Alemanno e Panzironi illusionisti come Masini.
Comitato di crisi L’intervista del ministro Alemanno sullo Sportsman 18.3.2005 è l’esempio lampante di come il ministro, il segretario Panzironi con la complicità (forzata o meno) del presidente Matarrese hanno gestito l’ippica e intendono continuare a farlo. Questa è la traduzione dal politichese, dell’intervista di Alemanno.
1. La colpa è degli altri. Prima di tutto di quelli che non sono compiacenti, ma protestano; la colpa è la loro, perché “pensano di riacquistare un ruolo”. Non è dell’UNIRE, né dello sfascio tecnico e amministrativo, finanziario, programmatorio.
2. L’Unire è buona. Tanto che si è abbassata a dialogare con le associazioni. Quanto alle società di corse, la colpa dello sfascio è la loro, perché negli ultimi dieci anni non hanno fatto nulla
3. Il montepremi dovrà calare del 9%. Per qualsiasi differenza si dovrà provvedere (ma come, se nel bilancio, come riconosciuto pubblicamente anche dai vertici UNIRE, la diminuzione è del 12,73%; e del solo montepremi ordinario del 18% ?)
4. Vi è un piano strategico dell’UNIRE: diminuire gli ippodromi (tanti diventeranno delle “vetrine”), ridurre il numero dei cavalli, sviluppare le scommesse ippiche secondo programmi da fare. Insomma: per il momento eliminiamo cavalli e ippodromi, poi si vedrà.
5. I 35 milioni di euro promessi non sono materialmente entrati nelle Casse dell’UNIRE. Sono nel bilancio 2004, perchè stanziati, ma non sono mai arrivati, infatti sono riportati nel bilancio come crediti da riscuotere per il 2005. Speriamo che non siano virtuali come i soldi offerti per i minimi garantiti e mai arivati perché scontati e fatti pagare alle categorie con la diminuzione del montepremi. Come ha fatto allora il Panzironi a dire in data 11.9.2004, che i soldi erano arrivati ? Se l’è proprio inventato, e ha detto una balla pubblica.
6. I nuovi giochi saranno fatti. Prima o poi. Ancora dobbiamo decidere quali. Ma state tranquilli.
7. I tecnici nell’UNIRE mancano, è vero. Ma prima o poi li assumeremo. Non a breve termine, ma li assumeremo. Intanto, assumiamo i nostri amministrativi che certificano i bilanci nel modo che tutti sappiamo.
8. La colpa è dei cavalli. Le corse debbono essere diminuite e i cavalli mandati al macello.Sono salve e incrementate le matinee perché servono per fare cassa. Bella selezione. (Ma l’UNIRE sa che cosa è una corsa di cavalli?)
9. La colpa è degli altri, di quelli che ci hanno preceduto. In soli 4 anni come potevamo considerare aspetti come la qualità del prodotto, le tradizioni sul territorio, le esigenze del pubblico? Forse che per l’UNIRE il tempo medio per capire qualcosa deve superare i 10 anni?
10. La colpa è degli ippodromi e di quelli di prima. Gli ippodromi devono essere imprenditori.
11. Non saranno chiusi tutti gli ippodromi. Saranno “differenziati”. Alcuni resteranno “locali”. Quindi, non verranno chiusi, solo che lì non verranno più fatte corse. Serviranno per la promozione (quale, quella dei comizi elettorali?). Cultura, pubblico? Non sono numeri e vanno tagliati.
12. Non è il valore del montepremi a garantire il valore internazionale di una corsa. Provate a chiederlo a un qualsiasi proprietario italiano, europeo o americano, che non considera i soldi virtuali come le agenzie o i vertici UNIRE.
Non è stata fatta alcuna domanda sull’affidabilità del bilancio 2005, né sul passaggio dei lavori ippici al settore agricolo. Domande alle quali Panzironi, prima del Ministro, non avrebbe saputo fornire alcuna risposta.Anzi, per il passaggio al settore agricolo le risposte sono state tante, e tutte si segno contrario una rispetto all’altra: quando si è trattato di scongiurare lo sciopero del galoppo, Panzironi ha garantito che il passaggio al settore agricolo era cosa fatta. Quando si è trattato di fare i conti con le organizzazioni sindacali dei lavoratori, il Ministro ha fatto marcia indietro, ammettendo peraltro che il progetto esiste, ed è stato pensato dalle “alte sfere” senza neppure sentire né le organizzazioni dei lavoratori, né tano meno gli operatori del comitato di crisi (che mai avrebbero acconsentito a prendere in considerazione un progetto senza la preventiva consultazione ed adesione delle parti sociali interessate; e che mai acconsentiranno ad un baratto fra disciplina collettiva dei lavoratori – attraverso il transito all’agricoltura - e montepremi, per di più senza l’assenso delle organizzazioni sindacali).
Comitato di crisi
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