Banca Dati / Numeri
Banca dati prestazioni
 
Accedi
Nome utente:
Password:
Password dimenticata?
Non ancora registrato?
 
Lo Sportsman: Capannelle porte aperte (8.2.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 8/2/2006
Letto 945 volte
Dimensioni 5.65 KB
Versione stampabile Segnala ad un amico
 

Capannelle porte aperte

L’ippodromo romano va incontro alla città e vuole avvicinare gli stranieri

MARCO VIZZARDELLI
L’ippodromo è il luogo delle corse dei cavalli. Ma le corse (finanziate dalle scommesse come mezzo atto ad uno scopo), in quanto mani festazione di vita, cioé cultura, non possono stare staccate dalla vita; l’ippodromo è il luogo delle corse, ma oggi ha da essere di più.
Quando, fra ippici ci si dice, nei quotidiani racconti di viaggio, che a Capannelle si viene e si va con il sorriso sulle labbra, si riconosce che, fra le difficoltà del “momento” ippico e sociale, questo ippodromo, con Enzo Mei presidente, Elio Pau tasso direttore, e lo staff riesce a tenere, come ago della bussola, quel nostro capoverso iniziale. Con prospettive d’ulteriore slancio. «Le prospettive ora ci sono attacca Enzo Mei - . La sentenza definitiva del Consiglio di Stato, in base alla quale il Comune di Roma consegna in affitto (sei anni più sei, ampliabili fino a diciotto) l’ippodromo ad Hippo-Group, consente di awiare quel vasto piano di rinnovamento, strutturale e “di vita”, il cui primo passo è stato la realizzazione del tracciato all weather. L’incompiutezza del rapporto con il Comune, aveva indebolito la “visibilità” dell’impianto. L’accordo ci permette di vedere - Comune e Capannelle - cosa fare insieme».
Che equivale a studiare come riportare la città all’ippodromo, e viceversa. Alle Capannelle si sta bene, ma, al momento, lo sappiamo soprattutto noi addetti ai avori, li problema-ippodromi, luoghi bellissimi ma cattedrali nel deserto, scucite dal tessuto locale, è vissuto in Italia, come è stato vissuto in Francia dove la politica promozionale di France-Galop “sugli ippodromi” comincia a sollevare la situazione. «Quando presentammo la nostra offerta - ricorda Enzo Mei - allegammo un piano di investimenti. Qui mi limito a parlare della “filosofia” che ci guida. Due indirizzi vanno di pari passo: cultura del cavallo, e legame fra ippodromo e una città culturalmente ricca».
Cosa significa “cultura del cavallo”? «Significa che dobbiamo avere a cuore il contatto fra l’ippica e il mondo del cavallo in senso lato, protagonista di un “boom” nel qua le le corse sono rimaste poco coinvolte. Ho accolto come un segno il
successo di Marco Valerio De Sanctis nell’Argenton: Marco è espressione della passione per il cavallo a tutto tondo. importante sviluppare questa connessone: ecco i pony, i giovanissimi all’ippodromo, un legame riallacciato con l’equitazione. In questo rientra il discorso sulle corse ad ostacoli. Sono favorevole ad una ristrutturazione dei programmi ma contrario ad un loro svilimento o cancellazione. Andremmo contro noi stessi e contro l’indirizzo che ho indicato. Gli ostacoli rappresentano quello che de- finirei un costo promozionale».
A proposito del ciclo ostacolistico invernale ma anche di quello in piano, si è fatto cenno alla necessità di ritrovare la connotazione internazionale delle principali corse... «Questo vale per gli ostacoli quanto per il piano. La ripetizione per più annate d’un Derby autarchico quale quello del 2005 sarebbe una sciagura. E qui c’è da sciogliere il nodo del puntuale pagamento dei premi. Il ritardo è un lusso che un’ippica inserita in un contesto europeo non deve più permettersi, pena la de cadenza delle nostre grandi corse. La soluzione va trovata, e in tempi brevi. Quella che io intravedo e suggerisco richiede un atteggiamento imprenditoriale da parte d’un ippodromo “principale”: io, società di corse “acquisto”, mediante le mie capacità promozionali, il tuo premio, e mi impegno a pagano a te, proprietario, entro un mese dalla corsa. L’Ente rimborserà me. Nel l’immediato sarà un costo, ma con un formidabile ritorno d’immagine e prestigio. Poi si può studiare un’ altra forma promozionale, quale il rimborso-spese d viaggio ai non piazzati delle classiche».
Legame fra Capannelle e città: siamo agli inizi... «Siamo awiati. Occorre, nel rispetto dell’attività principale, concepire l’ippodromo come luogo aperto, 365 giorni l’anno e ad orario allargato. Le Capannelle hanno iniziato a configurarsi come tale: abbiamo ospitato i circoli cittadini e trasmissioni tv, ma andremo oltre. A Roma nasce un festival del cinema ad alto livello: ci siamo mossi, con pubblicazioni di stampo ippico-cinematografico e le Capannelle possono proporsi come una delle sedi. L’ottimo rapporto con il
Coni ci consente d’esser sede di grandi manifestazioni sportive».
Non c’è il rischio di perdere l’identità del luogo? «No, siamo e restiamo un ippodromo. Un’altra idea cui darò corso è una revisione dell’onoma stica delle corse. Ci sono nomi che non vanno toccati. Tutti sanno che il Donatello è quella corsa per debuttanti, e sarebbe un errore cambiare il nome, si tratta di storiche identificazioni. Ma ci sono mille nomi di premi che... nessuno sa più cosa indichino e a cosa servano. Se invece leghiamo la corsa, nel nome, ad una realtà cittadina - coinvolgendola - forse corriamo il... piacevole rischio di andare incontro alla città, promuovendo l’ippodromo. Per il quale ci sono un progetto e una firma, Guzzini, cui fanno capo sia la ristrutturazione delle aree dedicate ai bambini, sia il museo del cavallo che allestiremo nelle vecchie tribune reali. Un progetto che parte da un’idea (il nostro capoverso iniziale n.d.r.) per sostenere la quale guardiamo anche al futuro, finanziando un corso post-universitanio a carattere ippico per un laureato d’eccellenza. Perché siamo e intendiamo restare un ippodromo. Ma un ippodromo vivo: non una cattedrale nel deserto...».

 
Torna alla categoria | Torna all'indice principale
 www.ctech.it : Computer's Technology Srl © 2013 info@ctech.it 
&