
Unire: ridurre il montepremi, una ricetta che non funziona
Data 12/9/2004 21:19:33 | Argomento:
| Le Categorie ippiche rendono noto il piano programmatico 2004-2007 anticipato dal Segretario Generale Unire, Franco Panzironi, alla stampa specializzata. A poco più di due mesi dall’assunzione dell’impegno scritto del Ministro Alemanno e della stessa Unire circa l’”invarianza” del calendario e del montepremi, dunque, si ribalta tutto, e si trova la chiave per la risoluzione di tutti i problemi dell’ippica: ridurre il montepremi. E’ difficile negare che una seria politica per l’ippica debba avviarsi verso la qualificazione imprenditoriale non solo delle Società di corse, ma anche dalle Categorie ippiche; l’afflato unitario delle categorie, poi, deve coniugarsi con la politica dell’Unire, collettore delle varie istanze da canalizzare verso una ippica rinnovata con un denominatore comune minimo: un progetto di afflusso del pubblico negli ippodromi, di miglioramento delle strutture e dei servizi, della trasparenza, della regolarità, della prevenzione e della sicurezza, del rigore nell’applicazione dei regolamenti e della esaltazione dello spettacolo delle corse, dell’aumento dei posti di lavoro e delle occasioni di lavoro con l’eliminazione del lavoro nero, in termini di gestione del segnale Tv: ciò porta nuova passione, nuova cultura, nuovi proprietari, oltre alla conseguenza dell’aumento delle scommesse. L’Unire però sta seguendo, e a passi da gigante, un percorso diametralmente opposto. Le sue linee programmatiche, sconfessando addirittura quegli indirizzi che lo stesso Ministro Alemanno aveva sollecitato, sono esplicitate nella delibera 1.4.2004 n. 9, avente ad oggetto ”linee guida di sviluppo strategico dell’Unire per gli anni 2004-2007”, nella quale si legge, a pag. 17, al cap. 4.1 (rubricato le linee guida strategiche per l’anno 2004 , sotto il titolo Eccellenze operative): “…studio ed analisi per l’individuazione di nuovi criteri per la programmazione delle corse, per la definizione del calendario e lo stanziamento a premi che permettano il raggiungimento di un equilibrato rapporto tra costi e proventi delle scommesse e di un’efficiente funzionalità tecnica (es: … riduzione del montepremi …)”. A poco più di due mesi dall’assunzione dell’impegno scritto del Ministro Alemanno e della stessa Unire circa l’”invarianza” del calendario e del montepremi, dunque, si ribalta tutto, e si trova la chiave per la risoluzione di tutti i problemi dell’ippica: ridurre il montepremi, anche se ne è riconosciuta la centralità ai fini del conseguimento degli obiettivi di qualità e di selezione per il settore. E a cominciare dal 2004. Ed è il colmo che il Segretario Generale meni vanto in una intervista rilasciata alla stampa specializzata, della sua impresa volta al perseguimento delle linee che costituiscono il programma strategico nel periodo 2004-2007. Ciò vuol dire forse che già per l’anno in corso, ad onta delle assicurazioni scritte del Ministro e sopra le spalle degli operatori ippici, l’invarianza del montepremi rispetto al 2003 va a farsi benedire? La proditoria e clandestina nuova ricetta dell’Unire, non è una cura per l’ippica, ma una vera e propria intossicante prescrizione. Ridurre il montepremi non è certo un sistema idoneo per qualificare il prodotto “corsa”, per ricondurre il pubblico negli ippodromi, per creare un vero spettacolo ippico, una nuova serie di appassionati ed investitori, ed alla fine un maggior numero di scommettitori. E’ il classico principio dei vasi comunicanti: se c’è spettacolo, c’è pubblico; se c’è pubblico, aumentano gli appassionati; se aumentano gli appassionati, aumentano i proprietari, i guidatori, i fantini, gli scommettitori. E’ sul piano dell’innalzamento della qualità media del prodotto, che occorre muoversi, e quindi incidere sull’allevamento, sull’allenamento, sulle strutture, alla stregua di progetti fondati su criteri meritocratici. Il programma dell’Unire per il triennio 2004-2007 è esente da considerazioni di tal genere, e, come si è accennato, va in direzione opposta senza alcuna strategia di fondo. Non si comprende perché, ad esempio, a proprietari, allenatori, guidatori, fantini, Società di corse sia riservata esclusivamente la riduzione del montepremi, mentre agli allevatori sono incentivate forme di finanziamento e sovvenzionamento; per i centri di allenamento, si prevedono uscite per l’importo praticamente inutile di 1 milione di euro (sufficiente sì e no per realizzare 150 boxes), mentre per gli ippodromi sono previsti tagli indiscriminati per quasi 6 milioni di euro, senza alcuna connessione con criteri meritocratici. In realtà l’interesse degli operatori ippici e degli investitori passa anche e soprattutto attraverso un’elevazione dei premi minimi e una qualificazione dei parametri di entrata e uscita di ogni corsa, così elevando la qualità media dei cavalli, mentre la creazione di “eventi”, per altri versi fondamentale anch’essa, costituisce un veicolo di promozione del prodotto. E per questo, se è necessario investire in allevamento è indispensabile investire anche in finanziamenti ai centri di allenamento, agli ippodromi, con criteri meritocratici e selettivi elaborati all’esito di studi approfonditi, derivati da un confronto con una realtà internazionale, non confinati nell’angusto ambito di un Ente disarmonico, privo di competenze tecniche specifiche. Ancora, la qualità dello spettacolo ippico deve essere adeguatamente pubblicizzata; avere sciupato uno strumento capillare e decisivo quale quello del segnale televisivo (avendo abdicato a favore delle concessionarie delegate alla raccolta delle scommesse), costituisce una vera iattura e fonte di gravissime responsabilità. Fra l’altro, qualità dello spettacolo ippico è anche regolarità del prodotto: chi investe, e chi scommette, pretende una corsa su una pista buona, con giudici competenti, con strutture ottimali, con organizzazione funzionale e, soprattutto, con la garanzia del rispetto dei regolamenti. Trasparenza vuol dire anche rigore nell’applicazione della disciplina regolamentare anche in materia di doping; e cosa dire del problema doping, quando prima e seconda analisi vengono effettuate ancora nello stesso laboratorio e dalla stessa Società? Quando un allenatore rischia di essere sanzionato per colpe di cui è estraneo, per quel mancato rispetto delle Regole (scritte) che l’attuale Unire sembra sistematicamente ignorare? Ancora, regolarità e trasparenza dello spettacolo ippico significa predisposizione di un calendario che non sia “clientelare” (come ha candidamente affermato lo stesso Segretario Generale in una intervista alla stampa specializzata), ma conforme agli interessi dell’ippica.
MA l’UNIRE HA RISOLTO TUTTO: ABBASSA IL MONTEPREMI
L’applicazione del principio divide et impera, ammesso che non sia d’altri tempi, è scoperto: il tentativo di mettere una categoria contro l’altra, attraverso un bilanciamento di attribuzioni e sovvenzioni prive di criteri programmatici, paradossalmente ha finito per unire gli operatori ippici. Anziché programmare di togliere il pane a migliaia di lavoratori del settore attraverso una formulazione di linee programmatiche prive di senso, l’Unire, visto che fa anche parte del Comitato dei Giochi, ha il dovere di proporre e attuare nuove scommesse e di farle accettare nella nuova rete di raccolta delle ricevitorie che saranno sempre di più il canale distributivo per eccellenza dei giochi e dal quale, sembra, che le scommesse ippiche siano escluse. Società di Corse e Categorie ribadiscono per l’ennesima volta la necessità improcrastinabile di conoscere immediatamente l’importo del montepremi per il 2005 e di iniziare senza indugi un confronto per definire le opportune strategie di un piano programmatico per il rilancio dell’ippica, in linea con quanto chiesto dallo stesso Ministro Alemanno.
AGRI: Il Presidente Ludovica Albertoni FEDERIPPDROMI: Il Presidente Guido Melzi D’Eril FEDERTROTTO: Il Presidente Mario Mattii UNAGT: Il Presidente Alessandro Menghetti UPT: Il Presidente Vincenzo Mauro URTUMA: Il Vice Presidente Patrizia Romanelli U.A.P.G.: Il Presidente Roberto Tibileti
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