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Lo Sportsman: Spazi a misura di pubblico (17.1.06)  
Autore: unagt
Pubblicato: 17/1/2006
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LA STRUTtURA DEL MEDITERRANEO PROPONE UN NUOVO MODO DI REALIZZARE IMPIANTI IPPICI
Spazi a misura di pubblico

Il giorno dopo inaugurazione della nuova tribuna di Siracusa è tempo di guardare avanti, alle prospettive per l’ippodromo siciliano, ma anche e soprattutto a quello che può significare l’innovazione per tutto il sistema ippico. E il termine innovazione è da tenere ben presente, dato che la struttura del Mediterraneo esce da ogni schema visto finora e si presenta come un modo diverso di proporre un impianto ippico per il pubblico. Un nuovo concetto di tribuna, non più legato a schemi consolidati, con le consuete aree interne dedicate al gioco o qualche volta al classico ristorante e quelle esterne con gli spalti sovradimensionati. Il Mediterraneo è stato costruito con una finalità diversa, con il primo obiettivo di fornire accoglienza al pubblico, spostando il gioco a un gradino successivo e non più come prima attrattiva. «Al giorno d’oggi la gente pretende ambianti accoglienti dove passare una giornata. Per questo la tribuna è costruita con i bar e i ristoranti come punto centrale. Da questi bar e ristoranti si vedono le corse e si può naturalmente giocare» spiega Concetto Mazzarella, che ha voluto ribaltare le consuetudini architettoniche con le quali erano stati costruiti in passato tutti gli impianti italiani. «li mondo e le esigenze del pubblico sono cambiati. E per questo bisogna adattarsi. Bisogna coccolare lo spettatore, offrire dei punti di ritrovo dove passare il tempo fra le varie corse, offrire alle donne la possibilità di passare una giornata piacevole. In questi anni ho capito che se la gente non trova un ambiente piacevole e confortevole viene una volta, forse due, in occasione dei grandi avvenimenti. Ma poi non ritorna. Lo vedo anche a Napoli, l’altro ippodromo che gestisco: il giorno del Lotteria è uno spettacolo, gli altri no».
Due ippodromi bivalenti. Siracusa con una forte vocazione per il galoppo e una pista di trotto, Napoli probabilmente il contrario. «Ad Agnano il galoppo è soffocato dal trotto, per numeri e passione. Ci sono pochi cavalli e pochi proprietari, questa è la situazione. A Siracusa invece il galoppo è una realtà e intorno a questo ippodromo stanno crescendo in maniera importante i proprietari e gli allevamenti. Certo lavorare qui è molto più facile rispetto a Napoli o alle altre grandi città, dove la concorrenza nel settore dell’intrattenimento è decisamente superiore e dove gli spostamenti del pubblico sono sempre problematici a causa del traffico».
Siracusa rilancia e torna a prendere forma il primo progetto, quello che aveva accompagnato la nascita dell’impianto dieci anni fa. «Credo che con un ulteriore salto di qualità nella struttura di allenamento e nelle pista, grazie alla pista dritta d 1600 metri, si possa creare un meeting nei mesi di dicembre, gennaio e in parte febbraio quando gli impianti faro, ovvero San Siro e Capannelle, sono chiusi. Siracusa può offrire agli allenatori l’opportunità di far svernare i cavalli grazie a un clima molto mite. E così ci sarebbe l’opportunità di creare corse più interessanti. Per il resto dell’anno, invece, bisogna offrire ai proprietari siciliani un’occasione di correre, tenendo un livello qualitativo adatto al materiale locale».
Il Mediterraneo può essere un’occasione. Per tutti. Perché può essere anche di sprone a tutte le altre Società, almeno a quelle che credono ancora in questo settore e che pensano di investire per migliorare. La tribuna di Siracusa è un buon esempio da seguire, anche riguardo ai forti legami con le istituzioni locali che ne hanno appoggiato e sostenuto la costruzione. Ci sono realtà, come Varese, Cesena, Montegiorgio che da tempo hanno puntato sull’aspetto dell’ospitalità, c’è una Capannelle che sta realizzando un progetto tecnico importante, c’è in fase di costruzione il nuovo impianto di Follonica. Certo serve coraggio per investire, ma in un momento in cui il costo del denaro è basso si può pensare a mutui a lungo termine per costruire strutture, a sinergie con il territorio per creare strutture che siano polifunzionali e utili a tutta la comunità anche quando non ci sono le corse. Il punto di partenza è cancellare vecchi schemi e pensare a un ippodromo non come a uno stadio/scommettificio. Il punto d’arrivo è smettere di parlare di progetti e di necessità e, se ci si crede davvero, pianificare gli investimenti e realizzare. E per questo l’esempio di Siracusa può essere una lezione.

MT

 
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