddy Dunlop, il figlio del mitico John. E a completare questa marcia di avvicinamento all’autonomia una stagione da Godolphin, la scuderia di Dettori, come «caporale» con 20 cavalli in affidamento e fra questi la vincitrice delle Oaks dello scorso anno Punctilious. Sei mesi in Inghilterra e gli altri in Dubai.
L’AVVENTURA SOLITARIA - A quel punto — dopo 3 corsi di 5 giorni e una sorta di interrogatorio al Jockey Club nel gennaio scorso — Marco Botti è stato pronto alla patente di trainer e all’avventura solitaria, quella che dà il reale spessore tecnico e umano. Venticinque cavalli alla Safron House Stable di Newmarket, una scuderia divisa a metà fra lui e Charlie McBride. «E’ un primo traguardo, ma lo reputo molto importante. Comincia l’esame vero, ma già arrivarci è stato impegnativo e formativo. Un percorso che io ritengo importante. Certo ora bisogna dimostrare quanto si vale davvero nei giorni buoni e in quelli di tempesta quando tutto ti pare grigio».
1200 STERLINE - Dei 25 cavalli (16 puledri e 9 «anziani» di 3 e 4 anni) in allenamento 23 sono fatalmente italiani (Rencati, Siba, Effevi e Dioscuri le scuderie) e 2 soltanto di proprietari inglesi. Per ognuno di loro Marco Botti chiede 1.200 sterline al mese, circa 1.300 euro e assai meno delle 1.650 di Luca Cumani. «Ma lui è affermatoe io inizio appena ora. A Lingfield sarebbe bello piazzarsi».
Sandro Cepparulo

 
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