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La Gazzetta dello Sport: Garcia dentro il sogno (8.1.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 8/2/2006
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Garcia dentro il sogno
Con il cavallo più vecchio (18 anni) è il primo azzurro a vincere in World Cup
«A Bordeaux è stato più bello di sempre e Albin è il compagno che tutti vorrebbero»
— Juan Carlos Garcia ce l’ha davvero fatta.
Diciotto anni fa ad arrivare in Italia dalla Francia (dove da ragazzo, figlio di un allevatore di cavalli da corrida, era emigrato dalla Colombia a fare il lad a Lione) per montare i cavalli della Comunità di S. Patrignano, oltre tre stagioni fa a diventare italiano a tutti gli effetti e ad entrare così in nazionale, nel 2004 a chiarire che era lui il miglior azzurro (malgrado una partecipazione olimpica in tono minore) per punte di rendimento e continuità di progetto, conun6°posto (diventato poi 5° per il doping di un rivale) nella finale di World Cup a Milano-Assago.
Poi tutto è diventato quasi facile, sempre in sella a quel prodigio della natura chiamato Albin III che con i suoi 18 anni è il più vecchio cavallo del grande circuito dell’equitazione, ma va in campo gara con la forza e la tenacia di un atleta lucido ed entusiasta. Un fighter attempato solo in apparenza che rende tutto elementare anche se, figlio di una trottatrice, non è un portento nelle fasi in cui si deve galoppare.
Facile. Forse. Il fatto è che Juan Carlos Garcia è finito 6° individuale nell’Europeo dell’anno scorso a S. Patrignano e 4° a squadre, prestazione che eguaglia la migliore azzurra di sempre in una manifestazione continentale. Il fatto è che Juan Carlos Garcia ha centrato, primo azzurro, la «gara grossa» del grande concorso di Calgary sempre l’anno passato. Il fatto è che sabato Juan Carlos Garcia è diventato il primo atleta del salto azzurro italiano avincere una tappa di World Cup.
E’ avvenuto a Bordeaux nel 9° dei 12 turni (dopo la cancellazione di Amsterdam e Parigi-Bercy) di qualificazione alla finale esotica di Kuala Lampur, in Malesia. Entrato come sesto per il decisivo barrage a 9 (dopo un giro base che aveva mandato a casa gente come il numero uno del ranking Ehning, Frùhmann, i due Whitaker, Beerbaum e Fuchs) Juan Carlos ha messo subito un paletto dal quale non sono passati i suoi avversari.
E ora con la sua voce dolente solo all’apparenza spiega: «Come è stato? Bello, più bello di sempre. Essere il primo azzurro a vincere in 28 anni di World Cup è una sensazione intensa. E poi il percorso era molto complesso e in campo c’erano tutti i grandi cavalieri del salto ostacoli. Quelli che ora posso guardare senza alcun timore, sicuro di poter competere con loro».
Juan Carlos Garcia ce l’ha fatta e ora si sente bene. «Lavoro al Gese di S. Lazzaro di Savena, in provincia di Bologna, con 10 cavalli in allenamento e mi piace tanto. Certo che Albin è un’altra cosa e aver incontrato lui 4 anni orsono mi ha cambiato la vita. Qualche mese fapensavo di metterlo in pensione fra un po’, ma ora credo che dovrà essere lui a dirmi quando è ora di smettere. Finché sarà competitivo nelle grandi gare resterà in allenamento. Non voglio vederlo scendere mestamente di livello e dover frequentare le categorie più basse. Ma quando entriamo in campo mi suggerisce che è sempre lo stesso, forte e affidabile. Il compagno che tutti vorrebbero».
Ormai qualificato per la finale, pur avendo partecipato asolo4tappe (2° a Verona, 6° a Ginevra, non in barrage a Stoccarda le altre prestazioni), Juan Carlos da domani a Vigo, in Spagna, per la 10°  tappa di World Cup ma, probabilmente, con Albin non impegnato nel gran premio. «Non voglio chiedergli troppo. Ho un cavallo giovane come Toronto. Sarei tentato di provare con lui».
Sandro Cepparulo

 
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