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La Gazzetta dello Sport: Analisi - dopo il progetto 2006 dell'Ente ippico (20.12.05)  
Autore: unagt
Pubblicato: 20/12/2005
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ANALISI - Dopo il progetto 2006 dell’ente ippico
Il leader dei guidatori «Questa Unire sbaglia e ci toglie la dignità»

— Enrico Dall’Olio, 49 anni da Lugo di Ravenna, è il leader dell’Unagt dallo scorso anno. Circa 700 i driver che aderiscono al gruppo di guidatori scissosi stagioni fa dall’Anagt ritenuta troppo morbida, quasi friabile, di fronte al potere, anche se ora delegazioni locali Anagt come Lazio e Campania firmano comunicati congiunti con l’Unagt.
Parla poco. Quando lo fa dice cose che pesano. Senza barricate, senza enfasi, senza capricci. Sente forte l’appartenenza a uno sport che ha dato i campioni ma soprattutto, storicamente, dà e ha dato da vivere a milioni di famiglie. Sente forte l’orgoglio del lavoro con i cavalli dall’alba alla notte fonda.
Mercoledì l’unire ha disegnato il magro 2006 che attende il mondo dei cavalli. Fragilità che si aggiunge a fragilità: quella dal 2001 a oggi. Ed Enrico Dall’olio a quell’analisi, a quel progetto — sempre più stretto come il cappotto che nelle famiglie numerose passa di figlio in figlio — ha pensato molto.
"Io umanamente rispetto tutti. Però ci sono limiti oltre i quali è doveroso porsi domande importanti. L’ippica, gestita così, va a picco. Tutto è nato da crediti mai versati al mondo dei cavalli dai gestori delle scommesse: 131 milioni di euro per i minimi garantiti sono stati abbuonati, 150 per le quote di prelievo abbuonati, 55 per il canone tv delle corse abbuonati. Fanno 341 milioni di euro. Che ne dite? Io che solo i delegati alla raccolta del gioco hanno avuto vantaggi. Intanto in un anno l’unire è passata da 82 a 105 milioni di spese ordinarie per la sua gestione. Tutto nero su bianco. Da bilancio".
Sospira. «C’è stata una enorme cambiale che nessuno ha onorato. Allora si è pensato di farla pagare ai proprietari, ai guidatori, agli allenatori, ai fantini, agli uomini di scuderia. All’ippica da campo, quella che fale corse, si alza al mattino alle 5 con il gelo nello stomaco e si mette a lavorare, a girare l’Italia in cerca di una corsa e torna a casa spesso con niente mano e le spese da pagare>.
Si ferma, deglutisce e poi riprende: «L’attuale unire pensa al montepremi come fattore residuale. Insomma gli avanzi, un tempo, e non parlo di anni luce orso- no, con la legge Mangeffi era il capitolo fondamentale. Oggi no. E’ un elastico sempre più tirato e destinato a rompersi. Taglia, taglia, taglia si è arrivati persino a parlare di spremere le indennità tris".
Ma non è solo sui conti che Enrico Dall’Olio argomenta. «E’ stato detto che si deve puntare sulle grandi scuderie: basta con i proprietari da 3 o 4 cavalli. Ma come? Storicamente la forza dell’ippica sono stati loro, quelli che per passione non hanno lesinato ogni tipo di sacrificio e hanno dato fiato allo spettacolo. E’ un’eresia. E se cacceranno fuori i piccoli proprietari crolleranno anche le poche grandi scuderie il cui mercato, alimentato dai piccoli, inaridirà».
Su un tema Enrico Dall’Olio vuole chiudere. «L’arroganza per l’Unire è una bandiera. Questo fa male dentro a chi lavora, gli toglie la dignità, lo mette in un angolo, lo fa sentire piccolo e insignificante. Ma chi giorno dopo giorno ha fatto sul campo la storia di uno sport non è mai insignificante. Se ci avessero chiamato a un confronto serio e articolato supportato da un progetto vero sul rilancio dell’ippica tutti avremmo accettato i sacrifici. Anzi ne saremmo stati partecipi e orgogliosi. Non abbiamo mai visto nulla. Peccato".
s.c.

 
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