NEGLI USA LA USANO PER TRANQUILLIZZARE L’ANIMALE E CONDURLO MEGLIO Il doping del cavallo: la vodka
Gli americani nell’ippica, soprattutto nel trotto, sono sempre stati all’avanguardia. Sono un pochino più permissivi nel doping, nel senso che negli States è consentito in alcuni casi l’uso di sostanze proibite in Europa come, ad esempio, gli anti emorragici. Al tempo stesso, però, sono assai più severi se viene accertata la frode. Multe molto salate, lunghe squalifiche e, persino, radiazioni sono all’ordine del giorno. LOTTA DURA Anche la lotta al doping, quindi, è un businnes o, comunque, un’attività che assorbe molti fondi. Una lotta sempre impari dal momento che la ricerca di un farmaco vietato avviene sempre dopo che ne è stata appurata l’esistenza. Questa volta, però, non è un farmaco a mettere a dura prova il servizio antidoping statunitense, bensì un prodotto molto più comune: la vodka. VODKA COME CALMANTE Secondo quanto riportato in alcuni rapporti veterinari, infatti, sembra che siano sempre di più i cavalli da corsa a quali viene iniettata in vena della vodka, sostanza che avrebbe il potere di tranquillizzarli e di renderli più governabili in corsa. Per questo l’organismo che regola il controllo antidoping, ovvero il «Racing medication and testing consortium», ha autorizzato i laboratori a sviluppare un test antidoping che possa scoprire eventuali pratiche fuori legge. Negli anni scorsi, l’Rmtc ha fatto importanti passi avanti nella ricerca antidoping, in particolare nei test capaci di scoprire il trattamento dei cavalli con Epo o a base di steroidi anabolizzanti. Secondo gli ispettori dell’Rmtc, l’uso della vodka come tranquillante», però, starebbe prendendo piede abbastanza velocemente. Gli uomini di scuderia la inietterebbero in vena circa 4 ore prima della corsa e la sostanza verrebbe metabolizzata in tempi molto ristretti, pertanto diventa poi difficile da scoprire senza controlli specifici. Solo ed esclusivamente vodka, però, o al massimo alcol di cereali. Non si otterrebbe, infatti, lo stesso risultato usando, ad esempio, del whisky. A proporre questa tesi è stato il direttore dell’Rmtc, Scot Waterman. «L’alcool deve essere puro il più possibile. Secondo gli studi fatti la dose standard che viene iniettata è di circa 60 millilitri, circa 12 cucchiai. Si sta mettendo a punto un apposito test e la sostanza verrà inserita fra quelle proibite di classe 2 o 3». SQUALIFICHE Quindi, non si tratta di doping duro, in ogni caso, ciò significa che non appena i test saranno pronti inizieranno i controlli e se un cavallo venisse trovato «positivo alla vodka» rischierebbe la squalifica con perdita dell’eventuale premio vinto durante la corsa con l’obbligo di superare poi un controllo prima di venire riammesso all’attività agonistica. Per l’allenatore la sospensione varia da 15 a 60 giorni e la multa da 500 a 1.000 dollari. IN ITALIA Il divieto di trattare i cavalli con terapia «tranquillante» in Italia è in entrato in vigore già da alcuni anni e non ha mancato di creare problemi a qualche allenatore. Numerosi sono stati i trottatori o i purosangue troppo ardenti in corsa la cui carriera è stata compromessa da questo divieto. Anche gli uffici antidoping nazionali, quindi, farebbero bene a tenere in evidenza la situazione americana, ma se si può dare un consiglio, visto il gusto italiano, oltre alla vodka si potrebbe tentare con il Sangiovese o il Barbera. Non si sa mai. Luigi Migliaccio
|