Un articolo di Corrado Zunino su la Repubblica.it apre nuovi scenari.

E’ una pioggia di sospetti ed elementi quella che si sta abbattendo sul rogo di Vigone che la notte di Natale ha causato la morte di 20 cavalli. Del caso si sta occupando anche la Repubblica.it, che nel servizio (clicca qui) di oggi (venerdì) ha ricostruito il percorso degli inquirenti. Parlando di un passato che torna come un’ombra a gelare l’ippica, di attentati incendiari, di “un viado trovato morto dopo aver segnalato uno dei tanti incendi appiccati”, di clan malavitosi, di balordi, di “Al Caponi del pagliaio” dalle maniere forti e a cui non piaceva perdere nemmeno un euro. Spuntare quote di favore, farsi restituire denaro puntato su un cavallo non arrivato o per pareggiare il prezzo di un cavallo venduto sottocosto era prassi. Altrimenti erano botte da orbi e minacce sotto gli occhi di tutti. E adesso secondo il giornalista Corrado Zunino si sarebbe scoperto che due dei cavalli allenati da Ove Kristoffersson erano appartenuti ai “pugliesi di Milano” e passati, grazie ad un’asta a prezzo di svendita, a un nuovo proprietario. Cavalli che poi hanno iniziato a correre, vincere e a valorizzarsi sempre di più. E qualcuno potrebbe aver chiesto il conto. Questa sarebbe la nuova pista degli investigatori. Che ha un senso, se si considera la violenza del gesto inedita “alle latitudini dell’ippica”. Dall’Unire nessun segnale, un’assoluta mancanza di considerazione per una tragedia di queste proporzioni che ha minato alle radici la credibilità dell’ippica italiana. Dagli uomini del nuovo corso ci aspettavamo la volontà di procedere nella direzione opposta rispetto a un passato che aveva cancellato i valori del mondo del cavallo. Cavalli con falsa identità, dalla doppia nazionalità, combine, scarse condizioni igieniche degli ippodromi, scarsa sorveglianza, clientelismi sono casi ancora (se non più di prima) frequenti e, spesso, irrisolti se non legalizzati. G.R.
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